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domenica 29 ottobre 2023

RICORDO ANCORA QUELLA CAREZZA 

Lorenza era una pazza, ma di quelle vere. Sui cinquant'anni, trasandata e scarmigliata, soffriva gravemente di schizofrenia, malattia mentale terribile con deliri e allucinazioni.

Tra i sintomi ne aveva uno piuttosto frequente in chi ha questa malattia: soffriva di ACATISIA, era incapace cioè di stare ferma. Vagava tutto il giorno per i corridoi della comunità di Milano dove lavoravo quando avevo trentanni, imprecando e con occhi spiritati.

Quando la sera bisognava metterla a letto era sempre una tragedia, si metteva a gridare e rifiutava di mettersi il pigiama o la vestaglia.

Se ero in turno allora organizzavo una sorta di psicodramma: entravo in camera con piglio da vendicatore, prendevo il pigiama e gridavo: "Tu, pigiama cattivo, pieno di spiriti malvagi devi andare via! Non meriti di stare qua! Via!".

Aprivo la finestra e lo buttavo platealmente sul balcone. Poi richiudevo, mi voltavo e dicevo "E adesso tirate fuori il pigiama bello!". Aò, funzionava, Lorenza si metteva tranquilla il nuovo pigiama e andava a letto.

E il giorno dopo ricominciata a girare per i corridoi sparando fiumi di parolacce a voce alta. Oramai era quasi un sottofondo, nessuno ci faceva più caso.

Un giorno stavo scrivendo una relazione e lei si avvicinò alle mie spalle. Mi accarezzò la mano e disse in tono dolce "Tartaro ma tu mi vuoi bene?"

Io rimasi a bocca aperta, non l'avevo mai sentita usare quel tono. È proprio vero che i malati a volte ti stupiscono

"Ma sì Lorenza che ti voglio bene."
"Posso sedermi sulle tue ginocchia?"
"Certo, vieni
. "

Lei si sedette, chiuse gli occhi e mi abbracciò in silenzio. È un po' difficile scrivere una ŕelazione con una donna come Lorenza sulle ginocchia, ma si fa quel che si può.

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