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sabato 27 novembre 2021

 UN RISTORANTE PARTICOLARE

Nel 2012 ho compiuto il viaggio che sognavo sin da ragazzo, in estate presi il treno da Mosca a Pechino, la famosa Transiberiana. Un viaggio entusiasmante: attraversare l’Asia, continente sconosciuto e vastissimo.
Io ero già per la mia malattia in sedia a rotelle ma stavo ovviamente meglio di adesso. Ogni tanto durante il viaggio facevamo delle (consigliatissime) soste e decidemmo così di fermarci qualche giorno a Ulan Bator, capitale della Mongolia. La città è bruttina ma sta sta crescendo ad ad un ritmo pazzesco, tra i primi nel mondo, è un formicaio in espansione. Chissà cosa è diventata oggi.
L’ultima sera io e i due ragazzi che mi accompagnano (mio figlio e mio nipote, ho pagato loro il viaggio, si porteranno dentro immagini per tutta la vita) decidiamo di andare a mangiare al più rinomato ristorante di Ulan Bator, il “Marco Polo" Il nome mi doveva mettere sull'avviso ma sulle guide ne parlano tutti bene
.Il taxista che ci porta lì è un abusivo mezzo delinquente che usa sempre gli abbaglianti in città, con la guida a destra, ce ne sono molte di macchine così, e che si mette dietro le ambulanze. Il vostro affezionatissimo ha pregato tutto il viaggio. Il traffico a Ulan Bator è pazzesco, mai visto ingorghi simili, urge progettare una metropolitana.
Lo spericolato ci porta comunque al ristorante, di cui si leggono solo le lettere "..RCO PO..", quasi una bestemmia. Scopriamo che… che fanno cucina italiana al 100%! Solo piatti italiani. Oddio, a Ulan Bator? Nel menù ad ogni piatto si accompagna anche una fotografia. Speriamo in bene. Il posto è pure pieno di italiani da cui ci teniamo lontani, in fondo se siamo in Asia è perché NON vogliamo incontrare altri italiani.
Il mondo è piccino però, penso al tavolo, le tue radici te le porti sempre dietro. Anche le cameriere mongole vedendo le nostre facce da occidentali parlottano qualche parola in italiano. Ve lo giuro. Pizza? No grazie, mi lancio e ordino spaghetti "ajo e ojo" e una bruschetta. Rischioooo. Avrò l'alito di un elefante ma intanto mi disinfetto dentro, tanto per dare un senso alla giornata.
"Com'erano?" Beh, per essere in piena Asia pensavo peggio. La fama che ha il ristorante è meritata, però mi chiedo perché in Mongolia è tanto diffusa questa esterofilia di mangiare straniero. E’ molto difficile assaggiare cibi tipici locali. Eppure qualcosa hanno. Mah, che peccato.
All’uscita del ristorante c’è una piccola scalinata e dovrò fare qualche gradino con la sedia a rotelle. Mentre siamo lì che pensiamo come risolvere il problema, arrivano quattro mongoli che capiscono e afferrano con naturalezza e allegria la mia sedia a rotelle. Unica volta in vita mia che sono stato in portantina. “Vaiàch-là!” (cioè grazie, l’unica parola che so in mongolo). Sono commosso, ovunque si trovano uomini pieni di “compassione”, come viene chiamata da quelle parti la carità cristiana. Qualcosa di profondo ci unisce tutti.
Ed è vero, in portantina si viene sballottati ma è divertente. E poi immagino che gli umani a differenza dei cavalli, parlano tra loro e subito capiscono cosa devono fare. Sono insomma molto più versatili. Non mi stupisce che le autorità le preferissero ai cavalli.
Concludendo, se vi capita di passare per caso da Ulan Bator (ahahahahah che spiritoso) andate pure a mangiare al Marco Polo. Una serie di esperienze uniche!


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