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lunedì 8 novembre 2021

 COME TI SENTI QUANDO VARCHI LA SOGLIA DI UN OSPEDALE?

Sono ahimè un malatino e per la mia malattia faccio avanti e indrè dagli ospedali. Capisco bene la domanda. Ogni anno ci passo almeno un mese per controlli e terapie varie. Quest'anno ci sono stato, causa disavventure varie, due mesi. So cosa mi aspettava.
Che dire, siamo diventati una grande famiglia. Io e gli infermieri dopo tanti anni ci salutiamo subito per nome, i dottori mi riconoscono, anche con gli addetti alle pulizie c'è un bel rapporto. Ci aggiorniamo sulle famiglie, sulla salute, sulla vita. E poi il ricovero inizia.
"Questo è il tuo letto, tra un po' veniamo a sistemarti le tue cose. Lì c'è il campanello, se hai bisogno di qualcosa chiama."
Io mi sdraio sul letto e rifletto. Rieccomi qua, questa è la mia vita. C'è chi le vacanze le passa alle Maldive, alle Bahamas, in giro per il mondo, io ormai mi sono abituato a passarle qui dentro. Accudito e nella bambagia, a mangiare pollo lesso e frutta cotta ma protetto e sicuro. Finalmente non soffrirò più.
Nei giorni precedenti, mentre preparavo la valigia per il ricovero, mi sentivo sollevato con lo spirito. Da tempo ho rinunciato ad essere normale, non faccio più nemmeno finta. Se questa è la vita che mi è stata destinata, cerchiamo di viverla al meglio.
Niente piagnistei, niente depressioni come ho visto in tanti miei compagni di stanza che si lasciavano andare. "E' peggio se pensi a chi sta fuori di qua".
Quest'anno, causa paranoie Covid, l'isolamento era ancora più accentuato, tutti con guanti, camici e mascherine. "Sembrate tutti uguali". Se il cimitero, come diceva Totò, è la livella dei morti, l'ospedale è la livella dei vivi.
Ma prima o poi dall'ospedale si esce. Mi hanno rimesso a nuovo. Finalmente la settimana scorsa ho rimesso la testa nel mondo, fuori dalla bambagia. Cosa mi accadrà?


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