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lunedì 7 ottobre 2019

LA SPESA FINTA
Da ragazzino, a parte i soliti giochi dell’età (calcio, biglie, figurine etc), ce n’era uno che ci divertiva assai. Non potevamo farlo molto spesso, per motivi che capirete poi, ma quando accadeva era un vero spasso. Chiedo già scusa adesso a chi si irriterà, contate che eravamo ragazzotti di 12 anni dell’hinterland milanese. “E che vuol dire?” Periferia, ma quella mooolto periferica.

Si chiamava LA SPESA FINTA e consisteva in questo: ogni tanto facevamo finta di essere ricconi in visita al supermercato dell'Esselunga in Piazza Ovidio. Prendevamo un carrello grande e giravamo baldanzosi per i corridoi.

Il nostro obiettivo era semplice, riempire il carrello con gli articoli più costosi che c’erano: frutta esotica, primizie, salmone, vini pregiati, liquori, profumi, surgelati costosissimi, torte speciali, chillo che costa e ‘cchiù inzomma.

Vagavamo per i corridoi, stipando il carrello con i prodotti più bizzarri e dispendiosi, sotto gli occhi stupiti e scandalizzati delle massaie. Come tocco finale, i nostri dialoghi erano molto snob e caratterizzati dalla erre moscia francese, come parlavano i ricchi dei film.
“Gustavo per favove, pvendimi dello Champagne ma quello buono mi vaccomando.”
“Sicuvamente, l’ultimo sapeva di tappo.”
“Vevo. Che voba dozzinale si tvova in questo posto.”
“E’ tutta mevda qui! Meglio se pvendiamo un Bvandy.”
“Ma che sia il migliove!”

Quando il carrello era strapieno di ogni bendidio, dopo vari frizzi e lazzi, lo si abbandonava da qualche parte e si usciva senza comprare nulla.
Non rubavamo e non facevamo nulla di male, a parte i sacramenti (mi viene in mente ora) di chi doveva rimettere tutto a posto.
Era un gioco innocente, solo una illusione, ma per qualche tempo funzionava, ci sentivamo veramente ricchi. E se non fai queste cose da ragazzino quando le fai?

(Oggi quando incontro un vecchio amico del quartiere e capita un momento difficile… per superarlo basta guardarsi negli occhi e dire “Ma che sia il migliove!” e giù a ridere come scemi).

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