LA LINGUA DEL FORLANINI
Che lingua si parlava al Quartiere Forlanini? Per tanti anni avrei risposto “italiano, no?”.
Ma succedeva che quando andavo fuori dal Quartiere, per esempio d’estate in colonia, e aprivo bocca si mettevano a ridere. “Come parli milanese! Sembri Renato Pozzetto! Parli come Boldi!” e tutti a scimmiottarmi dicendo “E la madonna!” e piacevolezze varie.
Mi resi presto conto che parlavo con un marcato accento milanese (di cui non mi accorgevo), che alcune parole le dovevo “tradurre” e che bene o male tutti in Quartiere parlavano così.
Come ho scritto altrove il Forlanini è stato negli anni ‘70 e ‘80 un grande “melting pot”, un pentolone che ha mescolato ragazzi e ragazze di tutta Italia. Il minestrone che ne è uscito fuori era per la lingua tipicamente lombardo.
Parole in dialetto meneghino si usavano senza problemi. Forse non più milanese stretto ma certo non ancora italiano. E quando torno in quartiere e lo sento, sta emergendo un lato profondo della mia persona. E’ la lingua dell’infanzia, quella che ho appreso per prima.
Nessun linguaggio per me è così intimo e personale. Non solo l’amore: spesso quando voglio esprimere una volgarità o sono inkzato scatta in automatico.
E se mi rivolgo ad un bambino piccolo, senza accorgermi, tante volte ho notato gli parlo affettuoso così. E’ proprio il primo linguaggio.
Io per esempio quando parlo uso quasi sempre l’italiano. A volte mi sforzo di esprimermi pure in altre lingue, come sono colto. Ma se ti parlo in dialetto…vuol dire che ti sto aprendo il cuore. Te capì?
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