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giovedì 24 ottobre 2019

LA LINGUA DEL FORLANINI
Che lingua si parlava al Quartiere Forlanini? Per tanti anni avrei risposto “italiano, no?”.
Ma succedeva che quando andavo fuori dal Quartiere, per esempio d’estate in colonia, e aprivo bocca si mettevano a ridere. “Come parli milanese! Sembri Renato Pozzetto! Parli come Boldi!” e tutti a scimmiottarmi dicendo “E la madonna!” e piacevolezze varie.
Mi resi presto conto che parlavo con un marcato accento milanese (di cui non mi accorgevo), che alcune parole le dovevo “tradurre” e che bene o male tutti in Quartiere parlavano così.
Come ho scritto altrove il Forlanini è stato negli anni ‘70 e ‘80 un grande “melting pot”, un pentolone che ha mescolato ragazzi e ragazze di tutta Italia. Il minestrone che ne è uscito fuori era per la lingua tipicamente lombardo.
Parole in dialetto meneghino si usavano senza problemi. Forse non più milanese stretto ma certo non ancora italiano. E quando torno in quartiere e lo sento, sta emergendo un lato profondo della mia persona. E’ la lingua dell’infanzia, quella che ho appreso per prima.
Nessun linguaggio per me è così intimo e personale. Non solo l’amore: spesso quando voglio esprimere una volgarità o sono inkzato scatta in automatico.
E se mi rivolgo ad un bambino piccolo, senza accorgermi, tante volte ho notato gli parlo affettuoso così. E’ proprio il primo linguaggio.
Io per esempio quando parlo uso quasi sempre l’italiano. A volte mi sforzo di esprimermi pure in altre lingue, come sono colto. Ma se ti parlo in dialetto…vuol dire che ti sto aprendo il cuore. Te capì?


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