L’ALBA DI CRAXI
Gli anni ‘70
furono dal punto di vista politico molto turbolenti e poco simpatici,
“anni di piombo” che trovarono il culmine con il sequestro di
Aldo Moro. Discorso ampio, ne parliamo altrove.
Limitiamoci a dire
che il Quartiere Forlanini, di stampo familiare ma pur sempre
proletario, fu per fortuna sfiorato dagli eventi che invece
vicinissimo esplosero (in via Monte Nevoso a Lambrate trovarono il
famoso covo BR). Non ricordo da noi episodi simili, anche se si
vedevano spesso riconoscibili poliziotti in borghese perlustrare la
zona.
Chi sa potrebbe
parlare ma, anche se dopo più di 40anni c’è prescrizione, le
bocche resteranno cucite. Forse.
Comunque in quegli
anni un partito crebbe impetuoso, il Partito Socialista guidato dallo
spregiudicato Bettino Craxi. E Milano era il feudo di Craxi, tant’è
che a sindaco ci aveva messo il cognato Pillitteri.
Ho partecipato a
poche riunioni del Consiglio di Zona presso l’Anagrafe di Viale
Ungheria, ma ricordo bene che i socialisti spadroneggiavano. A
cavallo tra i ‘70 e gli ‘80 in zona se volevi iniziare qualcosa
dovevi passare da loro.
E già si mormorava
che non potevi farlo gratis. Ricordo che per essere solo ascoltato,
un consigliere mi disse chiaro che dovevo prendere la tessera del
partito. La cosa mi piaceva poco (non si fanno questi discorsi ad un
20enne idealista) e me ne andai.
Insomma, in pochi
anni il PSI di Craxi dilapidò anni di lotte operaie e resistenza ai
fascisti. E che dolore per mio nonno, vecchio socialista partigiano
amico di bicicletta di Pietro Nenni, vedere il suo partito ridursi
così.
Poi nel 1992 arrivò
Mani Pulite e una classe politica venne spazzata via.
(nella foto giovani
ragazzi del Forla nella tana del lupo)
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