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martedì 22 ottobre 2019


L’ALBA DI CRAXI

Gli anni ‘70 furono dal punto di vista politico molto turbolenti e poco simpatici, “anni di piombo” che trovarono il culmine con il sequestro di Aldo Moro. Discorso ampio, ne parliamo altrove.

Limitiamoci a dire che il Quartiere Forlanini, di stampo familiare ma pur sempre proletario, fu per fortuna sfiorato dagli eventi che invece vicinissimo esplosero (in via Monte Nevoso a Lambrate trovarono il famoso covo BR). Non ricordo da noi episodi simili, anche se si vedevano spesso riconoscibili poliziotti in borghese perlustrare la zona.

Chi sa potrebbe parlare ma, anche se dopo più di 40anni c’è prescrizione, le bocche resteranno cucite. Forse.

Comunque in quegli anni un partito crebbe impetuoso, il Partito Socialista guidato dallo spregiudicato Bettino Craxi. E Milano era il feudo di Craxi, tant’è che a sindaco ci aveva messo il cognato Pillitteri.

Ho partecipato a poche riunioni del Consiglio di Zona presso l’Anagrafe di Viale Ungheria, ma ricordo bene che i socialisti spadroneggiavano. A cavallo tra i ‘70 e gli ‘80 in zona se volevi iniziare qualcosa dovevi passare da loro.

E già si mormorava che non potevi farlo gratis. Ricordo che per essere solo ascoltato, un consigliere mi disse chiaro che dovevo prendere la tessera del partito. La cosa mi piaceva poco (non si fanno questi discorsi ad un 20enne idealista) e me ne andai.

Insomma, in pochi anni il PSI di Craxi dilapidò anni di lotte operaie e resistenza ai fascisti. E che dolore per mio nonno, vecchio socialista partigiano amico di bicicletta di Pietro Nenni, vedere il suo partito ridursi così.

Poi nel 1992 arrivò Mani Pulite e una classe politica venne spazzata via.

(nella foto giovani ragazzi del Forla nella tana del lupo)



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