PORTICINE
Le femmine avevano
la pista di pattinaggio ma noi avevamo i box.
Bastava che uno
aprisse il box con le chiavi di suo padre ed ecco bell’è fatta la
porta. Il babbo era al lavoro con la macchina per cui era bella
vuota, pronta per i tiri più di viulenza.
Anzi, volendo non
c’era nemmeno bisogno del box, alla bisogna si usavano le scalette
che portavano fuori dai box, diventavano le famose “porticine” in
cui infilare il pallone. Una qui, una in fondo ai box ed ecco pronto
il campo. Irregolare, magari fatto a L ma c’era.
Macchine all’epoca
ne transitavano assai poche nei box, al limite si sospendeva
(“macchinaaaa”) finché passava. Dato che le famose porticine poi
erano piccine non c’era nemmeno bisogno del portiere fisso, si
fissava a turno il “portiere volante” -che poesia in certe
definizioni dei piccoli-, l’unico che vicino alla porticina aveva
il diritto di usare anche le mani.
Quante partite allo
spasimo in questi campi senza erba ma con tantissima voglia di
giocare.
Le partite duravano
ore. Ripensandoci ai genitori faceva comodo che si giocasse nei box.
Bastava affacciarsi al balcone e ci vedevano subito. Bella idea
quella di costruire una fila di box interrati sotto le case,
risolveva tanti problemi. Chissà se gli architetti immaginavano usi
ludici.
Perché il bello del
gioco del calcio è la sua semplicità, si può giocare ovunque e
comunque e si adatta ad ogni contesto, le regole sono flessibili e
non c’è bisogno di nulla (neanche del pallone, se non c’è si
può pigliare a calci qualsiasi cosa, una volta abbiamo usato una
cassetta di frutta fino a sfasciarla). L’unica cosa che ci deve
essere per forza è la voglia di giocare e quella in noi ragazzini
non mancava mai.
Giocano ancora a
porticine? I bambini giocano ancora nei box o restano sempre chiusi?
E sapete poi che ho
fatto fatica a trovare una foto dei box di Pecorini? (chi ce l’ha
le tiri fuori). Eppure per noi erano importantissimi!
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