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mercoledì 30 ottobre 2019


PORTICINE

Le femmine avevano la pista di pattinaggio ma noi avevamo i box.
Bastava che uno aprisse il box con le chiavi di suo padre ed ecco bell’è fatta la porta. Il babbo era al lavoro con la macchina per cui era bella vuota, pronta per i tiri più di viulenza.

Anzi, volendo non c’era nemmeno bisogno del box, alla bisogna si usavano le scalette che portavano fuori dai box, diventavano le famose “porticine” in cui infilare il pallone. Una qui, una in fondo ai box ed ecco pronto il campo. Irregolare, magari fatto a L ma c’era.

Macchine all’epoca ne transitavano assai poche nei box, al limite si sospendeva (“macchinaaaa”) finché passava. Dato che le famose porticine poi erano piccine non c’era nemmeno bisogno del portiere fisso, si fissava a turno il “portiere volante” -che poesia in certe definizioni dei piccoli-, l’unico che vicino alla porticina aveva il diritto di usare anche le mani.
Quante partite allo spasimo in questi campi senza erba ma con tantissima voglia di giocare.

Le partite duravano ore. Ripensandoci ai genitori faceva comodo che si giocasse nei box. Bastava affacciarsi al balcone e ci vedevano subito. Bella idea quella di costruire una fila di box interrati sotto le case, risolveva tanti problemi. Chissà se gli architetti immaginavano usi ludici.

Perché il bello del gioco del calcio è la sua semplicità, si può giocare ovunque e comunque e si adatta ad ogni contesto, le regole sono flessibili e non c’è bisogno di nulla (neanche del pallone, se non c’è si può pigliare a calci qualsiasi cosa, una volta abbiamo usato una cassetta di frutta fino a sfasciarla). L’unica cosa che ci deve essere per forza è la voglia di giocare e quella in noi ragazzini non mancava mai.

Giocano ancora a porticine? I bambini giocano ancora nei box o restano sempre chiusi?
E sapete poi che ho fatto fatica a trovare una foto dei box di Pecorini? (chi ce l’ha le tiri fuori). Eppure per noi erano importantissimi!




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