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lunedì 28 ottobre 2019


UN FIUME DI MACCHINE

Un grande amico dei tempi della scuola media -11/13 anni- fu Paolo Maio, che abitava nella altissima torre di Pecorini 16. Per me che come sapete abitavo al piano rialzato, andare a trovarlo significava scalare le vette più impervie. Non so più a che piano abitasse, forse al 100°, l’ascensore mi portava su su.

Quando oggi nelle riviste vedo le foto dei grattacieli di Dubai, con le guglie che sbucano dalla nebbia, il Luchino che è in me alza il ditino e dice “come dalla finestra di Paolomàio!”

Dalla finestra di camera sua si vedeva infatti in basso piccolino il Campetto Ragusa (che grazie a questo gruppo ho scoperto esisteva veramente, non era solo un mio ricordo sbiadito, grazie!) e soprattutto sullo sfondo la Tangenziale Est e oltre Monluè. Quando andavo a trovarlo mi mettevo sempre vicino alla finestra.

Ero incantato dalla Tangenziale Est. Passavo minuti a guardarla, era come guardare un fiume scorrere. Sempre piena di macchine in movimento e non si fermavano mai, di sera correvano con le luci accese. Sempre diversa ma sempre uguale, un fiume ininterrotto di macchine.

Era molto bella, stranamente questo eterno movimento mi dava serenità. E sono sicuro che anche adesso che lavoriamo statici dietro una scrivania (nello studio o come Paolo in banca) questo fiume scorre dentro di noi. Anche a chi è cresciuto in una grigia periferia, penso mentre mi addormento, la vita concede grande bellezza.
Penso che ognuno di noi da giovane ha avuto i suoi momenti di bellezza in Quartiere, questi sono i miei.




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