UN FIUME DI MACCHINE
Un
grande amico dei tempi della scuola media -11/13 anni- fu Paolo Maio,
che abitava nella altissima torre di Pecorini 16. Per me che come
sapete abitavo al piano rialzato, andare a trovarlo significava
scalare le vette più impervie. Non so più a che piano abitasse,
forse al 100°, l’ascensore mi portava su su.
Quando
oggi nelle riviste vedo le foto dei grattacieli di Dubai, con le
guglie che sbucano dalla nebbia, il Luchino che è in me alza il
ditino e dice “come dalla finestra di Paolomàio!”
Dalla
finestra di camera sua si vedeva infatti in basso piccolino il
Campetto Ragusa (che grazie a questo gruppo ho scoperto esisteva
veramente, non era solo un mio ricordo sbiadito, grazie!) e
soprattutto sullo sfondo la Tangenziale Est e oltre Monluè. Quando
andavo a trovarlo mi mettevo sempre vicino alla finestra.
Ero
incantato dalla Tangenziale Est. Passavo minuti a guardarla, era come
guardare un fiume scorrere. Sempre piena di macchine in movimento e
non si fermavano mai, di sera correvano con le luci accese. Sempre
diversa ma sempre uguale, un fiume ininterrotto di macchine.
Era
molto bella, stranamente questo eterno movimento mi dava serenità. E
sono sicuro che anche adesso che lavoriamo statici dietro una
scrivania (nello studio o come Paolo in banca) questo fiume scorre
dentro di noi. Anche a chi è cresciuto in una grigia periferia,
penso mentre mi addormento, la vita concede grande bellezza.
Penso
che ognuno di noi da giovane ha avuto i suoi momenti di bellezza in
Quartiere, questi sono i miei.
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