IL BARBIERE E IL BRAVO RAGAZZO
Ai miei tempi,
quando ero pischello, in zona di barbieri per maschi ce n’erano se
ben ricordo due. Uno in Piazzetta Artigianato e l’altro in via
Mecenate, dove mi portava sempre mia madre. Non so per le femmine la
situazione com’era, le distinzioni tra sessi allora erano rigide.
Per curiosità sono
andato a cercarli adesso questi barbieri e ho subito quasi uno choc
esistenziale: al loro posto, soprattutto in via Mecenate, hanno
aperto vari negozi fighetti che ricevono solo su appuntamento.
Parbleu.
Diciamo che una
volta era diverso… Mia madre mi lasciava in negozio, “vengo a
riprenderlo tra un’ora”, io mi sedevo sulla panca di legno e
quando toccava a me mi accomodavo.
Il barbiere mi
sistemava sul sedile alto, mi metteva un telone al collo, mi levava
gli occhiali, mi chiedeva come li volevo (“te li taglio corti,
vero?”) e poi si dava da fare. Ah, prima mi metteva in grembo dei
giornaletti osè (Lando, Sukia, Corna vissute etc), così intanto me
li sfogliavo e stavo buono.
Quando mia madre
tornava a riprendermi chiedeva sempre come mi ero comportato. E il
barbiere estasiato ripeteva che ero proprio un ragazzo d’oro,
diverso dagli altri, che non li avevo nemmeno toccato i giornaletti
spinti, ero proprio bravo! Uscivamo così dal locale, mia madre a
testa alta e io con una specie di piccola aureola in testa.
La verità però è
che essendo senza occhiali non ci vedevo niente, quindi li lasciavo
stare per forza. Maledizione! Tutti i miei amici si facevano una
cultura gratis e io niente!
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