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mercoledì 16 ottobre 2019


IL BARBIERE E IL BRAVO RAGAZZO

Ai miei tempi, quando ero pischello, in zona di barbieri per maschi ce n’erano se ben ricordo due. Uno in Piazzetta Artigianato e l’altro in via Mecenate, dove mi portava sempre mia madre. Non so per le femmine la situazione com’era, le distinzioni tra sessi allora erano rigide.

Per curiosità sono andato a cercarli adesso questi barbieri e ho subito quasi uno choc esistenziale: al loro posto, soprattutto in via Mecenate, hanno aperto vari negozi fighetti che ricevono solo su appuntamento. Parbleu.

Diciamo che una volta era diverso… Mia madre mi lasciava in negozio, “vengo a riprenderlo tra un’ora”, io mi sedevo sulla panca di legno e quando toccava a me mi accomodavo.
Il barbiere mi sistemava sul sedile alto, mi metteva un telone al collo, mi levava gli occhiali, mi chiedeva come li volevo (“te li taglio corti, vero?”) e poi si dava da fare. Ah, prima mi metteva in grembo dei giornaletti osè (Lando, Sukia, Corna vissute etc), così intanto me li sfogliavo e stavo buono.

Quando mia madre tornava a riprendermi chiedeva sempre come mi ero comportato. E il barbiere estasiato ripeteva che ero proprio un ragazzo d’oro, diverso dagli altri, che non li avevo nemmeno toccato i giornaletti spinti, ero proprio bravo! Uscivamo così dal locale, mia madre a testa alta e io con una specie di piccola aureola in testa.

La verità però è che essendo senza occhiali non ci vedevo niente, quindi li lasciavo stare per forza. Maledizione! Tutti i miei amici si facevano una cultura gratis e io niente!



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