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martedì 8 ottobre 2019

CRESCERE AL PIANTERRENO

Questo è il panorama che per tanti anni ho visto dalla mia finestra al n°8, della mia via. L’alberello, la scuola davanti, sulla destra il campo da basket e dietro si intravede l’edificio al 4.

Come potete notare, abitavo al pianterreno (meglio, piano rialzato) dato che i miei genitori erano stati tra gli ultimi a fare richiesta all’Istituto Case Popolari (il famoso Aler), quelli erano rimasti.

Così per tanti anni, gli anni della mia formazione, ho abitato in un piano rialzato. A parte alcune stranezze (potevo scendere dalla finestra) non mi è mai accaduto nulla di che. Ero immerso nella vita di quartiere.

Ah sì, una volta qualcosa è successo. Una sera stavo studiando quando sento bussare alla finestra. Eh? Chi è che bussa? Apro, mi affaccio e mi trovo una bicicletta davanti e tutti che sghignazzano. “Deficienti!”

Mi rendo conto però ora che c’è stata una conseguenza pratica da adulto. Per me era normale sentire gente che passeggiava vicino a dove studiavo, bambini che giocavano, passeggini etc, ed è per questo che non ho mai desiderato “da grande” una casa all’ultimo piano come vogliono in tanti. Se non sento dei bambini che giocano per me c’è troppo silenzio, mi inquieta.

E che dolore quando torno in quartiere adesso vedere che tutti al piano rialzato (e qualcuno anche al primo piano) hanno messo le grate di protezione. E’ successo qualcosa di brutto, si è persa la fiducia.



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