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giovedì 1 ottobre 2020

RACCONTANDO UNA STORIA, PREFERISCI LA PRIMA O LA TERZA PERSONA?

Da lettore ti posso dire che in vita mia ho letto molti esperimenti: non solo 1° e 3° persona ma anche la 2° (1000 luci di New York, Un uomo), voci che si alternavano. Anche nei tempi, passato presente e futuro, di tutto. Non parliamo poi della punteggiatura, si passa da un estremo all'altro. Uno molto bravo in questi cambi secondo me è Charles Dickens, è molto naturale, ma ognuno ha i suoi.

Personalmente da lettore, dopo tanti esperimenti, preferisco l'impostazione tradizionale (prosa in terza persona, tempo passato, lingua italiana, punteggiatura normale), la più scorrevole e versatile per raccontare una storia. Non obbliga il lettore a seguirti nelle tue bizzarrie e permette varie soluzioni

Oddio, se scrivi una autobiografia, a meno di non chiamarti Giulio Cesare, è più naturale usare la 1° persona. Attenzione però, il rischio di una scrittura alla Fabio Volo, molto autoreferenziale, è dietro l'angolo.

Penso comunque, opinione personale, che ogni scrittore dovrebbe avere ben fissa in testa questa frase di Indro Montanelli:: "il primo dovere di ogni scrittore è quello di farsi leggere".

Detto in altre parole: qualunque cosa che si frappone tra lo scrittore e il suo lettore va abolita. Sperimentare è lecito, anzi doveroso, ma quando supera il limite il lettore si annoia e appoggia il libro.

E addio alle sperimentazioni.




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