NON FARE LO PSICOLOGO

Oggi ho avuto una conversazione che mi ha spezzato il cuore. Mi vergogno anche a scriverla. Un giovane di 18 anni mi ha rivelato che a lui piace ascoltare, aiutare, la gente, capire. Insomma vorrebbe iscriversi a Psicologia per realizzare così il suo sogno.

L'ho sconsigliato fortemente. Il campo non è saturo ma ipersaturo. Già quando mi sono laureato io in Psicologia negli anni '80 c'erano serie difficoltà ad entrare negli Enti pubblici o nelle aziende nel settore Risorse Umane ma negli anni '90 il canale pubblico per esempio si è chiuso.

Ormai si va avanti a contratti temporanei, rinnovabili ogni 2-3 anni e si resta in genere precari sino a 30-35 anni (se va bene). Un po' come nelle scuole, vai avanti a supplenze e diventi di ruolo solo dopo anni.

Contemporaneamente c'è stata infatti una ESPLOSIONE di facoltà di Psicologia, non so esattamente perché. Ai miei tempi in tutta Italia di facoltà ce ne erano solo due, Padova e Roma. Oggi solo a Milano ce ne sono tre. Risultato: troppi laureati. Non è neanche più concorrenza, è sopravvivenza.

Certo, uno potrebbe andare all'estero ma non tutti se la sentono. Se lo studio insomma servirà per trovare un buon lavoro, meglio scegliere e utilizzare più proficuamente tempo ed energie. Mi spiaceva dirlo ma la situazione per ora è questa.

Mentre parlavo infatti sentivo la delusione nella voce di quel ragazzo (perché non sono morto in quel momento?), che molto educato mi ha comunque ringraziato.

Per finire in ogni caso con una nota di speranza, la sua voglia di ascoltare e aiutare è il vero fuoco che bisogna coltivare. Abbiamo finito col parlare di altri corsi di studi e indirizzi più gratificanti che soddisferanno comunque questo fuoco

Come è bello e difficile parlare con i giovani. Con tutta tutta tutta la cautela e fatica che uno prova, spesso bisogna metterli in guardia.

"Portate i bambini sulle vostre spalle perché possano guardare lontano" (proverbio africano)