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domenica 13 settembre 2020

 TIK TIK TIK TIK TIK…

Quando ero bambino e stavo sveglio la notte, ogni tanto sentivo un rumore leggero oltre le pareti, del tipo: tik tik tik tik tik tik… andava avanti per qualche minuto e poi si fermava. Poi magari ricominciava e si fermava. Boh.

Non capivo nemmeno da dove provenisse, i muri del nostro condominio non lasciavano passare granché. Forse veniva allora dalla mia stanza: immaginavo che fossero dei buffi topolini che zampettavano sul pavimento vicino al letto.

Poi crescendo ho capito che erano gli adulti che facevano l’amore, quello era il rumore del letto. Forse erano... i miei genitori, forse altri. Ricordo che una sera al buio udì distintamente DUE tik tik. Mi misi a fare, sdraiato com’ero, il direttore d’orchestra come in tv.

Rammento che non ne rimasi traumatizzato o altro (la terrificante Scena Primaria della psicoanalisi). Era una di quelle cose misteriose degli adulti che per ora a me bambino erano precluse: andare a lavorare, leggere il giornale, dire parolacce, bere vino, giocare a carte… 

Comunque già qualche anno dopo, crescendo, avevo cambiato idea. E quando è toccato a me, memore che i bambini ci ascoltano, prendevo mille precauzioni.

Ancora oggi se la notte sto sveglio mi capita di risentire il familiare tik tik. Ciao tik tik, chissà chi è questa volta. Ricordo, qualche anno fa avevo la finestra vicino a quella di una coppia focosa e la discrezione non era la loro dote migliore.

Forse era meglio quando immaginavo i topolini.




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