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mercoledì 30 settembre 2020

LETTERA AGLI INSEGNANTI


Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun uomo dovrebbe vedere.

Camere a gas costruite da ingegneri qualificati.

Bambini avvelenati da medici qualificati.

Neonati uccisi da infermiere qualificate.

Donne e bambini uccisi e bruciati dai laureati.

Quindi, ho i miei sospetti sull'istruzione. La mia richiesta è: aiuta i tuoi studenti a diventare umani. I tuoi sforzi non dovrebbero mai produrre mostri addestrati o psicopatici esperti. Leggere, scrivere e conoscere l'aritmetica sarà importante solo se renderanno i nostri figli più umani."


Non so se questa lettera, ritrovata a quanto si dice in un campo di concentramento, sia autentica o meno (non sono riuscito ad individuare le fonti). Ma non importa, il suo messaggio profondo è comunque per me molto valido.

Ho spesso notato infatti nella mia vita che UNA CONOSCENZA APPLICATA SENZA UMANITA’ DIVENTA UNA TECNICA DISUMANA, SPESSO SADICA. Questa per me è diventata quasi una legge.

Faccio un esempio tanto per capirsi: avendo bazzicato mio malgrado per la salute malconcia molti ospedali ho notato che i medici si dividono grossomodo in due categorie: i medici propriamente detti (con cui si può parlare) e i tecnici laureati in medicina (con cui è inutile parlare, anche se sono Primari).

Questo del resto è valido per tutti gli specialisti: non solo Medici, pure Avvocati, Giudici, Psicologi, Ingegneri, Professori, Chimici etc. Possono, anzi devono essere bravissimi, ma se non colgo in loro una sufficiente umanità allora sono per me solo “tecnici”.

Ormai quando sono davanti ad un “professionista” ormai mi diverto in silenzio a vedere a quale delle due categorie appartiene. Inutile dire a chi va la mia simpatia.

Ultimo appunto: non sono del tutto convinto di appioppare la principale responsabilità ai maestri. Sicuramente contano, ma ancora più importante per me è l’educazione ricevuta in casa dai genitori. Se si insegna ai propri figli rispetto e ascolto (le basi della cosiddetta umanità) potranno diventare un domani veri professionisti, che hanno a cuore le persone e non il puro problema, che non ubbidiscono agli ordini sbagliati, che non vogliono aver ragione a tutti i costi, che capiscono.

Mi rendo conto che questa visione globale è più “europea” che “americana”, e quindi poco moderna, ma queste sono le mie difettose radici e la mia storia.




GESU’ IN PRIGIONE

Gesù viene catturato giovedì e, dopo un processo sin troppo rapido e senza garanzie, viene condannato a morte dai Romani per crocefissione. La sentenza è eseguita già il mattino dopo. Una farsa insomma quel processo, una sentenza già scritta, sempre che processo regolare sia stato. La morte per lui arriverà, dopo ore di agonia, il venerdì pomeriggio.

E’ lecito quindi supporre che la notte tra giovedì e venerdì Gesù l’abbia passata in custodia da qualche parte, in attesa di prelevarlo il mattino dopo. I Vangeli non ne parlano e in Gerusalemme vari siti si contendono il luogo della prigione di Gesù.

L’ultima notte. Nessuna schiera di angeli verrà a salvarti, Gesù, le porte non si spalancheranno trionfanti nella luce. Solo un posto umido, sporco, senza speranza. Chissà se sei riuscito a dormire, se le piaghe delle 39 frustate ti hanno lasciato tregua, che cosa hai pensato, se hai parlato con qualcuno, quali sono state le tue ultime parole.

Domani soffrirai, morirai. E’ già tutto previsto, non c’è niente tu possa fare. Niente. La notte non durerà per sempre. E’ probabile che tu abbia pianto, che abbia pregato, che abbia ripercorso tutta la tua vita. L’ultima notte dei condannati a morte.

Io adesso mi sento così, come Gesù in prigione quella notte. Sono stato condannato per qualche mio grande peccato e nessuno verrà a salvarmi. Mi attacco alle sbarre della prigione, il tempo passa, il mattino sta arrivando. Il tempo sta finendo. Ah, se avessi più tempo.

Ho preso una decisione. Non maledirò nessuno, non mi ribellerò, cercherò di conservare la mia dignità, se possibile farò buone azioni. Usciamo di scena bene. 

Gesù intanto prega. Spera che il Signore verrà a salvarlo, è sicuro che non lo ha abbandonato (domani cambierà idea). Il tremendo sole del mattino sta arrivando. E se avessi sbagliato tutto? No, non è possibile. Non voglio morire così, tra poco saprò la verità.




martedì 29 settembre 2020

INCONSOLABILE

Massimiliana, chiamata da tutti Massi, era una ragazza con gli occhiali spessi che viveva nella comunità per disabili dove ho lavorato per qualche anno.

Me la ricordo bene, era inconfondibile: paciarotta anzi tondetta, molto bassa di statura, sempre allegra con la sua vocina, aveva un piccolo impiego come sartina in una ditta della zona dove la accompagnavo tutte le mattine.

Non era una cima, poverina, sapeva a malapena badare a se stessa e il suo vocabolario e i discorsi dietro le lenti sul naso erano assai limitati. Però era docile e, dato che rideva sempre, era piacevole lavorare con lei.
La sua vita era molto ristretta: si recava al lavoro, tornava in comunità, mangiava con gusto e andava a letto presto. Un fiore delicato che poteva vivere solo se qualcuno si prendeva cura di lei.

Una domenica pomeriggio andammo tutti al cinema, basta stare sempre tra queste mura. Decidemmo per una commedia che ai tempi andava per la maggiore, “Quattro matrimoni e un funerale”. Mentre seguivamo le divertenti imprese di Hugh Grant accadde però un fatto inspiegabile. Massi, sempre così allegra, iniziò a piangere. All’inizio sommessamente, poi sempre più inconsolabile. Nel cinema ci guardavano tutti scandalizzati, cosa stavamo facendo a quella povera ragazza?
Non riusciva a fermarsi e la portammo con tante scuse fuori dal cinema. Noi educatori ci guardavamo sbigottiti, nessuno capiva perché. Tornammo in comunità e dopo cena la mettemmo a letto, con lei che piangeva sempre. Passai da lei per la buona notte.
Sedendomi sul bordo del letto, dopo un paio di minuti di silenzio le chiesi: “Ma cosa c’è, Massi?”.
All’inizio non rispose. Dopo un po’ tra i singhiozzi disse “Non mi sposerò mai...” e giù lacrime. Nel vedere sullo schermo tanti matrimoni aveva pensato a se stessa.

Ce lo dicevamo spesso, magari ipocritamente, tra noi educatori “beh, meno male che almeno questi ragazzi così sfortunati non hanno certi bisogni”. E invece ce li avevano, solo erano seppelliti e chiusi a chiave.
Il desiderio di amare ed essere amati, di avere una vita intima, normale, una famiglia. Non bastano le parole in questo mondo, non si vive di solo pane. Una carezza, un bacio, un gesto affettuoso che riempie il cuore. Senza questi sogni la vita non ha senso, è senza un pavimento, è un deprimente passare i giorni.
Massi da tanti anni non c’è più, se ne è andata con questo segreto nel cuore.



 "QUAL E' LA STRATEGIA MIGLIORE PER TROVARE LAVORO?"

Spesso si sente fare da un giovane questa domanda. Ti racconto allora la mia esperienza. Forse le cose nel frattempo sono cambiate, ma dubito. L'Italia è un paese dove i cambiamenti avvengono lentamente.

Una decina di anni fa mi trovai nella stessa situazione e mi informai leggendo qua e là anche su come cercare lavoro in Italia, tanto per ottimizzare gli sforzi. Ho fatto delle scoperte sorprendenti, che mai mi sarei immaginato.

1.una percentuale molto bassa (il 10%) di persone trova lavoro secondo le vie tradizionali (curriculum, colloqui, bandi, selezioni etc) Strano ma è così.

2.altrettanto esigua (10%) è la percentuale di chi si rivolge alle Agenzie di Lavoro che sono sorte un po' dappertutto.

3.la stragrande (80%) maggioranza dei lavori in Italia arrivano dalle conoscenze, i rapporti sociali, le raccomandazioni, le presentazioni. Pensa solo a chi conosci e noterai quanto è vero. In fondo non c'è da scandalizzarsi, non siamo gli Usa, il mercato del lavoro è molto chiuso. Da noi le porte si aprono solo se conosci qualcuno all'interno.

Va bene. Prendiamone atto. Magari anche tu sei nella posizione che non è che conosci proprio il mondo ma allora che fare? Organizza la tua giornata di disoccupato alla ricerca di una occupazione in questo modo e ricordati (ma te ne sarai già accorto da solo): che cercare lavoro è un lavoro.

All'inizio della giornata dedica un'ora del tuo tempo alle solite cose. Spulciamento delle offerte, telefonate, invio curriculum vitae, contatti Agenzie di Lavoro, aggiornamenti etc.

Bisogna poi fare, e qui ti dovrai scervellare, una lista dei tuoi COLLEGAMENTI DEBOLI, delle conoscenze che ti sei fatto nella vita . Più sono lontane meglio è: amici che non senti da anni, parenti lontani, ex colleghi, gente incontrata ad una festa due anni prima, conoscenze casuali etc.

Contattali, valli a trovare e fai presente la tua ricerca. Questa all'inizi è la parte più dura se non ci sei abituato, ti dovrai far crescere del pelo sullo stomaco ma tu sei senza pietà. Fai presente loro che sei alla ricerca di una occupazione, esponi le tue abilità e chiedi pure senza remore. Rompi le balle insomma. Di lavoro in giro ce n'è ma bisogna cercarlo.

Cento telefonate e visite al giorno, girare col curriculum e i biglietti da visita in tasca, sorriso da predatore. In bocca al lupo.

(Grazie a Dario Canossi)



lunedì 28 settembre 2020

 EDUCHIAMOLE SIN DA PICCOLE

Perché un sano lavaggio del cervello parte da lontano.





domenica 27 settembre 2020

 UN GIORNO NERO


Da ragazzo amavo molto la musica, come ben sa chi passava sotto la mia finestra. E più che ascoltarla mi piaceva suonarla, suonavo tutti gli strumenti che trovavo. Avevo orecchio, mi divertivo. Componevo pure qualcosina.

Ricordo ancora quando mi son fatto prestare un sax, strumento non facile, ci vogliono polmoni potenti. Tutto quello che riuscivo a fare io era stato emettere dei grevi suoni tipo sirena da nave, così forti e improvvisi che svegliavo mezzo quartiere. Meglio dedicarsi ad altro :) come la chitarra o il mio amato pianoforte Bechstein.

Per anni ho preso lezioni di pianoforte. Suonavo con gioia Bach e Chopin e secondo la maestra con buoni (anche se non eccelsi, ma non importa) risultati.

Poi, avendo il destino per me progetti diversi, purtroppo mi arrivò addosso una malattia e a poco a poco persi l’uso della mano destra. Lenta ma inesorabile.

Diventai un mancino acquisito, che si barcamena e vive in un mondo dove vige la tirannia degli uomini con due mani. Mi rassegnai a ridare indietro il pianoforte e tutti gli altri strumenti accumulati nel corso degli anni. Mi rimaneva comunque l’amore per la musica e sapere riconoscere le cose migliori.

Poi un giorno nero buttai via tutto, spartiti e dischi. Per quasi due anni non ascoltai musica, poi pian piano (i vecchi amori non si scordano) ripresi e oggi si può dire che sono ritornato, per la passione musicale, ai livelli di una volta.

Quando la vita mi mette davanti a delle rinunce impossibili, guardo dentro e mi dico “se ho rinunciato al mio amato pianoforte, posso rinunciare a tutto”.



 LA FINESTRA SUL CORTILE


Scusate, ma queste non potevo non metterle. Rovistando nel lontano passato trovo le indimenticabili copertine di Cronaca Vera, pulpissima rivista degli anni '70 che andava forte tra gli emigrati in Svizzera.

Mio nonno Franco, che in quegli anni lavorava a Zurigo, se la portava sempre dietro. Alle rimostranze dei miei genitori che gli dicevano che... ehmm forse non erano riviste proprio adatte a posti frequentati dai bambini... lui rispondeva sdegnato che quello era l'unico giornale che diceva la verità!

Nonno, caro nonno Franco. Mi ricordo ancora quando tornavi il venerdì sera dalla Svizzera e ti venivamo a prendere in Stazione Centrale con la valigia di cartone. Ed erano gli anni '70 mica mille anni fa.

Portavi sempre dalla Svizzera a noi bambini la cioccolata e frutta strana. Un giorno ci portasti un uovo peloso e ce lo facesti assaggiare. Pensavo mi facesse schifo e invece era buono!
"Si chiama kiwi."
"Ahhhh..."

Torniamo a Cronaca Vera. Le mie prime tette le ho viste lì. Una rivista formativa, autentica! Oggi posso dirlo chiaro e forte, diceva la verità!

Chissà se la fanno ancora. La leggo e mi sento un eroe!









venerdì 25 settembre 2020

 INSTANT KARMA

A certa gente direi: Non fate tanto i superiori che la ruota gira.



 UNA FRASE SBAGLIATA

Una citazione molto famosa è quella della Regina Maria Antonietta che a chi supplicava "Maestà, il popolo ha fame, vuole il pane!", rispondeva frivola e stupidina "Se non hanno pane, che mangino le brioches!".
L'insensibilità di tale frase e altri ben più gravi motivi fece montare su tutte le furie la gente comune, che si ribellò e fece scoppiare nel 1789 la famosa Rivoluzione Francese, catturò Re e Regina e poco dopo zac! ghigliottina in pubblica piazza. Prima toccò al Re, pochi mesi dopo a lei.
Peccato che la frase non sia sua, ma antecedente di almeno cinquant'anni e attribuita qui e là a vari personaggi. Oggi si direbbe che è una fake new, messa in giro forse per sobillare l'odo verso una classe nobiliare vissuta come parassitaria e indegna.
La frase fu uno dei punti cardine del processo sommario e già deciso in anticipo che si concluse con la sua condanna a morte, eseguita a Parigi davanti ad una folla in delirio che la umiliò in tutti i modi. Certo che essere ghigliottinata a 38 anni per una frase non detta non deve essere proprio il massimo.
(PS: non sono certo contro le rivoluzioni semmai contro le notizie fasulle che ci rovinano la vita, ieri come oggi)



giovedì 24 settembre 2020


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TuttiPERCHE' GERUSALEMME "TERRA SANTA" E' CONTINUAMENTE IN GUERRA?
Sono andato a Gerusalemme qualche anno fa e la mia impressione fu netta: Gerusalemme come posto sacro è una delusione.
Ho visitato altri posti “santi” nella mia vita: Assisi, Lourdes, le maggiori basiliche della cristianità ma pure moschee, sinagoghe, fontane miracolose, il bosco sacro dei camuni, Stonehenge, grotte preistoriche, templi buddisti etc.
In ognuno di questi luoghi ho ritrovato pace e serenità. Erano luoghi diversi dal resto del mondo, ne ricavavo a volte emozioni inspiegabili e fortissime.
Potete immaginare la mia emozione allora prima di recarmi a Gerusalemme. Finalmente visitavo uno dei posti più sacri della terra, una città che da millenni è un sogno.
Gerusalemme oggi è una città contesa e divisa in tre parti (e questo si sapeva): cristiana, ebrea e mussulmana. Il guaio è che è blindatissima, ci sono soldati con la mitraglietta ovunque ti giri, anche le ragazze.
Le tre zone sono nettamente separate. E’ una evidente Pace Armata e Militarizzata, di continua allerta. Ma che brutto vivere così, loro ci sono abituati, io no. Avevo l’impressione di essere tollerato solo perché “turista”.
Non essendo poi grandissima (900.000 abitanti) e molto concentrata, tipo Firenze, il senso di disagio camminandoci dentro è evidente. Difficile provare sentimenti di pace, fratellanza e armonia quando scorgi sguardi in cagnesco ovunque. Se poi ci infiliamo dentro fanatismo e razzismo è finita.
Sto cercando di essere il più neutro possibile, spero che il mio sforzo diplomatico sia apprezzato.
Il massimo della disarmonia si raggiunge secondo me nella Basilica del Santo Sepolcro, la seconda chiesa della cristianità dopo San Pietro, costruita intorno a luogo dove Gesù fu crocefisso, seppellito e risorse.
Mi aspettavo silenzio e rispetto. Per arrivarci bisogna fare la Via Crucis, quella vera, il sogno mistico di pellegrini e Crociati.
Eppure in questo centro spirituale DA MILLE ANNI AVVENGONO LOTTE FISICHE DENTRO LA CHIESA. Sei indirizzi religiosi della cristianità (cattolico, armeno, ortodosso, copto, protestante, siriaco) si contendono il predominio degli spazi e ogni tanto i frati si danno botte da orbi.
Incredibile. Da mille anni questi gruppi cristiani (notare bene: Ebraismo e Islam qui non c’entrano) non riescono a trovare un punto di pace. A vederlo non ci si crede. Tutti prima o poi nel mondo dopo la guerra fanno la pace ma loro no, mai. In un angolino ho visto macerie di un incendio, lasciate lì perché non trovano un accordo. Che squallore.
E se guardate fuori della basilica vedete una scala appoggiata alla parete. Che ci fa? L’hanno lasciata lì per caso degli operai che lavoravano alla facciata. Dal 1854 sta lì, nessuno può toccare la Scala Inamovibile. Terribile.
La religione mostra a Gerusalemme uno dei suoi lati più misteriosi, l’orrido non solo il sublime, la spada e l’odio non pace e armonia. Un concetto di Dio arcaico e molto potente ma non in senso buono come intendiamo di solito, vuole lotta e sacrifici e sangue.
Che il vero Dio sia questo? Quando in quei posti si incontra qualcuno, la prima domanda nei suoi occhi è sempre quella “tu da che parte stai?”. Perché NELL'ARIA DI GERUSALEMME QUALCOSA INVITA ALLO SCONTRO, al litigio, alla guerra. Gerusalemme in questo è diversa da ogni altro posto "santo" sulla terra. Qui Dio mostra tutti i suoi aspetti.
Questa è stata la mia esperienza. Speriamo nelle nuove generazioni.



 CAMBIAMENTI

Mia nonna parlava in milanese
Mio padre parla in italiano ma se voleva anche in milanese
Io parlo italiano ma il milanese lo capisco
Mio figlio sa solo qualche parola in milanese
Mio nipote non so









mercoledì 23 settembre 2020

PERCHE' GERUSALEMME "TERRA SANTA" E' CONTINUAMENTE IN GUERRA?

Ho visitato altri posti “santi” nella mia vita: Assisi, Lourdes, le maggiori basiliche della cristianità e pure moschee, sinagoghe, fontane miracolose, il bosco sacro dei camuni, Stonehenge, grotte preistoriche, templi buddisti etc. In ognuno di questi luoghi ho ritrovato pace e serenità. Erano luoghi diversi dal resto del mondo, ne ricavavo a volte emozioni inspiegabili e fortissime.

Potete immaginare la mia emozione allora prima di recarmi a Gerusalemme. Finalmente visitavo uno dei posti più sacri della terra, una città che da millenni è un sogno.

Gerusalemme oggi è una città contesa e divisa in tre parti (e questo si sapeva): cristiana, ebrea e mussulmana. Il guaio è che è blindatissima, ci sono soldati con la mitraglietta ovunque ti giri, anche le ragazze.

Le tre zone sono nettamente separate. E’ una evidente Pace Armata e Militarizzata, di continua allerta. Ma che brutto vivere così, loro ci sono abituati, io no. Avevo l’impressione di essere tollerato solo perché “turista”.

Non essendo poi grandissima (900.000 abitanti) e molto concentrata, tipo Firenze, il senso di disagio camminandoci dentro è evidente. Difficile provare sentimenti di pace, fratellanza e armonia quando scorgi sguardi in cagnesco ovunque. Se poi ci infiliamo dentro fanatismo e razzismo è finita.

Sto cercando di essere il più neutro possibile, spero che il mio sforzo diplomatico sia apprezzato. Ho provato sempre emozioni forti come nei posti citati prima, ma questa volta in me condite con la paura.

Il massimo della disarmonia si raggiunge secondo me nella Basilica del Santo Sepolcro, la seconda chiesa della cristianità dopo San Pietro, costruita intorno a luogo dove Gesù fu crocefisso, seppellito e risorse.

Per arrivarci bisogna fare la Via Crucis, quella vera, il sogno mistico di pellegrini e Crociati.

Eppure in questo centro spirituale DA MILLE ANNI AVVENGONO LOTTE FISICHE DENTRO LA CHIESA. Sei indirizzi religiosi della cristianità (cattolico, armeno, ortodosso, copto, protestante, siriaco) si contendono il predominio degli spazi e ogni tanto i frati si danno botte da orbi.

Incredibile. Da mille anni questi gruppi cristiani (notare bene: Ebraismo e Islam qui non c’entrano) non riescono a trovare un punto di pace. A vederlo non ci si crede. Tutti prima o poi fanno la pace ma loro no. In un angolino ho visto macerie di un incendio, lasciate lì perché non trovano un accordo. Che squallore.

E guardate fuori della basilica cosa si vede. Una scala appoggiata alla parete. Che ci fa?

L’hanno lasciata lì per caso degli operai che lavoravano alla facciata. Dal 1854 sta lì, nessuno può toccare la Scala Inamovibile. Terribile.

La religione mostra a Gerusalemme uno dei suoi lati più misteriosi, l’orrido non solo il sublime, spada e odio non pace e armonia. Un concetto di Dio arcaico e molto potente ma non in senso buono come intendiamo di solito, vuole lotta e sacrifici e sangue.

Che il vero Dio sia questo? Quando in quei posti si incontra qualcuno, la prima domanda nei suoi occhi è sempre quella “tu da che parte stai?”. Perché nell’aria di Gerusalemme qualcosa invita allo scontro, al litigio, alla guerra. Questa è stata la mia esperienza. Speriamo nelle nuove generazioni.