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lunedì 17 agosto 2020

 UN GENITORE ESASPERATO DAL FIGLIO TOSSICO

Quando lavoravo in Tribunale ogni tanto ci capitava di valutare denunce fatte dai genitori sui figli tossicodipendenti: furti in casa, maltrattamenti, minacce etc. Notavo che i magistrati prendevano sempre molto molto sul serio queste segnalazioni.

Il motivo lo spiegò un giorno un procuratore: “se i genitori decidono di denunciare non è mai per un episodio isolato, in passato infatti ci sono stati altri 10, 100 episodi simili in casa di cui non sappiamo nulla. Perché loro sono intervenuti in ogni modo. La colpa non è di nessuno, da una parte c’era un affetto indissolubile e dall’altra un malato con un demone potente, ma la situazione è solo peggiorata e ora tocca a noi intervenire”.

Li hanno protetti pagando i debiti, intervenendo e tutelandoli oltre la decenza, ma la dipendenza (uso questo termine generico con mille sfaccettature) vinceva e il figlio sempre sciupava ogni possibilità. Si sa che poi i tossici sono raffinatissimi bugiardi. Quante litigate quando saltava fuori la verità. La sfiducia e l’esasperazione salivano fino a raggiungere livelli a cui si spera di non arrivare mai. Quando un genitore alla fine arriva a dire “per me è come morto” lo dice sempre col cuore spezzato.

Io mi sono sempre chiesto senza mai riuscire veramente a rispondere: “ma i genitori fanno bene allora agli inizi a perdonare? Non è che bisognerebbe fin dalle prime avvisaglie intervenire col pugno duro? Tanto se è lì che bisogna finire, meglio finirci subito, quando la situazione non è ancora compromessa.”

Però è anche vero che in Tribunale si vedevano solo i casi più deteriorati. Non possiamo sapere quante altre volte magari un atteggiamento più comprensivo ha funzionato e il figlio si è rimesso in carreggiata.

Non lo so, veramente. La questione resta aperta.




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