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sabato 28 agosto 2021

COSA DOVREMMO IMPARARE DAI GIAPPONESI?

 Oggi l’Italia è multietnica e piena di stranieri, ma una volta, 50 anni fa, non era proprio così. Il primo straniero che abbia conosciuto in vita mia da ragazzino è stato un…. giapponese! Incredibile ma vero e da lui ho imparato tanto, a difendermi da solo per esempio (che per un ragazzino gracilino è MOLTO importante).

Questo giapponese per me si è sempre chiamato Maestro Kurihara e dirigeva il Judo Club Kurihara in via Sismondi a Milano. Ho controllato, la palestra esiste ancora, probabilmente gestita dal figlio, anche se adesso è chiusa per Covid.

I miei genitori a 12 anni mi avevano iscritto ad una scuola di autodifesa e lo Judo sembrava la soluzione migliore che gradivo di più, quella “non-violenta”. Lo scopo infatti dello Judo è quello di neutralizzare l’avversario, non fargli del male come per esempio accade nel Karatè o altre arti marziali.

Il Maestro Kurihara era un omone che anni prima aveva sposato un’italiana e parlava un italiano perfetto, senza inflessioni. Era cintura nera di Judo e ogni anno volava in Giappone per studiare un nuovo dan da aggiungere alla cintura. Alla fine era diventato cintura nera 8° dan, che non si dà proprio al primo che passa.

Durante le lezioni ricordo si sedeva in posa zen e guardava con i suoi occhietti a fessura noi giovani polletti combattere. Sembrava svagato ma si accorgeva di tutto. Io stesso venni richiamato più volte se commettevo qualche scorrettezza. E’ un mondo molto formale con regole precise dove l’esagerazione è vista male. L’onore conta più della vittoria.

Quando ascoltavo la moglie italiana, che fungeva da segretaria del Club, mi accorgevo di quanto lei lo stimasse. Era un uomo che solo con lo sguardo riusciva a metterti a posto. Non aveva bisogno di urlare o minacciare, gli bastavano gli occhi. Ah come avrei voluto avere anch’io uno sguardo così, di un uomo sicuro della sua forza


(nel video parla a 1.47)



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