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sabato 28 agosto 2021

CHE COS'E' L'EMPATIA?

il giovine Luca era in prima fila per lui, Cesare Musatti. Il grande psicoanalista italiano aveva ormai più di 90 anni e le sue uscite pubbliche negli anni ‘80 si contavano col contagocce. Non me la potevo perdere.

Musatti fisicamente parlando non era granché: non molto alto, con una gran massa di capelli bianchi e il nasone, un simpatico vecchietto. Ma appena iniziava a parlare cambiava tutto: ti rendevi conto della sua enorme intelligenza e quando andai da lui dopo la conferenza (“Professor Musatti? Mi sono appena laureato in Psicologia e volevo stringerle la mano”), mi guardò con due occhi vispi che brillavano.

La conferenza ufficialmente era la presentazione del suo ultimo libro, ma si sa come vanne le cose con questi grandi vecchi. Presto la memoria prende il sopravvento e inizia una collana di aneddoti, uno più squisito dell’altro. Musatti poi era un buon oratore e aveva un bel carattere, era piacevolissimo starlo ad ascoltare nel suo linguaggio italo-veneziano.

Tra i tanti aneddoti, uno mi rimase molto impresso, un episodio legato alla morte della sua giovane moglie in un ospedale da campo per tifo, tanti anni prima. Il dolore era ancora vivo e Musatti raccontandolo abbassò la testa. In quella tenda la pena doveva essere talmente alta che anche un dottorino presente si mise a piangere. Il pubblico in sala non diceva una parola.

Qui Musatti disse una cosa che all’epoca mi stupì. “Quel giovane dottore, pur essendo una bravissima persona, non era un buon medico”. Rimasi attonito, ma come?

Mi è capitato però in questi anni di pensare a Musatti quando si discorreva di empatia e alla fine ho dovuto ammettere a me stesso che sì, aveva ragione lui, il grande vecchio.

Circola infatti il malsano concetto che empatia significhi condividere e provare le stesse emozioni dell’altro ma non è così. Non è così e Musatti con quell’esempio personale è stato chiaro. Empatia significa piuttosto capire in base alla propria esperienza ciò che l’altro sta provando, senza farsi sopraffare dalle sue emozioni, e dopo regolarsi di conseguenza.

Se sei una persona positiva infatti poi interverrai per aiutare, se invece non lo sei userai questa comprensione empatica a fini personali (come fanno i famosi “narcisisti”, che hanno sì empatia checchè se ne dica ma che non vedono l’ora di sfruttarla per i cavolacci propri).

Piangere quando l’altro sta soffrendo va bene a teatro, aiuta a scaricare le emozioni, ma nella vita reale non aiuta. Attenzione a vivere in balia delle emozioni altrui, si rischia di comportarsi come non dovresti.

Grazie Cesare, mi stavi insegnando come essere un professionista



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