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martedì 23 marzo 2021

SOLO, POVERO, VECCHIO, MALATO. TRISTE.

(uno scritto molto ma molto personale, nascosto in mezzo al blog)

Il 3 febbraio 1983, mentre stava trascorrendo l'inverno dalle suore a Loano (Liguria), morì all'improvviso mia nonna Emilia. Ricordo bene la data perché quel giorno mia sorella compiva 20 anni, poverina. Nonna! Nonna...

Non lo immaginavo, ma quella morte che sconvolse tutti fu una vera tragedia anche per suo figlio Leonida -fratello maggiore di mio padre-, che viveva con lei. Lo zio Leonida, di cui ho già parlato altrove, quello che non si sposò mai e non ebbe figli. Un ictus lo aveva colpito verso i 50 anni lasciandolo mezzo svanito e passava da disoccupato le giornate in camera sua. Parlando di lui, mio padre diceva sempre che era stato "sfortunato".

Per la malattia, per la brutta educazione ricevuta da mio nonno (umanamente una chiavica), per le delusioni, per tutto ma mio zio aveva un vero caratteraccio ed era senza nessuno al mondo. Litigava sempre con mia nonna per cui, pensavo ingenuamente all’epoca, ora che era morta sarebbe andata meglio.

Un esempio: al funerale di mia nonna, mio padre disse di andare da lui molto addolorato, di prenderlo per il braccio e consolarlo. Così ho fatto ma appena lo toccai mio zio reagì rabbiosamente. Non voleva nessun aiuto né consolazione, come osavo?

Senza più sua madre che lo assillava ora le cose sarebbero andate meglio? No, la sua vita andò subito a rotoli. Presto venne malamente sfrattato e meno male che mio padre gli comprò un bilocalino a Ponte Lambro dove passò gli ultimi anni della sua vita, litigando come al solito con tutti.

Cosa faceva tutto il giorno, mi chiedo... dicono che andava a vedere gli aerei decollare al vicino Aeroporto di Linate, poi tornava a casa e mangiava schifezze (ai tempi internet non c'era ancora, altrimenti avrebbe sprecato la sua vita in altro modo). Morì nel 1990, al suo funerale non c’era nessuno, manco lo ricordo.

Povero zio Leonida. Forse sono l'unico che lo ricorda. Solo, povero, vecchio, malato. Forse triste. Un fallito. Mi sento come lui. Nemmeno io sono riuscito a costruirmi una famiglia e vivo solo in un bilocale di periferia. Di salute sono conciatissimo, avendo una grave sclerosi multipla sono in sedia a rotelle da qualche. Economicamente i soldi sono finiti, non sono ancora alla canna del gas ma devo stare accorto. La fidanzata è lontana, Roma, per il lockdown ci vediamo pochissimo. Ho 59 anni e non so per quanto ne avrò ancora, lotto per l'autonomia, vorrei fare almeno 50 mt a piedi. Oggi mi sento senza speranze.

Solo, povero, vecchio, malato. Certo, il mio carattere è diverso dal suo, io qualcosa ho realizzato, sono più creativo, ho un figlio (lontano) e una laurea (inutile), ma tirando le somme siamo molto simili. Ho fallito in tutto nella vita, affetti e lavoro. Non pensavo, non volevo, non immaginavo di finire come lui. Perché questo baratro? E' proprio il mio destino finire come lo zio Leonida, come Massimo Iezzi? Morire da solo e al freddo?

Perché questa sfortuna? No, non è sfortuna, è karma, è destino. Me lo sono costruito io. Gli ebrei direbbero che siamo Schlimazl, persone cronicamente sfortunate.

Cosa succede quando da un neonato fiducioso vuoi con rabbia ottenere un guerriero? Ecco cosa otterrai

Un bambino timido

Un ragazzo inconcludente

Un uomo impotente

Un vecchio indifferente

Una persona inibita


Una persona inibita insomma. Mi raccontarono un episodio della vita giovanile di mio zio Leonida, a 13 anni. "Sono come lui", pensai.

Mentre in tempo di guerra camminava per Milano ci fu un bombardamento (1943?). Solo, senza nessuno, mio zio cosa fece? Si sedette appoggiato ad un muro e si coprì il volto.
Siamo figli della guerra. Ecco cosa fa la guerra ai bambini.

Pensate di creare guerrieri. Otterrete solo tanti bimbi spaventati.


 SVEGLIARSI VIVO

(usualmente posterei questo scritto, ma essendo intimissimo lo aggiungerò al file secreto sullo zio Leonida)


Da una settimana soffro di epistassi, sangue dal naso. Da giovane mi era capitato qualche volta, ma mai così.

Inizia subdola, sono al pc tranquillo e avverto dell’acquetta che scende dal naso. Ma non una sola goccia, guardo ed è sangue rosso vivo! Sangue? Perché? Tampono come posso ma è un fiume inarrestabile. Sembra che abbia le mestruazioni. Dopo circa 20 minuti cessa. In una settimana mi è successo cinque volte (??!!). Per Luis è segno di stress (CF sta facendo la matta), per Ettore il paramedico vicino di casa, che mi ha insegnato cosa fare, è il caldo che aumenta la pressione.

Domenica nel pomeriggio mi è ricapitato, senza un perché. Ho gocciolato nella ciotola con l’ananas stringendo la piramide del naso (ci vorrebbe anche del ghiaccio) finché il flusso si è fermato. Dopo qualche ora vado a letto, spengo la luce e...ricomincia! Due volte in un giorno! Ma che diavolo mi sta succedendo? Riaccendo la luce, prendo una felpa di cotone e la metto tra me e il cuscino per non sporcarlo. Sento che la sto inzaccherando tutta di sangue.

Sto immobile al buio. E se mi addormento, l’emorragia continua e muoio dissanguato nel sonno?

E SE MORISSI STANOTTE? Cosa resterebbe di me? Tanti progetti incompiuti. Sarebbe presto per morire. Il sangue sento che continua a fluire e immobile al buio mi addormento.

Stamattina alle 7.30 mi sveglio. Sono vivo, non sono morto nella notte. Il flusso si è fermato, ho un grumo enorme di sangue nella narice destra che non tocco (fa da tappo), la felpa è tutta macchiata ma il cuscino è a posto, pare (sì).

Il pensiero di essere vivo mi gasa, sono sincero. Ce l’ho fatta. Anche a 5 anni ho provato la stessa emozione. Sono più forte.

7.6.21




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