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giovedì 21 novembre 2019



VETRI ROTTI
Questa l’ho capita più tardi. A 10 anni, cosa vuoi capire.
A quell’età pensi solo ad andare in bicicletta con il tuo amico Gino. Si fanno giri sempre più lunghi, si prende coraggio, nei pomeriggi si finisce al Parco Forlanini, in angoli sperduti e avventurosi, dove mai bici di bambino si era avventurata.
Fu in uno di quei giri che Gino notò una stranezza, un auto ferma e isolata sotto un albero, quasi nascosta.
“Luca hai visto quella macchina?”
“Sì, secondo me ha i vetri rotti.”
“Perché?”
“Gino, non vedi che ha i finestrini tutti coperti dai giornali? Secondo me i vetri sono rotti.”
“Ah. Ma Luca, non ti sembra che quella macchina si sta muovendo?”
“Impossibile. E’ ferma.”
“Ma guarda, sta dondolando. Va su e giù. Magari c’è dentro un cane che salta. Aspetta vado a vedere.”
Gino era un bambino molto coraggioso. Io non ci sarei mai andato. Restando sulla bicicletta e tenendo il manubrio con le mani, andò piano verso la macchina usando i piedi. Sbirciò dentro la macchina tra un foglio e l’altro e poi ritornò da me bisbigliando.
“Oh, ci sono dentro due.”
“E che stanno facendo?”
“Boh, mica parlavano. Però si muovevano su e giù.”
“Ma chi sono? Li hai visti?”
“Non si vedeva bene. Dai Luca, andiamo via, questo posto non mi piace.”
“Andiamo! Torniamo domani.”
E vai di bici. Poi la sera, quando lo raccontai a mio padre mentre leggeva il giornale, mi consigliò solo di non tornare da quelle parti, senza aggiungere altro. Che mistero misterioso.


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