LA BEONA
Ricordo
che da bambino, mentre un giorno ero con mia madre, vidi in via
Pecorini una donna che camminava male, tutta storta. Nella mia
ingenuità chiesi:
“Mamma,
perché quella signora cammina strana?”
“Niente,
niente. Vieni, andiamo via!”
Combinazione
qualche mese dopo, uscendo con una mia vecchia zia, rividi la stessa
donna. Una vera combinazione, era una che non si vedeva molto
in giro (chissà dov’è finita). Anche quel giorno camminava strana
per cui ripetei la stessa domanda a mia zia.
Mia
zia veneta dopo uno sguardo rispose ridendo: “Xè una beona” (è
una ubriacona).
Da
bambino mi stupii molto ma da adulto mi sono reso conto che quello
dell’alcool è una vera piaga. Nascosta ma molto diffusa.
Con
una sostanziale differenza, il cui perché non ho mai capito
esattamente: mentre gli uomini sono “bevitori sociali” e si
ubriacano in compagnia fino a esagerare, le donne quando sono sole,
tristi o disperate spesso cedono all’alcool ma sempre di nascosto,
tra le mura di casa. Quante lacrime piegate al tavolo sulle braccia.
Vorrei
entrare come un fantasma in quelle case, vuotare le bottiglie nel
lavandino e spezzare tutti i bicchieri.
Adesso
quando vado a casa di una amica e noto che nel frigo tiene bottiglie
di vino o liquore, mi scatta sempre dentro un campanellino d’allarme.
“Come
mai queste bottiglie in frigo?”
“E’
per quando vengono gli ospiti.”
“Ma
se dici che non viene mai nessuno!”
“Eh,
non si sa mai...”
Non
si sa mai… poi le guardo negli occhi, ma le donne sono abilissime a
dissimulare i sentimenti.
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