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sabato 23 novembre 2019


PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO?

Perché non mi hai detto che a casa tua non avevi il riscaldamento?
Perché non mi hai mai detto che te la passavi così male?
Qualcosa avevo intuito, ma pensavo che almeno avessi il minimo.
Cazzo, quanto mi sono sentito in colpa per averti mandato a casa tua quel weekend di novembre, al freddo e al gelo.

Ti vergognavi di esserti ridotto così all’osso, eri povero e orgoglioso, combinazione letale.
Ero io che dovevo morire, cazzo, non tu, ero io che ero stato male in ospedale.
Ti sei lasciato andare. No, non è così che si fa.
Dopo la tua scomparsa sono andato a controllare le medicine. Erano intatte, non le prendevi neanche. E non me ne ero accorto, idiota che sono.

Ecco perché eri contento di stare da me, non solo mi aiutavi e guadagnavi qualcosina, ma potevi anche trovare una casa calda, pulita, in frigo qualcosa da mangiare.
Sei stato abile a nascondere a tutti quanto eri disperato. Qualcosa avevo capito, lo ridico, ma non immaginavo una voragine così profonda. Da quanto tempo andava avanti questa storia?
Neanche i soldi per riparare la adorata Vespa avevi, te li ho offerti ma con una scusa hai rifiutato. E adesso ho un modellino di Vespa sulla scrivania e ogni volta che lo guardo mi vieni in mente.
E in frigo tengo sempre la spuma Bracco, che era buona ci piaceva e costava poco.

Non va bene essere così orgogliosi, non ci si può lasciare andare. Anch’io a volte sono tentato di farlo, poi ti ricordo e vedo che mi fai segno di no, “non fare come me”.
Una amica per consolarmi della tua perdita mi disse: “consolati, gli ultimi tre mesi della sua vita li ha trascorsi bene, non era più in ristrettezze. Non era più solo. Era al caldo e in compagnia. Gli hai dato quelle cose che non ha mai avuto.”
Ma avrei voluto fare di più, avrei voluto salvarlo. E adesso non c’è più tempo.





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