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martedì 5 novembre 2019

ONDA DI PAURA

A differenza delle altre, questa nota ha una data molto precisa, il 6 maggio 1976. Posso indicare addirittura l’ora, le 21.00.12 esatte.
Avevo 15 anni e stavo leggendo tranquillo nel salotto di casa, quando sentii qualcuno toccarmi la sedia. Strano, in giro non c’era nessuno. Alzai gli occhi e vidi il lampadario dondolare.
“Il terremoto!” gridò mia sorella. Io rimasi immobile al tavolo, sentivo la terra rombare sotto i piedi bnrrrrr, furono 30 secondi lunghissimi.

Combinazione mia madre era al telefono con mia nonna, che abitando al 7° piano sentiva il terremoto molto più di noi al piano rialzato. Mia nonna ebbe un attacco di panico e mia madre cercò di calmarla al telefono.
Udii la famiglia dei miei vicini precipitarsi giù per le scale. Quella notte molti dormirono in macchina.

Una ondata di paura aveva fatto ondeggiare tutto il quartiere. Ma Milano non è in zona sismica, si appoggia su un sabbione che assorbe le onde d’urto. Ci doveva essere stato un terremoto fortissimo da qualche parte, ma dove?

Il giorno dopo venne rivelato il posto: Friuli, verso Udine, quasi 1.000 morti. Ricordo al telegiornale immagini di devastazione e dolore. Ero sgomento.
Anche di un altra cosa ho un ricordo netto: sentivo poca gente lamentarsi. Incredibile, già pensavano a ricostruire. “Prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese.”
Fu la prima volta che mi accorsi del carattere dei friulani. Gente con la capoccia dura, durissima, gran bevitori e grandissimi lavoratori. Se ad un muratore friulano dici di presentarsi alle 4 della mattina, a quell’ora è lì e sbuffa per iniziare.


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