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martedì 26 novembre 2019

RADICI E CICATRICI DI QUARTIERE
Quando nasciamo siamo tutti belli e senza un graffio. Lisci e nuovi come dovrebbe essere.
Ma dopo più di 20 anni passati nel quartiere posso dire che mi è rimasto addosso qualcosa di particolare? Da quale segno si nota che vengo dalla periferia del Forlanini?
Mi accorgo che agli estranei presento tatuaggi invisibili ma inequivocabili.
1.LA PARLATA di questa ci si accorge subito e l’hanno notato in tanti. Basta che apro bocca e subito si capisce da dove vengo. “Ah da Milano. Ma sei proprio di Milano Milano?” I dubbi nascevano dal fatto che ogni tanto infilavo dentro parole non proprio lombarde. Vale anche al contrario: si può dire che i dialetti d’Italia li conosca e li capisca in gran parte. Eh sì, il mio quartiere era molto variegato .
2.VIVERE IN PERIFERIA. Io non sono nato in centro e non mi sembrerebbe una vergogna. Ho sempre detestato, anche da ragazzino, chi si faceva vanto della sua “milanesità” ribadendo nobili origini: “mi sun de Porta Cecca”, “io vengo dai Bastioni”, “Ho una zia che abita in Piazza San Babila”, “Sabato siamo andati alla Rinascente, e tu?” Io no, sono andato al super di Piazza Ovidio, ma anche se ci metto un’ora per andare in Piazza Duomo e abito vicino alla Tangenziale Est sono milanese come voi.
3.LA MALAVITA: chi abita in periferia sa fin da bambino che c’è una cosa che si chiama Malavita. Non lo scopre, fa parte del quartiere e di conseguenza della vita. Si gira sempre con l’occhio vigile. Di quanto mi fosse utile me ne sono accorto dopo lavorando in Tribunale, non facevo alcuno sforzo per immedesimarmi in certi tipi, sapevo come la pensavano e da cosa difendermi. Non ero certo il ragazzo ricco che scopre con stupore che c’è il male nel mondo o quello che viene dal paese e ha timore del forestiero.
4.LA PICCOLA BELLEZZA. La mia idea di felicità noto che è proprio da periferia, molto lontana da certe visioni hollywoodiane. Non mi piacciono le grandi feste, i ricevimenti mi annoiano, la campagna è monotona, il mare e la montagna anche se belli poi non vedo l’ora di tornare… Però mi piace la nebbia, la mostarda con il lesso, il vino buono, il rumore dei bambini nei campi gioco, il fiume di macchine, gli aerei che decollano, vedere le montagne, il sapore del minestrone freddo, la concretezza, le piccole chiese. Queste cose mi riempiono il cuore, mi fanno più felice di tanti onori e fanno parte delle mie radici.
Ecco aspetti di me da cui capisci subito le mie origini. E’ evidente per esempio agli occhi altrui che non facevo certo parte di una elite ricca e nobile ma nemmeno provenivo da una fascia poverissima e arretrata.
Sono un esponente della middle class meneghina degli anni 60/70 insomma, ma quella medio bassa non certo la borghesia raffinata. Non c’è proprio da vergognarsi, non ci provare, sono le mie radici.
Specchio specchio delle mie brame, da dove viene questo ragazzo del reame?


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