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venerdì 28 aprile 2023

CHI AVRESTI VOLUTO ESSERE?

Desideravo essere Ismaele, il ragazzo che si è imbarcato come mozzo sulla nave baleniera Pequod, quella che poi andrà a caccia di Moby Dick, la balena bianca.

Nell’800 si andava a caccia delle pregiatissime balene così, il marinaio sul pennone più alto avvistava la balena e gridava “Laggiù! Soffia!”. Subito partivano scialuppe piene di tatuatissimi rampionieri e cattivi cacciatori. Un inseguimento che poteva durare giorni e molto pericoloso (una balena inkzata sono mazzi amari, come è bene descritto nel romanzo) ma l’olio di balena era talmente richiesto che ne valeva economicamente la pena. La caccia è stata serrata e in un secolo abbiamo portato le balene quasi all’estinzione.

Oggi sarebbe un romanzo politicamente scorretto, non lo farebbero nemmeno uscire, la sensibilità verso i cetacei è cambiata per tanti motivi. Comunque, anche se oggi questo "libro malvagio" è ritenuto un capolavoro, all’epoca fu un clamoroso fiasco. Era basato su una esperienza personale essendosi il giovane Melville veramente imbarcato da giovane come mozzo su una baleniera. Sapeva bene di cosa si parlava.

Perché è naturalmente ai giovani, da che mondo è mondo, che si danno i compiti più sgradevoli. Nel suo caso quello di arrampicarsi sul pennone più alto per scrutare l’oceano. Un lavoro noioso, solitario, al vento tagliente o al sole cocente, diamolo al giovane mozzo.

Pericoloso però affidare un compito così delicato ad un ragazzo sognatore, come era il giovane Melville o come sarei stato io. Entrambi affascinati dall’ignoto, dall’infinito, perdersi guardando dal punto più alto l’Oceano, tramonti infiniti sul mare, l’acqua cambiare il colore, così vicino alle nuvole da toccarle. Il pensiero si perdeva, l’immaginazione volava.

Così avrei voluto fare io. E poi scrutare il mare e urlare “Laggiù! Soffia!”

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