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lunedì 7 febbraio 2022

CHI HA CERCATO DI SALVARE GLI EBREI

Anni fa mi recai a Gerusalemme e chi va in quella città non può esimersi dal visitare uno dei musei più famosi del mondo, lo Yad Vashem, il museo dedicato all’Olocausto. Già il museo ha una forma particolare, non è dentro un palazzo antico come di solito in Italia. E’ di foggia moderna e raffigura una sorta di enorme spada che cerca di tagliare in due una montagna.

Simbolicamente simbolico, già dalla forma si intuisce che questo non è un luogo di pace. Lo Yad Vashem è il secondo luogo più visitato di Israele dopo il Muro del Pianto ed entrando dentro a causa della sua forma triangolare si ha una visione particolare.

Essendo stato dedicato ad una tragedia mostruosa, il tentato genocidio del popolo ebraico da parte di Hitler, non riesco e neanche voglio riassumere la visita. Provavo un senso di solitudine profonda mentre mi raccontavano la scomparsa di intere comunità. Di alcuni paesi è rimasto solo il nome. E’ vero, sono stati lasciati soli dal mondo. "Eppure il mondo sapeva benissimo cosa stavano combinando i nazisti", dice la nostra guida.

I "buoni" che hanno difeso il popolo ebreo sono pochissimi, nelle varie stanze del museo ce n'è per tutti. Quanto rancore devono avere dentro, penso. Giustificato ma deve essere insopportabile. C'è pure un cartello che descrive l'atteggiamento di sostanziale silenzio di Papa Pio XII. Un vescovo, invitato all'inaugurazione del museo, ne venne a conoscenza e minacciò: "O levate il cartello o non vengo!". Il cartello è rimasto. "Noi israeliani non dimentichiamo. E, a differenza di voi cattolici, non perdoniamo".

Gli unici "buoni" ricordati in un settore ahimè piccolino sono la Danimarca (che una notte di guerra prese tutti i suoi ebrei e li salvò portandoli nella neutrale Svezia), poi il governo bulgaro (che rifiutò di applicare le leggi razziali) e, uditeudite, il popolo italiano (NON il governo italiano), che ha dato tante e tali prove di solidarietà che gli è stato riconosciuto questo status. E c’è molto altro in questo museo, che non voglio banalizzare con una descrizione. “ E se non piangi, di che pianger suoli?

Usciamo alla luce accecante del sole con il cuore colmo. Ho la gola secca. Prima di andare alla prossima meta vorrei almeno prendere una coca cola fresca al bar del museo ma la guida mi blocca con la mano, il tono e gli occhi sono cortesi ma fermi. Il gestore del bar una volta ha trattato malissimo suo fratello, e lui non ha dimenticato. Prenderò da bere fuori. Gli israeliani non perdonano

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