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giovedì 3 febbraio 2022

QUAL E' STATA LA PIU STRANA ESPERIENZA NELL'ATTRAVERSARE UN CONFINE TRA DUE STATI

Quando con il treno della Transiberiana ho attraversato la frontiera Mongolia Cina.

Ricordo che alle 19.00 di sera il nostro treno, partito da Ulan Bator (capitale della Mongolia) e dopo aver attraversato il Deserto dei Gobi, finalmente arrivò alla frontiera mongolo-cinese.

Arrivare qui è stata una avventura. E’ agosto e fa caldissimo, siamo sudati e stanchi ma il treno è fermo e bisogna aspettare con mutismo e rassegnazione. Tra Mongolia e Cina si sa che non corre buon sangue, che succederà?

All’improvviso arriva la poliziotta mongola a ritirarci i passaporti “please, passports”. Insieme a lei ci sono soldati con gli scarponi e cagnetti che annusano da tutte le parti. Dopo mezzora di attesa ritorna la poliziotta a ridarci i passaporti con un gesto secco. Il treno riparte ma si ferma quasi subito a Erlian, il confine cinese.

Anche qui sale una poliziotta cinese (sempre donne, chissà perché) che rifà la solita trafila e come al solito è il passaporto di mio figlio, che ha una foto risalente al 2004 in cui è ancora 12enne (adesso ne ha 20), a destare perplessità. La poliziotta in uniforme impeccabile e occhi di ghiaccio gli dice senza ironia in ottimo inglese “You are very changed”. Provo una sensazione non bella, come se stessi sfiorando un pericolo grandissimo che decide di lasciarmi passare. Qui la Polizia fa paura.

Dopo questi controlli il treno resta fermo per altre due ore a cambiare... le ruote! E qui bisogna dare una spiegazione. I paranoici russi avevano adottato uno scartamento diverso dal resto del mondo per non essere invasi via treno, di conseguenza OGNI vagone deve essere sollevato, bisogna smontare le ruote e metterne di nuove. Non capisco perché non fanno scendere tutti e salire su un altro treno ma preferiscono in questo modo cambiare le ruote di ogni vagone.

Detta così sembra facile ma sono state due ore notturne di martellamenti, operai che gridavano, vagone che aveva dei sobbalzi pazzeschi e rumori di metalli che sbattono. E questo per ogni vagone del treno. Io resto nella mia cuccetta a leggere e improvvisamente sento uno stridore acutissimo di metallo e il mio vagone che viene SOLLEVATO da una mano gigantesca e ricade subito dopo. Che impressione sentirsi per aria su un treno, non penso che la proverò mai più.

Dall’alto guardiamo gli operai che si affannano sotto il vagone e che martellano le rotaie del treno, è pericoloso e dantesco. Hanno impiegato comunque solo due ore, il che fa capire come questo delicatissimo lavoro di ingegneria sia diventato quasi routine, ma routine proprio non sembra.

Ripartiamo. Siamo in Cina dunque. Lo si capisce da tanti segni che non è più la povera Mongolia. Ogni vagone ha due arcigni inservienti cinesi in uniforme militare, che quando ci vedono si informano curiosi da dove veniamo. Italia. Ah, Italia! Noto il vuoto nei loro occhi, probabilmente manco sanno che esiste..

Mi ha ricordato quella barzelletta in cui un cinese dice all’altro: Lo sai che ci hanno invaso gli italiani?, e l’altro risponde: Ah sì, e in che albergo stanno? Siamo difatti gli unici occidentali nel vagone, gli altri son tutti cinesi!

Mentre giochiamo a carte, passa un cinese a darci i ticket per colazione e mensa (che organizzazione!) e ridendo fa dei gesti a mio figlio, che non capisce. Gli spiego io "dice che ti devi far la barba, barbún!". Noto che c’è un bambino cinese incuriosito che, cercando di non farsi vedere, ci spia in silenzio da dietro il vetro. Dobbiamo sembrare proprio strani, mi sento osservato. Così pelosi in un paese di persone lisce, mi sa che sembriamo una sorta di yeti in libera uscita. Siamo noi i diversi. Testa alta.

Intanto io guardo la Cina dal finestrino. Si vede che siamo entrati in un paese ricco: edifici più robusti, strade più curate, campi coltivati. Come passare dalla povera Polonia alla ricca Germania.

Con rammarico arriva la notte. Con rammarico perché perderemo la Grande Muraglia che supereremo nel sonno. Così, sfrecciando il confine Mongolia - Cina ci addormentiamo. Gengis Khan ha sterminato milioni di persone per attraversarla, io l'ho fatto sognando.

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