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martedì 3 dicembre 2019

C’ERA UN RAGAZZINO
Una volta c’era un ragazzino che abitava al pianterreno della scala G in Pecorini 4. Di cognome la famiglia faceva Agnello ma non ricordo più il suo nome, forse qualcuno qui dentro ci riesce. Sono sincero, non mi stava molto simpatico.
Ci dividevano pochissimi anni ma non facevamo per fortuna parte dello stesso gruppetto: era uno di quei bambini piccoletti e con la parolaccia pronta, sempre pronti a prendere in giro chi è timido e con gli occhiali (quelli che somigliavano a me, insomma).
A 12 anni morì annegato in circostanze mai chiarite, mentre era in piscina con la Parrocchia. Don Angelo pagò per tutti e venne allontanato.
Era stata una disgrazia, non si dicono i particolari ai bambini. Ho cercato notizie su internet ma non ho trovato nulla.
Ricordo il mio stupore di allora. Fu una delle prime volte che venni bruscamente a contatto con la realtà della morte, sicuramente fu la prima in cui capii che poteva colpire anche giovani come me.
Dai testi scientifici poi ho imparato che 12 anni è l’età in cui si muore di meno. Quando lo studiavo pensavo sempre a quel ragazzo. La vita è strana.
Ai tempi, dopo essere sceso dalla fermata della 45 lì vicino, andando verso casa passavo davanti alla sua finestra da cui non poteva affacciarsi più. Recitavo tra me e me sempre una preghierina (ai tempi credevo ancora), una abitudine silenziosa che ho mantenuto per anni.
Ancora oggi lo ricordo, insieme a quelli che ho conosciuto e che non ci sono più. Tante strade mi evocano qualcosa, ho una sorta di mappa nel cuore.


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