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martedì 16 maggio 2017

LE FARFALLE E LA BAMBINA

“Ciao Vanessa, cielo azzurro. Da quando ti ho vista planare sull’erba non vedevo l’ora di svolazzarti intorno. Dove stai andando?”
“Sto volando tra le foglie del bosco, tra gli alberi stretti della foresta, sopra i campi tra i fiori. Bianca dalle ali bianche, vento dolce e senza pioggia, che danza elegante la tua mentre ti avvicinavi. Sei di ritorno dal tuo solito turno di notte?”
“Certo. Io sono l’amante delle camere da letto, entro di notte e guardo gli amanti sognare abbracciati. Bado che nessun insetto disturbi i loro sogni. Un lavoro solitario, siamo io e la luna, le mie ali sono bianche come lei. Ora però è arrivato un nuovo sole e ho finito, stavo giusto andando a riposare nel mio albero. Ma prima di riposare, raccontami qualcosa per i miei sogni.”
“Hai sentito di quella bambina che inseguendo una di noi è caduta in una buca?”
“E che problema c’è, apre le ali e vola via. Anche a me una volta è capitato che il vento mi risucchiasse in una buca. Ma poi ho atteso che terminasse e sono ritornata alla luce.”
“Bianca, gli umani non hanno le ali.”
“Ah è vero, Mai piaciuti i bambini. Sono goffi. Mi ricordo ancora di quando un gruppetto di loro strappò le ali ad un mio amico e poi ridevano mentre girava sul sasso. Disgraziati.”
“Ma quella bambina io la conosco, non ha colpa.”
“E allora? Che possiamo fare?”
“Andiamo a prestargli le nostre.”
“Vanessa, non saranno sufficienti, gli umani pesano troppo.”
“Non ha importanza. Ti ricordi quello che dice sempre il Grillo alle piccole farfalline: “non fare niente è un errore quando puoi fare poco”. Penso valga anche per noi.”
“Andiamo allora, qualcosa faremo. Dov’è la bambina?”
“E’ qui vicina. Seguimi Bianca, andiamo.”

“Siamo vicine. Eccola, la sento. Poverina.”
“Vanessa, tu la vedi?”
“Sì, ora sì. Le basterebbe poco, la buca non è profonda, esci bambina mia.”
“E’ proprio piccola, piange e sta tremando dal freddo, ha i brividi. Non è ancora arrivato nessuno per aiutarla. Ma noi cosa possiamo fare? Sapevo che eravamo venute per nulla.”
“Diamole quello che abbiamo, Bianca, un poco della polverina delle ali, forse imparerà a volare. Strofiniamoci le alette, da qui in alto della polverina le cadrà sui capelli.”
“Forza, diamole coraggio. Ecco…ahi Vanessa, mi sa che non serve a niente, la bimba continua a piangere.”
“Aspetta, forse si sente sola e le manca il coraggio. Sento che prova molto dolore. E se scendiamo giù da lei e balliamo per lei?”
“Sicura sia una buona idea?”
“Proviamo, non temere. Dai Bianca, vieni con me. Bambina…bambina, non piangere siamo qui per aiutarti.”
“E’ inutile, non ti ascolta. E’ chiusa nel suo vestitino, non ti guarda nemmeno.”
“Bambina? Bambina? Vieni Bianca, balliamo intorno a lei, davanti a lei. Balliamo!”
“Guarda, Vanessa, ha aperto gli occhi e ci sta guardando ballare!”
“Forza bambina, riprendi coraggio, la tua vita è bella. Guardaci bambina, stiamo danzando per te. Non hai le ali ma hai le mani. Bambina, inseguendo una di noi sei finita qui ma noi ti tireremo fuori. Non è brutto essere così piccine, guardaci.”
“Guarda Vanessa! Ha capito che deve cavarsela da sola! Si sta arrampicando sulle pareti!”
“Continuiamo a ballare, forza bambina!”
“E’ fuori, è fuori! Vanessa, ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!”
“Avevano proprio ragione, non fare niente è un errore se puoi fare poco! Addio bambina, ricordati di noi.”



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