LE FARFALLE E LA BAMBINA
“Ciao
Vanessa, cielo azzurro. Da quando ti ho vista planare sull’erba non vedevo
l’ora di svolazzarti intorno. Dove stai andando?”
“Sto volando tra le foglie
del bosco, tra gli alberi stretti della foresta, sopra i campi tra i fiori. Bianca dalle ali bianche, vento
dolce e senza pioggia, che danza elegante la tua mentre ti avvicinavi. Sei di ritorno
dal tuo solito turno di notte?”
“Certo.
Io sono l’amante delle camere da letto, entro di notte e guardo gli amanti
sognare abbracciati. Bado che nessun insetto disturbi i loro sogni. Un lavoro
solitario, siamo io e la luna, le mie ali sono bianche come lei. Ora però è
arrivato un nuovo sole e ho finito, stavo giusto andando a riposare nel mio
albero. Ma prima di riposare, raccontami qualcosa per i miei sogni.”
“Hai
sentito di quella bambina che inseguendo una di noi è caduta in una buca?”
“E
che problema c’è, apre le ali e vola via. Anche a me una volta è capitato che il
vento mi risucchiasse in una buca. Ma poi ho atteso che terminasse e sono
ritornata alla luce.”
“Bianca,
gli umani non hanno le ali.”
“Ah
è vero, Mai piaciuti i bambini. Sono goffi. Mi ricordo ancora di quando un
gruppetto di loro strappò le ali ad un mio amico e poi ridevano mentre girava
sul sasso. Disgraziati.”
“Ma
quella bambina io la conosco, non ha colpa.”
“E
allora? Che possiamo fare?”
“Andiamo
a prestargli le nostre.”
“Vanessa,
non saranno sufficienti, gli umani pesano troppo.”
“Non
ha importanza. Ti ricordi quello che dice sempre il Grillo alle piccole
farfalline: “non fare niente è un errore quando puoi fare poco”. Penso valga
anche per noi.”
“Andiamo
allora, qualcosa faremo. Dov’è la bambina?”
“E’
qui vicina. Seguimi Bianca, andiamo.”
“Siamo
vicine. Eccola, la sento. Poverina.”
“Vanessa,
tu la vedi?”
“Sì,
ora sì. Le basterebbe poco, la buca non è profonda, esci bambina mia.”
“E’
proprio piccola, piange e sta tremando dal freddo, ha i brividi. Non è ancora
arrivato nessuno per aiutarla. Ma noi cosa possiamo fare? Sapevo che eravamo
venute per nulla.”
“Diamole
quello che abbiamo, Bianca, un poco della polverina delle ali, forse imparerà a
volare. Strofiniamoci le alette, da qui in alto della polverina le cadrà sui
capelli.”
“Forza,
diamole coraggio. Ecco…ahi Vanessa, mi sa che non serve a niente, la bimba continua
a piangere.”
“Aspetta,
forse si sente sola e le manca il coraggio. Sento che prova molto dolore. E se
scendiamo giù da lei e balliamo per lei?”
“Sicura
sia una buona idea?”
“Proviamo,
non temere. Dai Bianca, vieni con me. Bambina…bambina, non piangere siamo qui
per aiutarti.”
“E’
inutile, non ti ascolta. E’ chiusa nel suo vestitino, non ti guarda nemmeno.”
“Bambina?
Bambina? Vieni Bianca, balliamo intorno a lei, davanti a lei. Balliamo!”
“Guarda,
Vanessa, ha aperto gli occhi e ci sta guardando ballare!”
“Forza
bambina, riprendi coraggio, la tua vita è bella. Guardaci bambina, stiamo
danzando per te. Non hai le ali ma hai le mani. Bambina, inseguendo una di noi
sei finita qui ma noi ti tireremo fuori. Non è brutto essere così piccine,
guardaci.”
“Guarda
Vanessa! Ha capito che deve cavarsela da sola! Si sta arrampicando sulle
pareti!”
“Continuiamo
a ballare, forza bambina!”
“E’
fuori, è fuori! Vanessa, ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!”
“Avevano
proprio ragione, non fare niente è un errore se puoi fare poco! Addio bambina,
ricordati di noi.”
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