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martedì 30 maggio 2017

EROINA
“Gente, questa droga sta rompendo ufficialmente i coglioni.”
“Non dirlo a me. E’ una vita che ci combatto. Nella mia generazione è passata come un’onda malvagia e qualcuno ci è rimasto sotto. Quanti amici del quartiere che ho perso.”
“Ma proprio non si può fare niente?”
“Molto poco dal mio punto di vista, quello della psicoterapia individuale. Cento anni di tentativi e fallimenti purtroppo qualcosa hanno insegnato. La psicoterapia non risolve. Si è visto che per trattare i tossici c’è solo una cosa che funziona e neanche sempre.”
“Sarebbe?”
“Una buona comunità. Regole regole regole. Se c’è una possibilità di recupero è lì che si trova.”
“Sei sicuro di questo? Non sempre mi sono arrivate buone notizie da questi posti.”
“Purtroppo sì, son ragionevolmente sicuro. Sarei contento di essere smentito ma questa è la mia esperienza. La comunità è l’unico intervento efficace. Chi comunque non mi crede ci provi e buona fortuna.”
“Ma perché è così difficile liberarsi dall’eroina?”
“Non sono un esperto ma direi per gli stessi due motivi per cui uno ci è cascato. Il primo è quasi ovvio, la dipendenza chimica dalla sostanza. L’eroina ha una capacità di “uncinamento”, come si dice in gergo, altissima. Chi la prova fatalmente ci ritorna.”
“Perché?”
“Soprattutto all’inizio, il flash che ti da l’eroina è una sensazione molto bella, sono tutti concordi su questo. L’eroina non è solo brutta, chi lo dice mente. Con lei si raggiunge una sorta di estasi. Molto più intenso dell’orgasmo sessuale, per intenderci.”
“Detta così, il paradiso sarà un lungo flash di eroina. Ma allora non è così brutta.”
“E invece lo è. Lo diventa presto. Entri in un circolo diabolico terribile, di dipendenza. Sempre di più, sempre di più. Guarda gli eroinomani che conosci, non dico altro. E poi, secondo punto, i tossici scordano che c’è qualcosa di ancora più bello dell’eroina.”
“E cos’è?”
“Ti racconto una storia. Il 20% dei soldati americani durante la guerra in Vietnam negli anni ’60 faceva uso di eroina. Inevitabile date le circostanze, ma questo destava molta preoccupazione. A conflitto finito qualcuno ipotizzava orde di tossicomani reduci che si sarebbero aggirati per gli USA… e invece sorpresa!!”
“Che successe?”
“Solo il 5% rimase tale, tutti gli altri si disintossicarono da soli.”
“Ma non hai detto prima che non era possibile?”
“E difatti non lo è ma a questi veterani successe qualcosa di speciale, che agli altri tossici non accade.”
“Del tipo?”
“Finito il conflitto ritornarono nelle loro famiglie e dai loro amici, circondati dall’affetto di tutti quelli che li avevano aspettati. Ristabilirono presto intense connessioni sociali e non sentirono più il bisogno dell’eroina, che abbandonarono. Ed è stato un risultato che si è notato altre volte.”
“Ma come è possibile? E la dipendenza?”
“La dipendenza è anche il frutto della solitudine e dell’isolamento. Anche. Per questo le comunità aiutano. Siamo animali sociali, quando ci sentiamo soli riempiamo questo vuoto con una dipendenza (alcool, porno, droga, gioco d’azzardo etc). Non è solo la droga a creare dipendenza.”
“Ma allora, per rispondere alla domanda iniziale, cosa causa la dipendenza da eroina?”
“Non solo l’eroina stessa ma anche la mancanza di rapporti umani. Coltiviamo i veri legami affettivi, nutriamo con questi i bambini, non solo con il latte. Purtroppo nella società attuale…vabbè, per ora non ampliamo troppo il discorso.”
“Alla fine dunque, se è come dici tu, la miglior droga restano la lucidità e l’amore. Detta così sembra una frase da baci Perugina. Fosse così semplice!”
“Forse da solo l’amore vero non basta ma non banalizziamolo mai, non deridiamolo. Io sono convinto che è quello che alla fine ci salverà. Guai se mancano queste buone connessioni. Questa è la mia esperienza.”

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