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lunedì 8 maggio 2017

IL FIGLIO DEL MAGISTRATO
Il Presidente del Tribunale dove ho lavorato era un anziano magistrato che, oltre ad essere preparatissimo, aveva l’autentico phisique-du-role del giudice buono così come lo immaginiamo: alto, capelli bianchi, sguardo austero, sempre vestito impeccabile e con una gran pazienza. Un vero galantuomo e anche nei rapporti sociali più informali era così, mai una parola di troppo. Ho imparato molto osservandolo.
Per inciso, si capiva che era pure uno degli uomini più potenti d’Italia. Bastava alzasse il telefono e tutti scattavano, intervistato ogni settimana e invitato spesso in tv. Sono passati parecchi anni e ora è in pensione, chi è del settore ha capito bene di chi sto parlando.
Suo figlio aveva deciso di seguirne le orme e, dopo la laurea in legge, tentare il concorso in magistratura. Per chi non lo sapesse, l’esame per diventare magistrato è il più difficile che c’è oggi in Italia. Si può dare solo due volte ed entro una certa età, bisogna sapere tutto di tutti i codici e non sono ammesse lacune. Tutti i giudici con cui ho parlato mi hanno raccontato di aver trascorso la giovinezza in maniera monastica, studiavano e basta.
Questo ragazzo, dopo averlo tentato una prima volta, aveva deciso di darlo definitivamente. Essendo “suo” figlio, venne trattato coi guanti bianchi dalla commissione (cane non mangia cane) e, come prima domanda, gli venne chiesto con un sorriso dall’altrimenti severissimo capo della commissione come era strutturato il tribunale dove lavorava suo padre. Tutto in discesa, era fatta.
Ma il ragazzo fece scena muta. Muta. Sarebbe bastato dicesse “come mi ha insegnato mio padre…” e passava. Gli fece pagare tutto in una volta sola. Il capo della commissione provò in ogni modo di aggirare il suo mutismo ma non ci fu niente da fare, eppure se aveva superato lo scritto significava che studiare aveva studiato.
Niente, mutismo. Venne purtroppo bocciato e possiamo solo immaginare il clima che dopo c’era in quella casa, lo smacco del padre. Padre che per qualche mese fu inavvicinabile. Avvertenza generale: state lontani da un magistrato incazzato, fate un giro largo. Poi lentamente, dato che era un uomo intelligente, l’anziano magistrato si rese conto dei suoi errori e pubblicamente –incredibile dictu- dopo ammise che con i figli bisogna essere affettuosi, sempre, sempre.
Orbene, io non ho mai conosciuto suo figlio, ma in ogni caso mi dispiace che quel ragazzo si sia rovinato la vita per fare un dispetto al padre. A volte mi chiedo: cosa avrei potuto dirgli? Non mi viene in mente altro che via, via, scappa via. Fai la tua vita, renditi indipendente, esci dalla sua ombra. Ma vattene.

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