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mercoledì 31 maggio 2017

IL PRIMO MIRACOLO

Gesù Cristo aveva una personalità molto variegata, che sfugge a qualsiasi tentativo di semplificazione. Ma c’è un aspetto molto sottovalutato in lui che mi ha sempre fatto sorridere. Chissà se solo a me.

Gesù amava fare festa e divertirsi. Non era certo uno di quelli che vanno in giro musoni portando il cartello “Pentitevi!”. Come primo miracolo, per far notare al mondo che era arrivato, scelse durante le nozze di Cana di trasformare l’acqua in vino (e non il vino in acqua, come forse vorrebbero certi penitenti). Non rifiutava il piacere, come è normale per un ragazzo di 29 anni. Voleva che la gente avesse la pancia piena e allora moltiplicò pani e pesci. Se lo svegliavano impauriti perché c’era una tempesta apriva gli occhi e diceva ”perché mi svegliate e non mi lasciate dormire?”.

Sgridava Marta perché si affacendava in casa invece di rilassarsi e ascoltarlo, non disdegnava unguenti preziosi, non si faceva scrupolo di banchettare con “prostitute e pubblicani” (gli esattori delle tasse, categorie di persone non proprio ai massimi livelli). E come buon esempio portava un Samaritano, anche se ieri come oggi la Samaria è un postaccio evitato da tutti.

Non perdeva occasione per divertirsi e coinvolgere tutti insomma, pur mantenendo sempre una sua dignità. Non pensava certo solo ai bisogni dello spirito. Il suo messaggio era completo, comprendeva anche la gioia, il divertimento nel suo senso migliore. Non è difficile immaginarlo ridere durante i banchetti.

Ecco perché ho sempre trovato fuori posto gli inviti ascetici di molti suoi seguaci ad una rigida vita di mortificazione, alla sofferenza dello spirito e della carne. Eppure Gesù lo disse chiaro e più volte: “non voglio sacrifici ma misericordia”.

Ma alla gente piace sacrificarsi, soffrire. Che grande mistero. Un santo allegro è tollerato ma un Dio comico è quasi una bestemmia (anche se per me ha un grande senso dell’umorismo, paturnie mie).
Alla fine, lasciatemi dire una cosa. Peccato, veramente peccato che non esistano ritratti di Gesù. Per me era bello grassoccio e sorridente, oltre che carismatico e intelligente.



martedì 30 maggio 2017

POTY POTY
“Poty poty!”
“Cosa fai? Mi tocchi il culo?”
“E’ che me l’ero visto passare davanti!”
“Guarda che è roba tua, eh.”
“Lo so, amore, ma è stata una tentazione irresistibile. Uno è lì che sta facendo tranquillo colazione quando all’improvviso gli passa davanti un bel culo e che fa allora?”
“Che fa?”
“Il poty poty è fatale! E il primo caffè della giornata è ancora più delizioso.”
“Ma come fa a piacerti? Ho il culo grosso.”
“Ma che grosso e grosso! È normale e mI piace, mi piace assai e ne sono geloso. Altroché quei sederini che van di moda oggi tutti secchi, magri, piccolini.... Questo sì che è un signor culo! C’è da esserne orgogliosi.”
“Dici? E’ tipico della mia famiglia, mia nonna li chiamava i fianchi maremmani.”
“Ma che?”
“Maremmani. Sono caratteristici e inconfondibili nelle donne di queste parti.”
“Ah, un marchio di garanzia allora.”
“Eccerto. Forse non saranno tanto belli ma hanno un loro perché.”
“Scatenare la cupidigia negli uomini?”
“Ma no. Tra questi fianchi un bambino crescerà bello, pasciuto e comodo. Si troverà a suo agio e amerà per sempre la sua mamma.”
“Ah ecco perché mi son piaciuti da subito, sono utili all’umanità. Allora sai che ti dico?”
“Forza!”
“W i fianchi maremmani! Poty poty!"

VOLEVO RINGRAZIARE IL MIO PAPA’ E LA MIA MAMMA
“Amiche e amici telespettatori, alla fine di questo vibrante incontro possiamo dire questo: chi pensava di assistere ad una finale scontata si è dovuto ricredere! Con una serie incredibile di colpi e controcolpi nell’ultimo round, Tartaro è diventato il nuovo campione mondiale nella categoria dei pesi piuma, il cinturone è suo! Campione del mondo campione del mondo campione del mondo! Saliamo sul ring per salutarlo e raccogliere le sue prime impressioni….scusate scusate…è la Rai…scusate…eccoci che l’abbiamo raggiunto…è circondato dai suoi fedelissimi…Luca! Luca! Congratulazioni per la vittoria. Sei felice?”
“Fì.”
“Come ti senti?”
“Mi fa ale a faccia.”
“Forse è meglio se ti levi il paradenti, Luca, così ti sentiranno meglio.”
“Ah, fì. Sput!”
“Allora, raccontaci, quando hai capito di aver vinto?”
“Ah, ho vinto? Non avevo capito molto bene.”
“Sei Campione del Mondo! Hai tenuto alta la bandiera italiana! Sei stato bravissimo, il tuo avversario picchiava forte eh? Siamo orgogliosi di te, nessuno ti ha mai menato come lui!”
“No no la mia ex moglie mi picchiava più forte. Ragazzi che pugni aveva quella!”
“Ma c’è qualcuno che oggi vuoi ringraziare per avere raggiunto questa cima?”
“Volevo ringraziare il mio papà e la mia mamma che mi hanno fatto studiare il pugilato.”
“E poi? Dicci dicci…”
“C’è una persona che ha guardato l’incontro e voglio sapere dove sta. Lasciatemi andare! Andate via!”
“Resta con noi, abbiamo ancora due domande!”
“Andate via! SIMONAAA! SIMONAAA!”

https://www.youtube.com/watch?v=f-PzdcHQHKo


EROINA
“Gente, questa droga sta rompendo ufficialmente i coglioni.”
“Non dirlo a me. E’ una vita che ci combatto. Nella mia generazione è passata come un’onda malvagia e qualcuno ci è rimasto sotto. Quanti amici del quartiere che ho perso.”
“Ma proprio non si può fare niente?”
“Molto poco dal mio punto di vista, quello della psicoterapia individuale. Cento anni di tentativi e fallimenti purtroppo qualcosa hanno insegnato. La psicoterapia non risolve. Si è visto che per trattare i tossici c’è solo una cosa che funziona e neanche sempre.”
“Sarebbe?”
“Una buona comunità. Regole regole regole. Se c’è una possibilità di recupero è lì che si trova.”
“Sei sicuro di questo? Non sempre mi sono arrivate buone notizie da questi posti.”
“Purtroppo sì, son ragionevolmente sicuro. Sarei contento di essere smentito ma questa è la mia esperienza. La comunità è l’unico intervento efficace. Chi comunque non mi crede ci provi e buona fortuna.”
“Ma perché è così difficile liberarsi dall’eroina?”
“Non sono un esperto ma direi per gli stessi due motivi per cui uno ci è cascato. Il primo è quasi ovvio, la dipendenza chimica dalla sostanza. L’eroina ha una capacità di “uncinamento”, come si dice in gergo, altissima. Chi la prova fatalmente ci ritorna.”
“Perché?”
“Soprattutto all’inizio, il flash che ti da l’eroina è una sensazione molto bella, sono tutti concordi su questo. L’eroina non è solo brutta, chi lo dice mente. Con lei si raggiunge una sorta di estasi. Molto più intenso dell’orgasmo sessuale, per intenderci.”
“Detta così, il paradiso sarà un lungo flash di eroina. Ma allora non è così brutta.”
“E invece lo è. Lo diventa presto. Entri in un circolo diabolico terribile, di dipendenza. Sempre di più, sempre di più. Guarda gli eroinomani che conosci, non dico altro. E poi, secondo punto, i tossici scordano che c’è qualcosa di ancora più bello dell’eroina.”
“E cos’è?”
“Ti racconto una storia. Il 20% dei soldati americani durante la guerra in Vietnam negli anni ’60 faceva uso di eroina. Inevitabile date le circostanze, ma questo destava molta preoccupazione. A conflitto finito qualcuno ipotizzava orde di tossicomani reduci che si sarebbero aggirati per gli USA… e invece sorpresa!!”
“Che successe?”
“Solo il 5% rimase tale, tutti gli altri si disintossicarono da soli.”
“Ma non hai detto prima che non era possibile?”
“E difatti non lo è ma a questi veterani successe qualcosa di speciale, che agli altri tossici non accade.”
“Del tipo?”
“Finito il conflitto ritornarono nelle loro famiglie e dai loro amici, circondati dall’affetto di tutti quelli che li avevano aspettati. Ristabilirono presto intense connessioni sociali e non sentirono più il bisogno dell’eroina, che abbandonarono. Ed è stato un risultato che si è notato altre volte.”
“Ma come è possibile? E la dipendenza?”
“La dipendenza è anche il frutto della solitudine e dell’isolamento. Anche. Per questo le comunità aiutano. Siamo animali sociali, quando ci sentiamo soli riempiamo questo vuoto con una dipendenza (alcool, porno, droga, gioco d’azzardo etc). Non è solo la droga a creare dipendenza.”
“Ma allora, per rispondere alla domanda iniziale, cosa causa la dipendenza da eroina?”
“Non solo l’eroina stessa ma anche la mancanza di rapporti umani. Coltiviamo i veri legami affettivi, nutriamo con questi i bambini, non solo con il latte. Purtroppo nella società attuale…vabbè, per ora non ampliamo troppo il discorso.”
“Alla fine dunque, se è come dici tu, la miglior droga restano la lucidità e l’amore. Detta così sembra una frase da baci Perugina. Fosse così semplice!”
“Forse da solo l’amore vero non basta ma non banalizziamolo mai, non deridiamolo. Io sono convinto che è quello che alla fine ci salverà. Guai se mancano queste buone connessioni. Questa è la mia esperienza.”

giovedì 25 maggio 2017

ISAAC ASIMOV

Asimov (1920-1992) era talmente intelligente che nessun test riuscì mai a stabilire “quanto” lo fosse, li finiva tutti prima del tempo. E già con questo potrebbe risultare antipatico a tanti, ma a differenza di molti intelligentissimi e strambi, come l’ex scacchista Bobby Fisher, Kant o Newton, il Buon Dottore era anche una persona piacevole da incontrare, bonaria e a parere di tutti molto spiritosa. Grande scrittore di fantascienza e prolifico divulgatore (difatti Piero Angela si è ispirato chiaramente a lui), riusciva a spiegare concetti astrusi con una semplicità disarmante.

Insomma, era il mio Dio. Ho provato un senso vero di perdita quando è morto, per me era un faro nella notte. Quando ascoltate una citazione di Asimov drizzate le antenne, sono parole sempre illuminanti e non banali.

Per esempio riguardo alla Eugenetica, la possibilità di migliorare la razza umana attraverso selezioni o addirittura manipolazioni genetiche. Tema antico e delicatissimo, in ogni discussione prima o poi saltano sempre fuori il nazismo, l’aborto, il razzismo, le malattie, la disabilità etc e si finisce per bisticciare. E che due palle, tutti permalosi. Se volete litigare con qualcuno parlate di eugenetica, è un argomento che ho scoperto tira fuori il peggio nelle persone, sembra impossibile parlarne con pacatezza.

Orbene, ho scoperto che Asimov era paradossalmente favorevole, molto favorevole, agli esperimenti di eugenetica negli esseri umani. Anche se risultavano lunghi e dispendiosi bisognava farli, perché solo davanti al loro sicuro fallimento si sarebbe veramente capito che l’eugenetica per gli esseri umani non funziona, non può funzionare. I risultati saranno mediocri e non degni della vagonata di soldi, tempo, energie spesi. “Finché non ci provano non ci crederanno”.

E Asimov a questo punto avrebbe lanciato la sua proposta per impiegare le risorse in maniera certo più intelligente: invece di costruire da zero impiegando anni un super-ingegnere, un super-soldato, una super-chissà cosa, perché non fare un “raccolto” di quei giovani di talento che già esistono in questo mondo? Perché non passare al setaccio tutte le università del pianeta per scovare le menti migliori? Essendo figlio di “bottegai ebrei” Asimov aveva lottato per emergere e sapeva bene di cosa stava parlando.
Un “raccolto” ben fatto sarebbe stato rapido, intelligente ed economico, e avrebbe superato di gran lunga tutti le teorie e gli esperimenti di eugenetica nel mondo.

E io…leggendo queste parole del Good Doctor non potevo fare a meno di riflettere e pensare a mio figlio, che studia in una università lontana, alle difficoltà che sta passando e vorrei tanto ci fosse questo “raccolto” anche per lui.





mercoledì 24 maggio 2017

LA BELLA GIGOGIN
“Ma che robaccia stai ascoltando? Oddio ma che è?”
“E’ bellissima! E’ “La Bella Gigogin”, la più famosa canzone del Risorgimento italiano. Garibaldi, Cavour, l’unità d’Italia e quella roba lì.”
“Ah una canzone fresca. Luca, sempre sul pezzo e solo novità da te.”
“C’è poco da fare la spiritosa, cara la mia giovinotta. I nostri nonni la sapevano a memoria e la cantavano ad ogni ricorrenza. E anche se non sono state tutte rose e fiori e spesso è stata una forzatura, se oggi l’Italia è una nazione lo si deve anche a questa canzone. A quei tempi l’Italia era un sogno. Dei ragazzi sono morti cantando La bella Gigogin. Sempre grande rispetto.”
“Bel risultato questa Italia. Ma cos’è, un brano sulla guerra?”
“Solo in apparenza. In teoria sì, la cantavano i soldati in marcia. In realtà si trattava di una canzone d’amore dedicata alla bella Gigogin.”
“E chi era?”
“Non si è mai saputo con esattezza. Forse una ragazza piemontese che andava a spasso col suo Spingìn, il fidanzato.”
“Spingìn?”
“Non so perché lo chiamassero così, forse una allusione a qualcosa che non capisco.”
“Lo capisco io, lo capisco. Mi sembra molto maliziosa come canzone.”
“In effetti in alcuni passaggi lo è. Per esempio la strofa in cui dice “Le baciai il bel musetto, lei mi disse Oh mio diletto là più in basso in quel boschetto anderemo a riposar”.”
“Ahahah a riposar!”
“Un evidente doppio senso. Conta anche l’anno in cui è uscito questo brano, 1858. Era addirittura troppo esplicito per i tempi ma dava la giusta carica ai soldatini. E l’entusiasmo non si smorza.”
“Non pensavo che una volta si potessero cantare queste cose.”
“Ah se desse la carica anche a me! Per questo l’ascoltavo.”
“Tesoro, andiamo a riposare adesso.”
“Subito. Una volta sapevano bene che corde far vibrare. E alla fine, è il pelo che ha tirato Garibaldi!”
I Gufi sono stati un gruppo musicale italiano, dialettale milanese e cabarettistico, formatosi nel 1964 e scioltosi nel 1969, eccezion fatta per una breve re...
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martedì 23 maggio 2017

UN DOLCISSIMO RICORDO

Ho un dolcissimo ricordo legato a zia Rosa. Quando penso a lei, che da bambino fu così importante per me, è una delle prime immagini che mi vengono in mente e che mi scalda il cuore. Più vado avanti con gli anni più queste, che non sembravano, sono le cose fondamentali.
Eppure più che un ricordo è un frammento, una immagine che ho percepito a 10 anni, 11 o giù di lì, quando pensavo di avere idee più importanti per la testa. La vita premeva ed ero in piena crescita.

Mentre un pomeriggio stavo per uscire a giocare a pallone, passai per caso davanti alla stanza dove zia Rosa stava stirando. Con la coda dell’occhio vidi anche mia sorella seduta davanti a lei. Stavano parlando tranquillamente, mia sorella chiedeva e mia zia rispondeva in modo bonario, come spesso fanno le zie. Non ho capito bene di cosa parlassero e manco mi interessava, dovevo uscire.
L’immagine durò un attimo però mi rimase dentro. Capivo confusamente che avevo colto un momento speciale. Chissà cosa si stavano dicendo. Certo qualcosa di segreto, di intimo che non dovevo disturbare (questo già lo capivo). Forse mia sorella le stava raccontando di un suo innamoramento e chiedeva consiglio alla zia o magari l’argomento era un altro. Il mistero del mondo femminile per me è iniziato quel giorno.
Rimane un dolce ricordo, l’immagine di due donne che parlano piano, la giovinezza che chiede un parere alla maturità.


C’è quella canzone di Umberto Tozzi che dice “fammi abbracciare una donna che stira cantando” e io ripenso a zia Rosa, a quello che provavo per lei, e mi vien voglia di abbracciare.

lunedì 22 maggio 2017

ATTENTO ALLE ACQUE STAGNANTI

“Dai, consigliami qualche titolo. Ho voglia di vedere un bel film.”
“Bof, io ne ho visti tanti che mi son piaciuti.”
“Ma uno bello bello? Che mi consiglieresti, dai. Stasera non so che vedere.”
“Non conosco i tuoi gusti, al massimo posso dire quelli che son piaciuti a me.”
“E basta fare il prezioso! Esci i titoli.”
“Mmmm vediamo, li dico come mi vengono in mente. Amadeus, Brivido caldo, Smoke, i Blues Brothers, Mephisto, Barry Lindon…”
“Barri che?”
“Barry Lindon, un film di Stanley Kubrick ambientato nel ‘700. Che secolo meraviglioso.”
“Qualcosa di più recente?”
“Mi ha commosso  La Pazza Gioia di Virzì. Veramente un bel film. Ma ce ne sono tantissimi.”
“Me ne basta uno. Il più bello?”
”Mi metti in difficoltà. Ognuno di questi film poi ha per me un significato che spesso va oltre il suo valore. Film come Mephisto li avrò visti decine di volte. Mamma mia che bellezza, che sceneggiatura di ferro. Anche se…”
“Anche se?”
“Se devo essere sincero c’è sempre un film di cui non parlo, anche perché un poco me ne vergogno.”
“Ti vergogni di un film?”
“Ehm un motivo c’è. Vedi, quando guardo un film che ne so con James Bond o Indiana Jones è facile identificarmi in loro e gasarmi, anche se nella vita normale so benissimo di non essere James Bond, manco mi avvicino. Ma per due ore vengo trasportato in un sogno e mi sembra di vivere come lui.”
“E’ il bello del cinema, fa sognare restando svegli.”
“Certo. Ma c’è stato un film che in me ha scardinato questa regola. Quando l’ho visto mi ha sconvolto perché mi sembrava di vedere me stesso.”
“In che senso?”
“Guardavo le scene pensando Io farei così e poi…il protagonista veramente si comportava così! Una sensazione che è durata tutto il film e per tutte le scene. Un esempio pazzesco di sincronicità film/vita reale. Sono uscito dalla visione stravolto.”
“No, a questo punto mi devi dire che film era.”
“Dead Man di Jim Jarmush, una storia ambientata nel Far West americano.”
“Mai visto.”
“Meno male. Ero restìo a dirtelo perché non voglio essere preso in giro.”
“E perché?”
“Parlare di quel film è come mettermi a nudo. Per esempio il protagonista è molto timido, come me.”
“E l’attore che lo interpreta chi è?”
“Johnny Depp prima di diventare famoso.”
“Mica male!”
“Io l’ho scoperto lì. Usava le mie stesse espressioni e modi di dire in quel film. Secondo me mi han seguito a mia insaputa e copiato, non è possibile. Ah, la colonna sonora è di Neil Young, il mio cantautore preferito, mica polenta.”
“Beh dai se lo trovo lo vedo.”
“Mah se vuoi fa pure ma guarda che in giro c’è di meglio. E solo che per me Dead Man ha un significato molto molto personale. A te non è mai capitato con un altro film?”
“Beh, magari in una scena particolare mi sembrava di riconoscermi ma non certo in tutta una pellicola dall’inizio alla fine.”
“Io te lo auguro, prima o poi succederà.”
“Dici?”
“Dico. Guardando te stesso sullo schermo proverai una emozione nuova, è profezia facile. Vedrai non quello che vorresti ma proprio quello che sei.”
“Ma va là, non può capitare, io sono unico e speciale ehehehe…”

“Proprio per questo sarà indimenticabile vederti allo specchio, te lo assicuro. Ti è mai capitato?”

venerdì 19 maggio 2017

INFLIGGERE DOLORE SENZA ANESTESIA

“Buongiorno Luca, è pronto?”
“Dottore, eccomi. Però andare dal dentista non è proprio come immaginavo la mia festa di compleanno.”
“Ah, oggi è il suo compleanno? Auguri!”
“Perché non sono intorno ad un falò sulla spiaggia greca?”
“Ahah faremo il possibile. Si accomodi sulla sedia intanto. Le dà fastidio la luce negli occhi? Seeeenta, mi spiace dirle che oggi purtroppo non potrò usare l’anestesia.”
“Eh? Ah? In che senso dottore?”
“Ho bisogno della sua collaborazione per ciò che ho in mente. Se sente dolore me lo deve dire subito così mi regolo.”
“Immaginavo il mio compleanno diversamente, vabbè sono un alternativo. Ma…sarà forte?”
“Ma no, al massimo sentirà pungere. Però avverta subito. Apra la bocca ora.”
“Ahhhhhhh”
“Bravo, così. Fermo adesso. Non faccia caso al trapano…bzzzz…le ho raccontato che mio figlio è a Loano per partecipare ad un corso di tennis?”
“O.”
“Sta facendo pure delle gare col suo club. Ha solo 12 anni e gli abbiamo dovuto dare l’autorizzazione. Apra bene la bocca. Tutto regolare?”
“I’.”
“Sente fastidio?”
“O.”
“Siamo molto contenti della scuola che sta frequentando, il loro maestro è un cubano…fermo…abbastanza noto a livello internazionale. Sente qualcosa? Adesso vado eh?....bzzzz…Ci sono bravi maestri in quella scuola. Abbiam dato volentieri il permesso per andare.”
“Ah!”
“Sì, qui c’è una piccola asperità…bzzzz… Le dicevo che sono contento mio figlio frequenti quella scuola. Gli stanno trasmettendo dei valori non da poco: la correttezza, la cura del proprio corpo, il rispetto delle regole, la solidarietà, lo spirito di gruppo. Tante belle cose insomma.”
“Aaargh!”
“Non si preoccupi, ho finito. Le raccontavo prima che il carattere di mio figlio è migliorato molto, lo trovo sempre più maturo… Ecco qua, finito. Tutto bene?”
“I’.”
“Chiuda pure la bocca e sciacqui con l’acqua. Lì c’è il bicchierino.”
“Glgrgrgl…sput!...ahhh. Dottore, prima ho capito che con me ha usato una vecchia tecnica, quella di una volta. Mi dica se sbaglio. In mancanza di anestesia si parla al paziente e si cerca di sviare la sua attenzione. Una sorta di blanda ipnosi. L’avevo letta nel libro di un ipnotista americano.”
“Ah già che lei  è uno psicologo. Sì, è una tecnica che spesso usiamo noi medici. Per esempio con i bambini durante le vaccinazioni funziona benissimo.”
“Comunque volevo aggiungere che con me ha funzionato. Non so se per questo o per la sua mano leggera ma ho sentito poco male. Grazie dottore.”
“Bene bene. I vecchi metodi sono sempre i migliori.”




giovedì 18 maggio 2017

METE RAGGIUNTE A 56 ANNI

“Voglio costruire una grande torre!”
“In che senso grande, ingegnere?”
“La più alta del mondo.”
“Una nuova torre di Babele dunque. La Bibbia ci racconta che quella volta è andata male.”
“Era troppo presto. I tempi son cambiati ora, le conoscenze si sono evolute. Ho in mente il più alto edificio del mondo, l’ho progettata alta 320 metri.”
“320 met…ma si può fare?”
“Sì.  Ho in mente una forma slanciata che si posa su quattro grandi pilastri e poi svetta verso il cielo. Il problema maggiore a quell’altezza sarà il vento, ecco perché l’ho progettata solida, composta principalmente di ferro.”
“Ferro? Lei vuole costruire una torre di ferro dentro la città? E’ una idea mostruosa.”
“E’ geniale.”
“E quanto tempo ci vorrà?”
”Due anni al massimo, ho già predisposto cantiere e operai specializzati. Aspettiamo solo il via.”
“320 metri, sarebbe meraviglioso…ma…ferro?”
“E’ un materiale per il quale modestamente sono considerato un esperto. Ed è l’unico che possa sostenere una architettura così imponente.”
“Non si arrugginirà? Non è che avremo un enorme chiodo rossastro in mezzo alla città? Sa le risate dei nostri nemici.”
“I nemici resteranno muti e invidiosi. Ci sarà bisogno solo di una ordinaria manutenzione annuale con una vernice speciale da noi brevettata. Con pochi semplici accorgimenti la torre resterà solida per centinaia di anni.”
“E’ sicuro che resisterà? Non ci dovrà essere nemmeno il minimo rischio di cedimento.”
“Controllate pure tutti i calcoli. Noi li abbiamo rifatti decine di volte, anche da me personalmente.”
“Ingegnere, lodo il suo entusiasmo ma mi sono informato e lei è praticamente sconosciuto aldi fuori della cerchia di esperti. Lei sinora ha costruito ponti, non torri. Non vorrei offenderla ma alla sua età…a proposito quanti anni ha?”
“Compio 56 anni proprio oggi.”
“Auguri, vedremo se la commissione allora le autorizzerà questo regalo.”
“Non ne dubito. La mia costruzione darà un lustro inconfondibile a questa città, sarà unico al mondo. Avrei eventualmente solo una richiesta.”
“Dica, ingegnere.”
“So che sembra bizzarro, ma vorrei che questa torre portasse il mio nome. Vorrei essere ricordato così.”
“Il suo nome? Beh, è giusto, la visione è sua. Faremo il possibile, ingegnere Eiffel.”



mercoledì 17 maggio 2017

BUONGIORNO UN CAVOLO
Super-eroi, ho sentito che vi siete alzati già stanchi questa mattina. Sfido, avete svolazzato per tutta la notte sulla città per proteggerla dal crimine, non è che poi la mattina siete freschi come una rosa. Vorreste stare a letto ma la quotidianità incombe. E la vescica vuole essere svuotata. Gli altri non capiscono che avete già lavorato e la vostra fatica.
E tu, Wonder Woman, che oltre a salvare il mondo di notte, intanto di giorno devi pensare anche alla tua di famiglia e ti chiedi “come ce la farò oggi con queste poche forze?”, non ti preoccupare. Quando sarai stanca morta ricorda che sei amata e hai il diritto di riposarti, chiedi alle altre Wonder Woman intorno a te. Ah sono severe con te? Non sanno che stanotte hai salvato il mondo.
E anche tu, Superman, sai bene che per noi non ci sono sconti, anche oggi devi stringere il coltello tra i denti e lottare per sopravvivere. Non sei venuto a questo mondo per lamentarti, ehhh troppo facile. Sei già incazzoso la mattina ma è così che ti voglio.
LA DIFFERENZA FONDAMENTALE

Quando anni fa vennero fuori i primi computer, nelle varie facoltà universitarie che studiavano Psicologia si scatenò una vera e propria gara per vedere come utilizzare questi nuovi aggeggi. Sembrava una svolta, l’essere umano era diventato un “elaboratore di informazioni” con tutte le sue implicazioni e si aprivano nuovi orizzonti e frontiere per spiegazioni e cure.

Poi a poco a poco questa “moda” è passata e oggi si farebbe fatica a trovare qualcuno che definisca la mente umana un meraviglioso computer. E la spiegazione è (relativamente) semplice: paragonare le connessioni della mente umana ad un computer è molto molto riduttivo, si perde qualcosa di fondamentale.

Ma cosa? Molto ma il più importante si è visto che è il CONTESTO. Il computer non tiene conto del contesto che lo circonda, l’essere umano invece sì. E “definire” il contesto con esattezza è difficilissimo, è un qualcosa di estremamente variabile e fluido,  comprende non solo fattori ambientali ma anche storici, educativi, personali etc.  

Un semplice ma intuitivo esempio per capirci: se si chiede ad un computer quanto fa “2 + 2” il computer risponde subito “4”, sempre e comunque, pure per formule complicatissime. “Onestà” e velocità che rendono il computer una macchina affascinante ma anche ahimè molto limitata. Provate a fare ad un essere umano la stessa domanda, dieci persone daranno dieci risposte diverse. “Perché mi fai questa domanda?”, “4!”, “che hai in mente?”, “5…”, “non ho tempo per queste sciocchezze” etc etc. Sempre che rispondano.

A prima vista sembra che il computer stravinca (e spesso accade così) ma poi non è difficile notare come più le questioni si fanno delicate più l’intervento umano, per quanto fallibile e mutevole, è richiesto.

Porto un ulteriore esempio che conosco bene: in Tribunale, a volte scherzando, si dice spesso che non si vede l’ora che Giudici e Avvocati siano sostituiti da macchine imparziali. I processi diventerebbero rapidissimi e le sentenze infallibili. Si dice, però non si fa mai. Perché la Legge attuale non è Giustizia. Si avvicina, è un nobile tentativo ma non è ancora Giustizia. La Legge deve essere temperata dall’Umanità per diventare Giustizia, altrimenti diventerebbe odiosamente implacabile (come una cartella di Equitalia, dai ridete ho fatto la battuta). E nel concetto di Umanità rientra il famoso Contesto, non si scappa. Legge + Umanità = Giustizia, e se questo è vero, caro pc che ti sto guardando, vai bene sino ad un certo punto.


Per esempio, mentre scrivevo questa nota tenevo come sottofondo Karma Police dei Radiohead. Che meravigliosa colonna sonora, che bellezza, quanti ricordi evoca. Forse non sono solo semplici informazioni acustiche.

martedì 16 maggio 2017

LE FARFALLE E LA BAMBINA

“Ciao Vanessa, cielo azzurro. Da quando ti ho vista planare sull’erba non vedevo l’ora di svolazzarti intorno. Dove stai andando?”
“Sto volando tra le foglie del bosco, tra gli alberi stretti della foresta, sopra i campi tra i fiori. Bianca dalle ali bianche, vento dolce e senza pioggia, che danza elegante la tua mentre ti avvicinavi. Sei di ritorno dal tuo solito turno di notte?”
“Certo. Io sono l’amante delle camere da letto, entro di notte e guardo gli amanti sognare abbracciati. Bado che nessun insetto disturbi i loro sogni. Un lavoro solitario, siamo io e la luna, le mie ali sono bianche come lei. Ora però è arrivato un nuovo sole e ho finito, stavo giusto andando a riposare nel mio albero. Ma prima di riposare, raccontami qualcosa per i miei sogni.”
“Hai sentito di quella bambina che inseguendo una di noi è caduta in una buca?”
“E che problema c’è, apre le ali e vola via. Anche a me una volta è capitato che il vento mi risucchiasse in una buca. Ma poi ho atteso che terminasse e sono ritornata alla luce.”
“Bianca, gli umani non hanno le ali.”
“Ah è vero, Mai piaciuti i bambini. Sono goffi. Mi ricordo ancora di quando un gruppetto di loro strappò le ali ad un mio amico e poi ridevano mentre girava sul sasso. Disgraziati.”
“Ma quella bambina io la conosco, non ha colpa.”
“E allora? Che possiamo fare?”
“Andiamo a prestargli le nostre.”
“Vanessa, non saranno sufficienti, gli umani pesano troppo.”
“Non ha importanza. Ti ricordi quello che dice sempre il Grillo alle piccole farfalline: “non fare niente è un errore quando puoi fare poco”. Penso valga anche per noi.”
“Andiamo allora, qualcosa faremo. Dov’è la bambina?”
“E’ qui vicina. Seguimi Bianca, andiamo.”

“Siamo vicine. Eccola, la sento. Poverina.”
“Vanessa, tu la vedi?”
“Sì, ora sì. Le basterebbe poco, la buca non è profonda, esci bambina mia.”
“E’ proprio piccola, piange e sta tremando dal freddo, ha i brividi. Non è ancora arrivato nessuno per aiutarla. Ma noi cosa possiamo fare? Sapevo che eravamo venute per nulla.”
“Diamole quello che abbiamo, Bianca, un poco della polverina delle ali, forse imparerà a volare. Strofiniamoci le alette, da qui in alto della polverina le cadrà sui capelli.”
“Forza, diamole coraggio. Ecco…ahi Vanessa, mi sa che non serve a niente, la bimba continua a piangere.”
“Aspetta, forse si sente sola e le manca il coraggio. Sento che prova molto dolore. E se scendiamo giù da lei e balliamo per lei?”
“Sicura sia una buona idea?”
“Proviamo, non temere. Dai Bianca, vieni con me. Bambina…bambina, non piangere siamo qui per aiutarti.”
“E’ inutile, non ti ascolta. E’ chiusa nel suo vestitino, non ti guarda nemmeno.”
“Bambina? Bambina? Vieni Bianca, balliamo intorno a lei, davanti a lei. Balliamo!”
“Guarda, Vanessa, ha aperto gli occhi e ci sta guardando ballare!”
“Forza bambina, riprendi coraggio, la tua vita è bella. Guardaci bambina, stiamo danzando per te. Non hai le ali ma hai le mani. Bambina, inseguendo una di noi sei finita qui ma noi ti tireremo fuori. Non è brutto essere così piccine, guardaci.”
“Guarda Vanessa! Ha capito che deve cavarsela da sola! Si sta arrampicando sulle pareti!”
“Continuiamo a ballare, forza bambina!”
“E’ fuori, è fuori! Vanessa, ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!”
“Avevano proprio ragione, non fare niente è un errore se puoi fare poco! Addio bambina, ricordati di noi.”



lunedì 15 maggio 2017

UN ROSPONE GROSSO COSI'
Ieri pomeriggio ho girato nella piazza centrale della mia città, per la prima volta seduto sulla sedia a rotelle e spinto dalla mia compagna. Prima di uscire avevo osservato bene la sedia vicino alla porta d’ingresso, poi ho ingoiato un rospone grosso così e mi ci sono seduto sopra. I tempi cambiano, Luca, fatti forza e guarda avanti. Hai 55 anni, la tua vita non può essere già finita. Un passo indietro e insieme uno avanti. Cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno.
L’avevo già usata in passato la sedia ma in condizioni per così dire eccezionali o fuori città, non un normale sabato pomeriggio per andare in quella piazza che da ragazzo avevo girato in lungo e in largo con gli amici. Quanti ricordi. E se incontro qualcuno che mi conosceva? Ma ormai se voglio effettuare un lungo tragitto (lungo = più di 20 metri) è l’unico modo, con le stampelle mi stancherei subito.
Era una bella giornata e c’era una festa. Non posso sempre obbligarla a restare in casa, dai, sulla lista di beatificazione dei santi è già andata. Basta con le scuse. Fatti coraggio e fatti vedere su quella maledetta sedia, sai che uscire ti fa comunque bene.
Capisco che ai veterani sembrano seghe mentali ma contate che ho resistito fino all’ultimo. Ti fai vedere sulla sedia a rotelle, e allora? Voglio vedere la mia città, sentirmi parte di essa. Da troppo non andavo più in centro, non me lo ricordavo più. Quante cose son cambiate e quante rimaste uguali ad una volta. Tra la finta indifferenza degli adulti ogni tanto incrociavo lo sguardo curioso dei bambini. Perché imbarazzarsi? Guarda il bicchiere mezzo pieno. Lunga è la strada per la serenità.

domenica 14 maggio 2017

DUE MINUTI
Come presentarsi ad un colloquio ufficiale? Quando esporre le proprie migliori qualità?
La risposta al dilemma è: SUBITO. Si è calcolato infatti che quando ci si presenta davanti ad una commissione per un qualunque motivo (lavoro, scuola, burocrazia, artistico etc) il picco massimo di concentrazione degli elementi davanti al nuovo candidato è in media di due minuti.
Se state pensando a lasciar cadere nel corso dell’esposizione le vostre migliori qualità oppure aspettare una domanda specifica per esporle o tenerle per il gran finale state sbagliando. Non siate titubanti, il resto del tempo sarà impiegato per dispiegare meglio ciò che è emerso nei primi due minuti.
“Non rischio di sembrare arrogante se espongo subito il meglio?”
Certamente. Ma arroganza e ambizione, quando non stupide, daranno una misura della tua determinazione, dote vincente in ambito ufficiale. Insomma, non basta essere preparati e competenti. Nei primi due minuti ve la giocate, giocatevela bene.

mercoledì 10 maggio 2017

PRIMO A SCUOLA, ULTIMO NELLA VITA
Alla scuola media ricordo un amico, Gianni, che era un vero disastro. Simpatico ma, come si dice, non sapeva tenere la penna in mano.
Quando c’era il Tema vedevo che sudava e prima di consegnarlo me lo passava di nascosto per le correzioni. Pieno di strafalcioni, quasi mi vergognavo per lui. Correggevo quelli più evidenti ed era un miracolo se arrivava al sei. Quando poi a giugno finimmo la terza media lo vidi tirare un sospiro di sollievo. Era uscito, con la sufficienza risicata ma era uscito. Basta studiare!
In compenso con i motorini Gianni era un mago. Capiva subito dov’era il problema, te lo risolveva in un baleno e alè che si ripartiva. Grazie Gianni, quante piccole tragedie hai risolto! Me lo ricordo ancora armeggiare con la sigaretta in bocca (a 13 anni già fumava) e girare con una piccola chiave inglese e un cacciavitino nel taschino, sempre pronto ad aggiustare motorini.
Quando all’Università poi mi spiegarono che esistevano vari tipi di intelligenza pensai subito a lui. Avevo appreso con stupore che non esiste una intelligenza sola, grave errore pensarla così: l’intelligenza non è solo astratta e sviluppata capacità logica, formale, matematica linguistica etc. Saper parlare bene, far di conto, scrivere senza errori… E considerare le capacità “manuali”, così diverse dalla intelligenza speculativa, sin dai tempi classici di rango inferiore, meno nobili, meno “intelligenti”.
Che cazzata. Che errore. E pure stupido come errore. Se l’intelligenza è infatti la “capacità di risolvere i problemi”, di che problemi parliamo? Nella vita sarà più importante conoscere il latino o far bene l’amore (intelligenza corporea)? Snocciolare i principi della termodinamica o sapere cambiare una ruota (intelligenza meccanica)? Scrivere robe intelligenti su Facebook o fare i soldi (questa è per me)? Conoscere Platone o sapersi divertire alle feste (intelligenza sociale)?
Vuoi vedere che le cose più importanti della vita non le insegnano a scuola ma per la strada? Come faccio a sviluppare questi aspetti? O cavoli, vuoi vedere che Gianni era più intelligente di me?

martedì 9 maggio 2017

HIKIKOMORI
Aspetto che cali il sole poi esco di casa, a notte fonda proprio per evitare qualsiasi interazione sociale. Mi piacciono le strade deserte, i negozi chiusi, i palazzoni vuoti con quei lunghi corridoi silenziosi. Se vedo una insegna accesa giro alla larga.
Per il resto sto chiuso in camera mia da solo tutto il giorno, dormo sino a tardi poi sto al computer, leggo libri di fantasy, faccio i giochini. Sono capace di giocare anche 14 ore di fila. Al computer cosa guardo? Filmati di gatti buffi, fumetti, le serie tv, un po’ di tutto. No, i porno no, mi fanno schifo. Se non mi credete controllate la mia Cronologia.
Sto bene di salute, non faccio del male a nessuno, perché non mi lasciate tranquillo? Anche i miei genitori erano disperati, poi si sono abituati. Mi hanno lasciato un appartamentino e un gruzzoletto; non lavoro ma ogni tanto gioco in borsa. Sono abbastanza abile e non sono esoso, giusto quel tanto per campare senza problemi.
Non ho amici. Quei pochi che avevo dal Liceo ormai sono spariti. Non ho mai avuto la ragazza e manco mi interessa. So che ci sono altri 30.000 giovani in Italia come me, li chiamano Hikikomori dal giapponese che significa “stare in disparte”. Vogliono per forza curarci! Sono isolati, sciupano la loro giovinezza dicono ma io non voglio essere curato. Voglio vivere in questo modo, io sto bene, non sono malato. Non sono malato!
E se scrivo queste note è solo perché Psicologia Chiara mi ha costretto, non per altro. Si sta impegnando con me ma non so a cosa vuole arrivare. Adesso lasciatemi tornare nella mia stanza, per favore, tra le mie cose e i miei pupazzi. Se volete farmi un piacere venite pure a trovarmi senza criticare, sono a posto così.
Veramente.