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venerdì 23 luglio 2021

 QUALE LIBRO STAI LEGGENDO ORA?

Sto leggendo un libro che mi sta irritando molto, "Il gioco dell'angelo" di Zafòn, best seller da milioni di copie. Più lo leggo più mi incazzo, sono arrivato a metà. e se non fosse perché ho promesso sarebbe già volato dalla finestra.
Il protagonista è un giovane di Barcellona di inizio '900 che scrive un racconto e riesce a pubblicarlo subito per tanti soldini (buon per lui, manco Asimov e Stephen King ci sono riusciti). Dopo cinque racconti, secondo me scritti male, gli offrono in premio una notte con la miglior prostituta della città (e qui le balle iniziano a vorticare, in tanti anni manco la foto di una donna nuda mi han dato). Gli offrono poi un lavoro come ghost writer ben pagato e poi si fa vivo un riccone che gli dà un congruo anticipo per non lavorare un anno e scrivere un libro (e qui le balle roteavano tipo elicottero).
Eh no cazzo, il mondo dell'editoria non funziona così. Considero Zafòn alla stregua di uno spacciatore di illusioni che irretisce le ingenue ragazzine. Uno cattivo dentro.
Ah, non è finita. Al protagonista, ragazzo schivo e belloccio, si prostrano ai piedi procaci fanciulle ma lui le schiva con sarcasmo. Ora, non so voi, ma io a 20 anni pensavo MOOOLTO ad una cosa. Sempre più un libro improbabile insomma. Sono arrivato a metà, finirlo sarà un atto di volontà.
Adesso però, calma. Mi sono ricordato della verissima frase di Jung: "se qualcosa ti irrita è perché ti tocca profondamente". Perché questo libro mi irrita?
Ho trovato due risposte: la prima è l'umanissima invidia (ebbene sì, neanche io ne sono immune, benvenuto nel club). La seconda è più sottile: questo libro è stato un best seller da 40 milioni di copie e non mi capacito. Altre volte in vita mia mi è capitato di toppare clamorosamente sul successo di qualcosa, per esempio quando lessi il primo numero di Dylan Dog o il primo Harry Potter non davo loro un gran futuro. Mi sbagliavo in entrambi i casi, molto. E in questo libro deduco che c'è qualcosa di molto molto affascinante che non capisco.
Mi arrovello e impazzo. Così tra queste immensità s'annega il pensier mio. E il naufragar non mi è affatto dolce in questo mare.


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