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martedì 27 luglio 2021

METTI UNA FOTO A 15 ANNI E FAI VEDERE QUANTO SEI CAMBIATO

Questo sono io a 15 anni. Occhialetto alla Gion Lennon, capello medio lungo (ancora li avevo), trasandato e igienicamente sospetto, brufoloso, espressione non più un bambino ma non ancora da uomo.

Erano i "mitici" anni 70. Mitici per qualcun altro, non per me. Ricordo molta solitudine, a Milano c'era sempre meno aggregazione e il "riflusso" stava già facendo sentire i suoi velenosi effetti. In pochi anni sarebbe cambiato tutto. "Hanno vinto loro", penso oggi. Le odiate discoteche hanno avuto la meglio.

Circolava troppa eroina in giro. Tanti son caduti. Maledetta, forse senza di lei sarebbe stato tutto diverso, chi lo sa. Il sospetto che sia stata infiltrata per rovinare a volte viene.

Per essere "ribelle" e far parte delle BR comunque ero troppo giovane, avevo la testa piena di ideali che non lo sapevo ma erano già superati, morti. In poco tempo essere "alternativo" divenne l'equivalente di sfigato e palloso come un cantautore.

Non lo ricordo insomma come un gran periodo. "La mia generazione ha perso", cantava Gaber a ragione. Se potessi parlare a me stesso di quegli anni gli direi di lasciare perdere certe paturnie.

"Ma così diventerei un integrato!". Lo so ma da soli non si può fare nulla. Poi dopo nella vita ho imparato che le cose si cambiano dall'interno, ma all'epoca tra cineforum, collettivi, occupazioni, manifestazioni, femminismo, sindacati, cortei e scioperi veramente pensavo alla politica come ad uno strumento di cambiamento.

"Che scemi -penseranno in tanti-, guardali lì che vogliono spaccare il mondo" Non posso dargli neanche torto. Oggi infatti sono anch'io disilluso, con amarezza mi accontento che il politico sia un buon amministratore (…). Però a 15 anni mi ricordo che proprio non la pensavo così.

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