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sabato 30 gennaio 2021

 COM'ERA TUO NONNO?

Quale nonno, materno o paterno? Parlerò di entrambi, anche perché erano due persone diversissime che hanno avuto uno strano destino.
ANGELO, il mio nonno paterno era un militare di carriera: nato nel 1899, di leva a 16 anni durante la Prima Guerra Mondiale poi è salito di grado e ha lavorato nello spionaggio (in casa eravamo e siamo tuttora appassionati di enigmi, messaggi segreti, codici etc) viaggiando per l’esercito da Parigi a Costantinopoli. Era un uomo di cultura che quando non era impegnato amava leggere gli scrittori latini in lingua originale. Aveva studiato a Cambridge ottenendo un Baccalaureato e ai tempi l'inglese era semisconosciuto. Si vantava "fanciullescamente" di essere stato l'ultimo ad indossare la bombetta a Milano. Per le sue simpatie inglesi nel ventennio non ha fatto una gran carriera.
E’ morto quando avevo 8 anni, ricordo poco di lui. Era sempre arcigno e zoppicava per una pallottola ad un polpaccio. Non parlava mai delle guerre a cui aveva partecipato, a differenza ho visto di altri soldati a cui piace rievocare i vecchi tempi. Dopo aver visto “La Grande Guerra” di Monicelli con Gassman e Sordi si svegliò però la notte urlando.
Ogni tanto qualcosa gli scappava. Ricordo una sua storia che da bambino mi aveva impressionato molto: era in trincea nella Prima GM e stava scambiando una sigaretta accesa con un commilitone quando un cecchino seguendo il puntino rosso della brace sparò e uccise l’amico, che gli morì davanti agli occhi. Per pochi secondi il cecchino non aveva scelto mio nonno. Siamo appesi ad un filo.
Dopo la Seconda GM si congedò e, visto che sapeva bene molte lingue, era corrispondente in lingue estere e insegnava senza grande successo a casa dando ripetizioni di latino e greco e altre. Sua moglie (mia nonna) lo prendeva in giro perché quando litigava balbettava. Non si è mai adattato bene alla vita civile, stava sempre sulle sue e aveva un caratteraccio, era troppo convinto della supremazia maschile.
Unica persona che è riuscita ad addomesticarlo era mia sorella Matilde che lo aveva ridotto in stato di schiavitù. Io ero il maschio che avrebbe tramandato il nome dei Tartaro, poveri pescatori delle Eolie; per questo quando un giorno a 2 anni stracciai delle preziosissime enciclopedie si limitò a sollevarmi e portarmi fuori senza punirmi (each man kills the things he loves).
Ah, aveva una strana usanza: era un interista della primissima ora e sul muro teneva un gagliardetto dell’Inter. Quando perdeva lo rovesciava faccia contro il muro. Erano i tempi della Grande Inter e lo vedevo sempre che splendeva 🙂 . Forse è per questo che sono interista come lui.


FRANCO: mio nonno materno era invece un vecchio socialista, amico di Saragat e che dava del tu a Pietro Nenni, di quelli puri e duri. Un uomo per cui la parola DOVERE è sempre stata più importante della parola DIRITTO.
Nato da famiglia povera, già a 10 anni ha cominciato a lavorare in grandi aziende (Bianchi - Caproni - Isotta Fraschini - Alfa Romeo) diventando alla fine specialista fresatore.
Appena possibile all'età di 17 anni si arruolò in Marina dove trascorse i migliori e felici anni della sua vita. Mangiava tutti i giorni, era ben vestito, ben voluto e aumentò di grado sino a Sergente Meccanico addetto come specialista alle Valvole Nansen (??) che era un meccanismo di affondamento rapido. Mai la Corazzata Cavour ("Seconda a nessuno!") ebbe più entusiasta marinaio.
Di vera e pura e proclamata fede socialista, ha pagato sulla sua pelle le ostilità del ventennio. Quando un gerarca passava da Milano, veniva incarcerato a San Vittore per alcuni giorni in via precauzionale. E nonostante ciò ebbe sempre cura di esibire ai fascisti il basco nero degli odiati "repubblicani spagnoli".
Un ex partigiano (Brigate Matteotti, tesserino n° 2) che ha combattuto col fucile contro i fascisti. Ideologicamente i due nonni capisco adesso che erano il giorno e la notte, non dovevano amarsi molto (e infatti non ho mai visto una foto con loro due insieme).
Dopo la Seconda GM, nel 1955 mio nonno si recò in Svizzera a Zurigo presso la Oerlikon lavorare come operaio specializzato nel Reparto Prove nuovi materiali e nuovi pezzi durante la settimana. Il venerdì sera andavamo a prenderlo in Stazione Centrale, arrivava con la classica valigia di cartone degli immigrati. Era un fanatico lettore di Cronaca Vera (??), l’unico giornale italiano che si trovava in Svizzera e secondo lui l'unico che diceva la “verità” (??) e dove ho visto le prime donne nude.
Ricordo portava a me e mia sorella delle cose buone dalla Svizzera: cioccolata, caramelle etc. Una volta ci mostrò una novità: un uovo peloso che a me faceva un po’ schifo. Ma lui me lo tagliò davanti e me lo fece assaggiare. Ma… era dolce, buono! La prima volta che ho mangiato un kiwi.
Durante la settimana dormiva a Zurigo nelle baracche di legno con altri connazionali. Poveretto, quanto freddo, razzismo e solitudine deve aver patito. Nella candida Svizzera degli anni ‘60 gli italiani erano visti molto male. E’ questo il motivo, pensavo a lui, per cui in Tribunale mi sono fin dall’inizio occupato di immigrati e clandestini.
Il sogno della sua vita era comperarsi la casetta in cui abitava dal 1945 e appena ha potuto l'ha fatto. Lì ha trascorso sereno gli ultimi anni della sua vitta con sua moglie (mia nonna) Antonietta.



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