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martedì 19 gennaio 2021

UN MISTERO DEL MARE

Da ragazzo andai in crociera con i miei genitori e mi annoiai molto, sulla nave erano tutti grandi e non legavo con nessuno. Ero come il Puffo Sognatore, guardavo molto il mare. Una sera intravidi una sagoma. Sfrecciava sotto il pelo dell’acqua come una macchia. Affiancava la nave, la superava, dava l’idea che potesse fare quello che voleva. La seguì con lo sguardo sino a quando divenne lontana e invisibile. Che era?

Vidi un graduato giovane che stava passando, uno degli aiutanti del Comandante (in realtà visto molto poco, solo il primo giorno). Un giovane dal passo deciso e l’uniforme impeccabile. Lo fermai senza difficoltà, erano tutti molto gentili con i passeggeri. Gli spiegai cosa avevo visto e sorrise.

“Era un’orca -rispose-. Sei stato fortunato a vederla, nel Mediterraneo se ne vedono poche e in questo periodo dell’anno di solito sono più a nord.”

“Un’orca? Quelle bestie gigantesche?”

L’anno prima avevo visto un film insulso che mi aveva molto spaventato, “L’orca assassina”. Ebbi paura in quel momento, mi sembrava veramente di essere sospeso sopra un abisso nero. La mia fantasia galoppava. Anzi, vista la situazione, guizzava. Forse un branco di orche si stava già predisponendo per un attacco alla nave, avendola scambiata per una balena farcita. Immagini di un naufragio con uomini e donne caduti in mare e assaliti da mostri dentati emersero con una spontaneità facilissima nella mia mente. Io in queste scene mi battevo come un eroe ma erano feroci.

“Non c’è pericolo, vero?”

“Per le orche? No ti spiego, non è mai stato registrato l'attacco di un'orca marina ad un essere umano. Per qualche misteriosa ragione questo animale, gran predatore, ha deciso di lasciarci perdere.”

“Perché?”

“Esattamente non te lo so dire, so solo che non c’è da preoccuparsi”, disse il graduato con il tono più rassicurante possibile. Conoscevo quel tono, lo usava mio padre quando voleva spiegarmi qualcosa ed ero in dubbio.

“Solidarietà tra mammiferi, allora”, dissi, senza rendermi conto della corbelleria.

“Beh, non esattamente. L'orca non si fa scrupoli ad attaccare balene, delfini e foche, che sono mammiferi pure loro. Ed un essere umano che nuota, dal basso assomiglia pericolosamente ad una foca. Rispetto a loro in acqua siamo debolini assai, ti assicuro.”

“E allora se qualcuno casca in acqua che succede?”

“Verrebbe subito dato l’allarme e ripescato. Anche perché il mediterraneo di notte è molto freddo. Comunque stai tranquillo. In sette anni che lavoro su questa nave non è mai successo”.

“Ma come mai se è un orca non si vede la pinna?”

“A volte nuotano sotto le navi, si vede che a loro piace il flusso.”

“Forse è un patto di reciproca non-belligeranza, l’animale teme ritorsioni… –dissi, però mi risposi subito da solo-. No, forse neanche questo va bene. Anche prima dell'invenzione di armi è stato mai registrato un assalto?”

“Mai.”

“Insomma, l’uomo imprigioni orche per circhi acquatici, film stupidotti e qualche volta certo ne abbia uccise, l’orca non ci attacca. Sembra quasi... -volavo con la fantasia- che sotto ci sia una sorta di patto segreto tra l’orca e l’uomo. Mah.”

“Può essere –intervenne rassicurante il graduato-, stai però forse dimenticando un aspetto più generale: i cetacei non attaccano mai l'uomo. Balene, delfini e orche amano gli uomini, accettano il contatto, non li sfuggono malgrado la loro debolezza e la caccia che abbiamo dato loro.”

“Ma perché non ci attaccano? Che legame esiste tra noi e loro?”

Qualunque sia questo legame, questi animali lo conoscono e lo rispettano, noi no.”

“Che mistero”, dissi guardando il mare.



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