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sabato 9 gennaio 2021

IL DESERTO

Sì, ho attraversato un deserto solo una volta in vita mia, dieci anni fa, ed è stato indimenticabile. Per andare da Ulan Bator (capitale della Mongolia) a Pechino ho attraversato infatti in treno il Deserto dei Gobi, grande deserto pieno di ossa di dinosauri che si stende tra le due nazioni. Il deserto di Gengis Khan per intenderci, orde di mongoli a cavallo.

Prendemmo il treno la mattina presto nella stazione di Ulan Bator. Stupiti dai tratti occidentali, i controllori asiatici in uniforme militare del treno ci chiesero gentili da che paese venissimo. Quando risposi Italia notai il vuoto nei loro occhi, non avevano proprio idea di cosa stessi parlando ma con educazione (gli orientali sono molto educati) sorrisero e rimasero zitti. E’ una sensazione che ho sperimentato altre volte in Asia, la parola Italia non evoca proprio nulla. Io e i miei compagni del resto sul treno eravamo gli unici occidentali, gli altri erano tutti cinesi.

Lo scompartimento che ci hanno assegnato era molto spartano, con un ventilatore minuscolo, pieno di briciole e con i vetri del finestrino molto sporchi. “Strano -pensai-, d’accordo che gli standard igienici qui sono diversi dai nostri ma un minimo bah.”

Presto il treno uscì dalla città ed entrò nel deserto. Iniziò a fare caldo, caldo. Caldo. Presto la carrozza divenne un forno. Il finestrino era sigillato e accendemmo il provvidenziale e santo ventilatorino. Imparammo presto che era meglio rimanere seduti immobili, ogni minimo movimento ci faceva sudare. L’acqua in bottiglia finiva subito. Mi limitavo a guardare fuori dal finestrino un paesaggio monotono: il deserto dei Gobi non ha sabbia che forma dune ondulate, è una steppa infinita, con qualche cespuglio qua e là. Ogni tanto si intravedevano tir mastodontici che lo solcavano.

Osservai a lungo un insettino che si arrampicava sul vetro, cadeva, ci riprovava ancora, non si arrendeva mai. Ci ha provato tutto il giorno, non c’erano se e ma e incertezze per lui, lo faceva e basta. Non uscire, insettino, sei attirato dalla luce ma ti ritroveresti in un deserto. E domani dovrai pure imparare una lingua nuova, ti sveglierai in un paese diverso. La nostra vita è un deserto, insettino bello, ogni giorno è una fatica nuova e non bisogna arrendersi. All’epoca ero già in sedia a rotelle.

Un giorno intero ci ha messo il treno ad attraversare il deserto, non finiva mai. Tra tutti i posti visti in quel viaggio è quello che mi aveva impressionato di più. Il deserto è inospitale, non ha nulla di umano. Ho capito quel giorno perché le principali religioni vengono dal deserto… e ho capito anche perché non puliscono i vetri. Attraversa tutti i giorni il deserto, sarebbe una fatica inutile.

Solo verso sera è ricomparso un po’ di verde e poco dopo siamo arrivati al confine cinese. Durante la notte abbiamo attraversato la Muraglia Cinese. Kublai Khan ha sterminato milioni di persone per attraversarla, io l’ho fatto sognando.




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