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lunedì 30 dicembre 2019


UN TRAUMA


Lo so, lo so che non mi credete quando dico che gli anni dell'infanzia possono essere brutti, ma è la pura verità, come dicono i Testimoni di Geova.

Prendete per esempio Luchino e il suo grosso trauma: un Natale gli regalarono l’agognato Sir Biss, che lui tanto desiderava. Non vedeva l’ora di mostrarlo in classe e lo infilò dentro la sua cartella. Quando mostrò Sir Biss era tutto fiero e sorridente, era l'unico ad averlo.

In pochi giorni divenne l'inseparabile compagno di 1000 avventure, il muto scudiero che avvolgeva e proteggeva i suoi piccoli beni, il confidente di segreti segretissimi. Brillava nel buio e faceva compagnia.

Guardate ora Luca mentre lo esibisce orgoglioso in classe: gli ha insegnato a camminare, contorcersi come un serpente baobab, salire avvitandosi sui banchi, esplorare capigliature femminili e strillanti...un successone. Manovrato da un filo sottilissimo dal suo burattinaio Luca agiva ovunque.

Troppo successo. Quel giorno alle elementari Luchino imparò una lezione: “ricorda, se hai successo gli invidiosi cercheranno di portartelo via”.

Fu così che qualche carogna avvisò biascicando la Maestra. Ti sto ancora cercando, carogna, nel mio cuore quel reato infame non è caduto in prescrizione. La severa Maestra Pricone, informata da quell’eco perfida, arrivò e me lo perquisì tra i miei noooo.

Non lo rividi mai più. Sir Biss dove sei? Torna, ancora ti aspetto!




I SOPRAVVISSUTI
Parlando in questi mesi con i vecchi ragazzi e ragazze del Forla, mi rimaneva addosso una strana sensazione, come di scampato pericolo.
Mi spiego. Parlando del passato non ricevevo, come mi aspettavo, riscontri positivi o “solari” sul quartiere; mai nessuno diceva “oh che bello il quartiere di una volta!” o ”In che posto meraviglioso sono cresciuto!”. Mai.
Invece droga, terrorismo, criminalità, bullismo, marginalità etc sembravano avere la meglio nei ricordi. Qualcuno era esplicito e parlava proprio di anni brutti. Sì certo, c’erano state belle giornate, ci mancherebbe, ma in genere il Quartiere Forlanini era identificato come un periodo di noia e grigiore.
Addirittura a volte esigeva vittime innocenti. E qualche giovane ci è rimasto. Scappare, scappare via.
Vi dirò che all’inizio questa atmosfera cupa mi aveva un filo contagiato, io lo noto dai primi timidi post di qualche mese fa. Temevo che qualcuno prima o poi mi aspettasse con il fucile puntato “cosa fai, parli bene di questo che era un Quartiere di merda?”
Poi a poco a poco mi son fatto coraggio e i post sono diventati più larghi. C’erano anche aspetti positivi, dai, alcuni ricordi erano deliziosi ed era giusto riviverli. E oggi che la situazione generale pare cambiata, è sempre bello rivivere certi momenti.
Noi del Forlanini, non so esattamente perché forse qualcuno ci riuscirà, noto che ci consideriamo dei sopravvissuti, più o meno illesi, temprati dalle avversità, da un passato a volte scomodo.
Ma siamo ancora qui, dopo tanti anni, a testimoniare che andremo avanti. 2020 non mi fai paura.

domenica 29 dicembre 2019

COSA SERVE PER INIZIARE A SCRIVERE UN LIBRO?

Molto poco. Tralasciando banalità fondamentali quali tempo, penna, carta, un minimo di istruzione etc, per scrivere un libro occorrono fondamentalmente DUE cose
1.una storia
2.aver voglia di raccontarla per iscritto.
Sorprendentemente è la seconda che di solito manca ma se uno se ne frega degli ostacoli (non sono bravo….non so scrivere…ma a chi vuoi che interessi…etc), allora può incominciare e tenere duro finché non l'ha raccontata tutta.
La storia della letteratura è piena di gente che non aveva mai scritto una virgola e che un giorno decide di scrivere una storia.
A me personalmente piace l'esempio dell'ergastolano Henry Charriere, che per sfuggire ai debiti decise di mettere giù le sue memorie. Ci mise qualche mese a scriverle con la sua grafia elementare ma "Papillon" fu un successo mondiale strepitoso che vendette come il pane e da cui ricavarono pure un film.
Buona fortuna!
PS: a scanso di equivoci qui ho provato a rispondere alla domanda su come iniziare a scrivere un libro, non un BUON libro, o un libro di successo. In quel caso la risposta diventa diversa.


QUELLA VOLTA CHE VOMITAI ADDOSSO A GIUA

“Forza Luchino, svegliati che devi andare a scuola.”
“Mamma, sto male…”
“Che cos’hai? La febbre?”
“Male la testa…”
“Aspetta che chiamo il dottor Giua che viene a visitarti….”
“Ahhh…tanta bua...”
“Dottore, venga qui mio figlio sta male!”
“Ahhhh la bua!”
“Eccomi qua, allora cosa c’è?”
“Oh Dottore finalmente è arrivato, mio figlio Luca stamattina aveva un po’ di febbre e non è andato a scuola. E’ rimasto a casa ma la febbre mi sembra aumentata.”
“Adesso lo vediamo questo malatino. Allora Luca sono il Dottor Giua, come va?”
“Ho la bebbe io...male io…”
“Sentiamo la fronte. Su apri la bocca, fa aaa.”
“Ahhhhiahhh…”
“Mi sembra... ci sia un po’ di faringite. Ma devo vedere di più, apri bene la bocca.”
“Dottoe, guardi che mi vien da vomitae…”
“Tranquillo, adesso ti abbasso la lingua col cucchiaio. Fa aaa.”
“Aaaahh...BLEAARGH!”
“Mi ha vomitato addosso, sulla giacca nuova!”
“Scusi dottoe...l'avevo detto...”
“Dottor Giua, che disastro. Anche sugli occhiali. Le paghiamo noi la lavanderia.”
“Niente niente. Comunque suo figlio ha dei bei riflessi. Luca come stai ora?”
“Meglio. Mamma, mi sento vuoto, ho fame...”

Povero Dottor Giua a cui rovinai la giacca. Mi ricordo bene la sua faccia (anche se non ricordo il suo nome). Era un uomo bonario, a volte un po’ svampito. Non era certo un professorone arrogante con sempre il camice addosso . Aveva lo studio in Pecorini 8, scala L all'angolo, era l’unico medico di base del Quartiere.
Adesso il suo studio di medico di base non c’è più -dove andranno i malati?- ma sempre studio medico è rimasto, di radiografie mi sembra.
Strano ma l’ho notato spesso nella mia vita: pur sparendo i nomi e le persone, rimane qualcosa della vecchia funzione anche se trasformata, come se l‘essenza avesse impregnato il posto.

sabato 28 dicembre 2019

FAMME ER PIENO D'AMORE

“Sei tu quello che legge i testi dei Led Zeppelin?”
“Al suo servizio.”
“Cosa sei, una specie di fanatico? Non sono molto ripetitivi, con dentro le solite frasi blues?”
“Agli inizi erano così, poi si sono evoluti anche loro.”
“Secondo me è fatica inutile leggere le parole, la loro forza e grandezza sta altrove.”
“Li sottovaluti, come tanti. Anche in un testo semplice come Whole Lotta Love di risvolti ne trovi tanti. L’avrai canticchiata 100 volte scommetto, ma significherà pure qualcosa, no?”
”Boh, io mi faccio trascinare dal ritmo, troppo forte. Non penso al significato”
“Eppure c'è, basta vederlo. La prima cosa che salta all'occhio sono le forme dialettali. Non è certo l'inglese raffinato e quasi letterario di Stairway to Heaven. Agli inizi gli Zep cantavano un inglese quasi da strada.”
“Figli del popolo.”
“Decisamente. E quindi le parole erano quasi popolane. Un po' come se in Italia uno cantasse con un accento da borgataro. Lo si notava già dal titolo questa atmosfera: il gergale lotta al posto di lot of.”
“E quindi Whole Lotta Love che sta a significà? Damme er pieno d’amore?”
“Bravo. I Led Zeppelin si presentavano grezzi.”
“E l’argomento? Hai detto che ce n'è uno.”
“Il testo è pieno di allusioni. Da ciò che si capisce, Robert Plant si sta rivolgendo ad una ragazzina che ha appena marinato la scuola…”
“Eh?”
“Bigiato, fare sega, pisciato, non so come dici tu. Beh, Robert agli inizi le ordina di tornare a studiare. Ma ben presto si capisce che davanti a lei prende il sopravvento un altro desiderio… molto ma molto più carnale, meno paterno per così dire.”
“Sesso e carnazza!”
“E’ così. L’ormone batte in testa e il testo diventa quasi pornografico. Anzi, senza quasi.”
“Veramente?”
“Voglio dartelo tutto, prendi ogni centimetro del mio amore, voglio essere l’uomo della porta di dietro etc. La scolaretta diventerà donna. E tutto questo mentre la musica pompa bella potente.”
“Hai capito i Led Zeppelin!”
“Per cantare un testo così bisogna avere 20 anni, essere spavaldi e non aver paura di conquistare il mondo.”
“Yeah!”


IL DIVARIO
Sbrigatevi che mancano pochi giorni. Lo sapevo, sempre ridursi all'ultimo momento.
Aspetta aspetta, minuto minuto....mi dicono dalla regia che 'ndrangheta e compagnia bella ci sono riusciti. Bravi ragazzi, sapevo che potevo contare almeno su di voi.
La criminalità, solida e consolidata certezza italiana.


L'ANGOLO BUIO DEL FORLANINI
Abitare in un quartiere di periferia ha i suoi svantaggi.
Certo, sei lontano dal casino del centro e i rapporti sono più umani, c'è verde e spazio per i bambini, ma si assiste spesso ad un fenomeno antipatico.
Le realtà infatti meno integrabili e corrette della città (non voglio offendere nessuno ma non so come chiamarle) sono spinte verso l'esterno, diventano "marginali" di nome e di fatto.
Occupano senza pudore gli spazi vuoti, che magari sino a pochi anni prima avevano usi onesti ma che poi erano stati lasciati. Come una scuola elementare oggi diventata dormitorio di innominabili e deposito di merce rubata.
Nessuno è perfetto, non c'è la pretesa di vivere in un paradiso egoistico, ma queste sono realtà spesso sgradevoli con cui fare i conti e molto, molto vicine.
L'angolo buio del quartiere, l'incrocio fra via Bonfadini e via Zama. Zona malfamatissima, più volte hanno cercato di metterci mano. Qualche tempo fa si erano proposti pure dei vigilantes, chissà come è andata a finire.


SAN NICOLAO
E se nei prossimi giorni non avete tanta voglia di mangiare, se stasera l’ennesima portata vi darà un leggero senso di nausea, se domani vi sentirete già sazi a metà pranzo…ricordate che non è un caso.
Tutto ciò è dovuto al fatto che abitando al Forlanini siete devoti a San Nicolao della Flue, il santo emaciato.
Il suo spirito svizzero veglia su di voi e vi farà trovare le parole giuste: “No grazie, sono già pieno… come se avessi accettato…. l’ho già presa ... sono devoto a San Nicolao …”.
Lui protegge e vigila sulla vostra salute. Vi vede quando riempite il piatto senza vergogna, quando passate veloci davanti allo specchio, quando arriva il panettone con la crema al cioccolato, quando vi slacciate i pantaloni. Troppo cibo! Troppo cibo!
“Ma è una festa…” E dal profondo del vostro cuore allora potrebbe salire un grido. “San Nicolà , non rompere le balle altrimenti mangio pure te!”
Un giorno gli chiesero: «Mio caro Nicolao, voi conducete una vita dura, più dura, mi hanno detto, di quella di qualsiasi certosino e di qualsiasi sacerdote. Non avete paura di sbagliarvi, di essere sulla falsa strada?» La risposta di Nicolao fu: «Se ho umiltà e fede, non posso sbagliare rotta.»
Insomma, lui vede e vi perdona. Massì, forse una volta all'anno è lecito abbuffarsi.


VIA COL VENTO
La sera del 25 dicembre su Rete 4 daranno Via Col Vento, indimenticabile filmone hollywoodiano che ha fatto sospirare intere generazioni.
"Interessante -dirà qualcuno- ma cosa c'entra Rossella O' Hara con il Quartiere Forlanini?"
C'entra, c'entra.
Premessa: grazie alla energica e a volte discussa attività di Don Piero, in pochi anni accanto alla chiesa di San Nicolao della Flue sorse il Cinema Teatro Delfino, che tutti voi conoscete bene.
Venne inaugurato una domenica pomeriggio del 1971 (la data esatta non sono riuscito a scoprirla). Mia madre e mia nonna andarono insieme alla cerimonia, immagino con Don Piero e tutta la nomenklatura dell'oratorio seduti in prima fila trionfanti.
Mia madre e mia nonna tornarono la sera a casa visibilmente commosse dopo la proiezione. "Che bel film, ho pianto tanto!" (Tante ragionano così: il film è bello solo se mi ha fatto piangere).
E quale fu la prima pellicola trasmessa col botto al Delfino? Esatto, fu proprio lei, Via Col Vento!
Gli anni passano ma le cose importanti si tramandano.

UN POST UTILE
Poi non dite che non vi penso e sto dietro solo ai ricordi.
Anche l'attualità vuole la sua parte e, autorizzato dalla Mistress Bondage Monica B. Rota, il comitato "Forlanini per voi" ha deciso di pubblicare a mio nome un promemoria su come addobbare le vostre tavole durante le feste.
Perché voi volete essere sempre inappuntabili, VEEERO? E non nascondetevi dietro al fatto che siamo in periferia, ormai anche da noi è arrivata la luminosa civiltà.
Oh, qual finesse! "Un'altra fetta di panettone, cara?"

IL TAVOLINO DEI BAMBINI
“Adesso dico una cosa antipatica.”
“Spara.”
“Una volta di bambini ce n’erano troppi. Una marea!”
“Ma di dove parli?”
“Non ti ricordi in Quartiere Forlanini negli anni ‘70? Era pieno così di pargoli. Ti voltavi e zac! Trovavi un bambino, bande di bambini che volevano giocare. Vuoi mettere adesso? Pace. Silenzio. Serenità. Che bello il progresso.”
“Hai ragione, troppi bambini una volta. Eh sì, son rumorosi.”
“Ogni tanto ma proprio ogni tanto adesso si vede un passeggino. Speriamo non ritorni il casino.”
“Tranquillo. Intanto l’asilo nido di via Zante è stato trasformato in centro anziani.”
“E ti ricordi a scuola che bordello? Non è come adesso che ci sono classi sui 20 bambini.”
“Seee mi ricordo. Certe mattine era il caos. Adesso è tutto ordinato.”
“Quando io andavo alle elementari le classi erano di 30-35 bambini. Non avevamo maestri ma domatori con la frusta e la sedia! Boni….boni…”
“Eh eh eh bei tempi, quanto li abbiam fatti disperare.”
“E durante le feste? In sala bisognava sempre organizzare lo spazio, sul tavolo grande non ci stavamo tutti e per evitare disordini alla fine si preparavano sempre due tavolate. Il tavolo dei grandi e il tavolino dei bambini!”
“Ricordo, il tavolino dei bambini! Senti, ma secondo te ci davano da mangiare cose diverse?”
“Sicuramente da bere solo aranciate e so che il più grande tra noi doveva far rispettare la disciplina …facevamo gli scherzi apposta.”
“Eheheh ciao pepp! Malvagi!”
“Come sono molto più tranquille adesso le feste tra Natale e l’Epifania. Silenziose. Quasi noiose direi..."

domenica 22 dicembre 2019

UN PROFUMO NELL’ARIA
Passando da ragazzo in tram per viale Corsica a Milano, verso ottobre-novembre sentivo un fortissimo profumo di panettone nell’aria. Di già? Proprio quello che si mangia a Natale, ma perché?
Mio padre spiegò che a metà del viale (dove adesso si trova un grande Brico) c’era l’azienda della famosa pasticceria Motta. Le operaie era dietro a lavurà come matte per le feste.
Allora non era come adesso che a Natale si mangia ovunque, il panetùn era una specialità milanese, al massimo lombarda. Le ditte erano quelle e i milanesi le conoscevano bene: Motta, Alemagna, Cova, Baj. Molte non esistono neanche più. La stessa Motta si è spostata chissà dove, maledetta delocalizzazione.
Al Motta di viale Corsica poi è legato un altro ricordo divertente e indelebile. Dietro in via Zanella, un po’ defilato, c’era lo spaccio interno della Motta, non molto pubblicizzato perché lì svendevano tutti gli “scarti” della fabbrica: panettoni sbilenchi, Girelle venute male, brioche strampalate etc. Ma per un ragazzino squattrinato come me era il paradiso, con 1000 lire ti riempivi un sacchetto enorme. Era una festa.
E chi se ne frega se le Girelle non erano proprio rotonde. Brutte ma economiche e ancora più buone! Fatte a mano e quindi deliziosamente imperfette. Buon Natale!


venerdì 20 dicembre 2019

Questo scherzo lo potevo fare pure io! Buon Natale! :)


Un'amica mi ha chiesto di scrivere una breve biografia. Va bene?


RITA!

Nata a Milano nel 1959, Rita decide presto di seguire il suo destino (“sin da piccolina avevo le forbici in mano”) e diventare nel mondo della moda una hair stylist ai livelli più alti.
Dopo la scuola d’arte a Monza inizia a 19 anni a collaborare con il suo guru, Aldo Coppola. Ne diventerà presto l’assistente personale, seguendolo nelle sfilate più importanti tra Milano e Roma. “Da Aldo ho imparato ogni segreto e mi portava dappertutto”.
Conosce Armani, Versace, Missoni, Trussardi, Valentino, Ferré, Genny... “Gli anni ‘80 per me sono stati vorticosi, mi son fatta le ossa, come si dice. E’ stato un momento di grande cambiamento”.

Nel 1986 il grande passo, si mette in proprio come freelance e lavora con i migliori fotografi nazionali e internazionali: Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel, Giampaolo Barbieri, Javier Vallhonrat, Mario Testino, Sante D'Orazio, Deborah Tuberville, Barry Lategan, Herb Ritts, Steven Klein, Helmut Newton. Per lei non sono solo nomi ma persone vere, reali. Ha una marea di aneddoti, stare a sentirla mentre ti rende bella è un piacere, come quella volta che ad Alain Delon...ma te lo racconterà lei stessa.
Presto le sue acconciature appaiono nei servizi e nelle copertine di Vogue, Elle, Donna e Marie-Claire (“la copertina di Elle nel 1984, che emozione indimenticabile per me!”).

A 28 anni, il grande salto: Rita si trasferisce a Parigi, capitale della moda internazionale. “C’erano proprio tutti, per me era un mondo magico, affascinante”.
Si fa presto conoscere nell’ambiente competitivo degli hair-stylist per la sua professionalità e simpatia. Specialità di Rita erano e sono i grandi volumi, il grafismo, le forme chignon. Nulla la spaventa, riesce a tirare fuori il meglio da tutte, creando materie e volumi.

E’ presto coinvolta in una lunga serie di collaborazioni per campagne pubblicitarie (Dior, Christian Lacroix, Nina Ricci, Fidji ecc) ed è sempre lei che nelle sfilate acconcia i capelli di top model quali Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Karen Mulder, Naomi Campbell, Cindy Crawford e tante altre.

A dire tutti i nomi di fotografi con cui ha collaborato a Parigi sembra di sentire un semplice elenco, ma ogni nome ha una storia (Peter Lindbergh, Mario Testino, Steven Klein, Paolo Roversi, Patrick Demarchelier, Francois Halard, Bettina Rheims, Walter Chin, Ellen von Unwerth, Terry Richardson). Firma regolarmente per riviste quali Vogue, Elle, Marie Claire, Madame Figaro; collabora per le sfilate Pret a Porter e Haute Couture.

Ha lavorato con personalità dello spettacolo come Sophie Marceau, Audrey Tautou, Kristin Scott Thomas, Charlotte Rampling e Serge Gainsbourg o dello sport come Zlatan Ibrahimovic, Andy Roddick, Sebastien Chabal, Camille Lacourt, Luke Mc Lean, Mauro e Mirco Bergamasco ecc, per editoriali e campagne pubblicitarie.

Nel 2019 decide di tornare a Milano e dopo 30 anni come hair-stylist di altissimo livello il successo è immediato. Rita, da sempre attenta alle ultime tendenze, è capace di tirare fuori il meglio dalle persone, come mostra il suo sito web. Creatività e bellezza!

SITO WEB: www.ritadellorco.com
MAIL: ritadellorco@gmail.com



giovedì 19 dicembre 2019


IL CIELO STELLATO


Una sera d’estate, passeggiando in Pecorini 12 con alcuni amici, vidi sul prato un ragazzo più grande di noi che guardava in un...telescopio rivolto verso il cielo stellato. Era concentratissimo e ogni tanto distoglieva gli occhi per prendere qualche appunto.

Non so dire chi fosse (se qualcuno si riconosce si faccia avanti). Erano gli anni ‘70, lui era più grande di noi e quindi grandissimo e pochi anni prima l’uomo era andato sulla luna. Lo Spazio aveva un suo innegabile fascino.

Ci avvicinammo curiosi e in silenzio. Il ragazzo si accorse di noi e disse se volevamo guardare. Certo! Già all’epoca ero appassionato di fantascienza quindi non me lo sono fatto ripetere due volte.
Avvicinai l’occhio al telescopio, guardai dentro e vidi una immagine che dopo quasi 50 anni ho ancora qui, stampata in testa.

Vidi netto il pianeta Saturno con gli anelli intorno! Era bello grande e sembrava colorato! L’immagine era così chiara che per un istante allontanai l’occhio dall’apparecchio per vedere se lo scorgevo anche a occhio nudo. Niente, vedevo solo tanti puntini. Ritornai a guardarlo nel telescopio, che bello.

Il cielo stellato è affascinante. Purtroppo nel nostro quartiere c’è troppa luce anche di notte ed è difficile coglierne tutta la bellezza. Da adulto ci sono riuscito sole quelle (rare) volte in cui mi sono addentrato nel deserto di notte. Che bellezza, che maestosità.

Ma già da bambino intuivo che c’era. E se nel Forlanini non riuscivo a vederlo, io e mia sorella Matilde avevamo l’arma segreta. Il Planetario di Milano! Quante serate sui seggiolini girevoli!
E quando le luci si abbassavano ed esplodeva il cielo stellato sulle nostre testoline... che meraviglia. Grazie Formicone!



mercoledì 18 dicembre 2019

CHI E' STATO A METTERE LA BOMBA?
Scusatemi l'off-topic, ma aiutatemi e partecipate, sto facendo un sondaggio con alcuni amici e ho bisogno di voi. Il 12 dicembre 1969 sapete che ci fu la famosa strage di piazza Fontana. Ma chi fu 50 anni fa a mettere la bomba dentro la Banca dell'Agricoltura? In ordine alfabetico
A - gli anarchici B - le Brigate Rosse (estrema sinistra) C - la CIA D - la DC
E - Ordine Nuovo (estrema destra) F - i servizi segreti G - i terroristi palestinesi H - non si è mai saputo
Rispondete mettendo solo la lettera (A B C D E F G H) senza commentare, così quello che risponderà dopo di voi è libero.


LOGAN

Logan Plant (figlio di Plant, nato nel 1979) un giorno disse a proposito del padre:
"Dopo aver ottenuto il mio primo walkman, papà mi ha regalato l'intera collezione di album degli Zeppelin su cassetta. Ha appena detto: "Questa era una band in cui facevo parte".
Non ne sapevo nulla, ma sono diventati la mia band preferita. Lo sono ancora. Lo infastidivo continuamente: "Papà, perché non rimetti insieme gli Zeppelin?"
Non capivo il senso della storia, la perdita di Bonzo e cosa significasse per lui. Avrei voluto solo vederli suonare dal vivo."
Notare l'umiltà con cui Robert Plant presenta le cassette dei LZ al figlio. La semplicità è dei grandi, L'ennesima conferma che ho della sua serenità ed equilibrio interiore. Raro trovare questa personalità in una rock star


lunedì 16 dicembre 2019


IL PRIMO ELICOTTERO

“Signore e signori, siamo qui nei giardini pubblici di Milano per assistere ad una straordinaria invenzione. Oggi, 2 luglio 1877, per la prima volta nella storia dell’umanità si alzerà in volo un apparecchio più pesante dell’aria. Secondo il suo inventore si librerà in cielo e dimostrerà a tutti che un oggetto costruito dall’uomo può volare! Ma ecco che lo abbiamo vicino a noi, l’Ingegnere Enrico Forlanini. Buongiorno Ingegnere, siamo del Corriere della Sera…”
“Ah sì, quel nuovo quotidiano per noi milanesi. Molto buono anche se avete meno di un anno, auguri.”
“E Milano se oggi il suo apparecchio volerà le dedicherà una via! Allora Ingegnere, anche lei è molto giovane, non ha nemmeno 30 anni. Emozionato?”
“Ma no, abbiamo svolto prove su prove, il prototipo si è comportato benissimo e siamo fiduciosi che anche oggi si alzerà tra la gioia e lo stupore di tutti, grandi e piccini.”
“Siamo qui apposta. Come lo avete chiamato?”
“Elicottero, dal greco elica (spirale) e pteron (ala) e pesa più di 5 chili. Volerà.”
“Impossibile, questo giocattolo di legno con le eliche? Ma è sicuro? Come le è venuta l’idea, ingegnere?”
“Una mattina col mio calesse a cavalli ero bloccato a Milano nel traffico e non ci si muoveva. Ero già in ritardo e mi giravano le balle. Talmente vorticose che creavano un vortice e quasi mi staccavo dal sedile. Ebbi un lampo e in officina buttai giù un progetto. La realizzazione la vedete qui.”
“Ma l’energia per girare le pale dove la prendete?”
“Questo è un problema ma l’abbiamo risolto con una caldaia a vapore di nuovissima fattura.”
“Vapore?”
“Certo! E adesso mi scusi ma ho da fare.”
“Vada vada Ingegnere. Eccolo che dà gli ultimi ritocchi alla sua macchina….accende il fuoco…. La caldaia si carica...parte, le pale girano...girano velocissime! ...Si sta staccando dal suolo! ….Incredibile, vola!… e va su su, su!...due.... cinque...almeno dieci metri...la folla è in delirio!... L’ingegnere stesso si toglie il cappello e saluta la folla! Che giornata! Che evento storico qui ai giardini di Milano!”



ASPETTA, ADESSO NON E' IL 12?

E nelle vecchie foto di Milano noi siamo originali! Raddoppiamo, 24!
Perché, malnat, non ti sta bene? Una volta le cose in Piazza Ovidio valevano doppio, poi si sa, con l'andar del tempo si consumano.
Altro che Tuella (la piccola twelve), una volta si chiamava Ventiquattuella!
Chiedi ai nonni 



UNA STRANA PIAZZA

“Che strana che è questa piazza Ovidio, l’ultima piazza prima di entrare in Milano.”
“In che senso?”
“E’ una piazza di periferia bella grande ma non è rotonda come tutte le altre piazze d’Italia, è fatta a D. Sembra che ne manchi un pezzo, la metà esatta.”
“In effetti a pensarci ha una forma insolita.”
“Consideriamo un po’ il disegno della piazza: a destra è rotonda normale, al centro c’è una costruzione bassa che non so cosa sia.”
“L’acquedotto.”
“Ah ecco, ma poi sulla sinistra la piazza diventa selvaggia, è tutta un casino. l’Esselunga di Caprotti ha rotto il cerchio. E la bellissima chiesa costruita dietro è stata la definitiva pietra tombale sulla simmetria della piazza. Chissà se questa piazza l’avevano ideata in questo modo sin dall’inizio o era bella tonda e poi l’hanno trasformata.”
“In entrambi i casi sai cosa penso? Hanno reso onore al grande poeta latino a cui han dedicato la piazza, Ovidio!”
“E perché?”
“Non è quello che ha scritto Le Metamorfosi? In cui gli esseri umani si trasformavano in uccelli, alberi, statue, vulcani? In fondo questa piazza, nata in un modo e trasformata in qualcos’altro, ha reso onore al suo nome!”



domenica 15 dicembre 2019

COSA FA IL MAESTRO QUANDO VEDE UN ALLIEVO DI TALENTO

Conoscete tutti Magnus, un disegnatore italiano di grandissimo talento (Alan Ford, Lo Sconosciuto, I Briganti e tanti altri).

E dato che era veramente bravo, sapeva riconoscere senza invidia o paura il talento nelle nuove leve. Un giorno del 1978 gli chiesero:

"E tra i giovani, i nuovi, ha notato promesse di particolare rilievo?"

"Ci sono qui a Bologna dei giovani molto bravi, si chiamano ANDREA PAZIENZA e FILIPPO SCOZZARI (quest'ultimo per "IL MAGO" si firma WINSLOW LEECH) e sono già arrivati sulle pagine di ALTERLINUS. Ora io temo per loro, perché hanno fatto un salto veramente grandissimo, e temo che si stiano perdendo a fare esplorazioni che pagheranno a caro prezzo. Comunque sono molto bravi".

Fu il primo a riconoscere il talento di Pazienza e Scozzari, che diventeranno due colonne portanti di Frigidaire, una rivista cult negli anni '80. Ancora oggi sfoglio le sue annate e sospiro. Come erano bravi.

(espertissimi, li riconoscete?)

Io so che ognuno di voi è bravo in qualche cosa, ognuno ha le sue specialità. E vi auguro di scoprire in un giovane la stessa bravura, la capacità, il talento. Come Magnus allora apprezzatelo, lanciatelo verso il futuro. Ci guadagnerete entrambi.

venerdì 13 dicembre 2019



STA’TENTO!

“Bart Simpson oggi ha fatto una cosa che pensavo di fare solo io da bambino. Mi son proprio rivisto.”
“Cioé?”
“Quando camminavo per strada ero attentissimo. Nel mio quartiere i marciapiedi vicino alle case sono tipici e non dovevo assolutamente calpestare le righe.”
“Quali righe?”
“Le righe invisibili che per terra uniscono i mattoni o magari due punti del marciapiede. Guardavo in continuazione per terra e avevo una andatura molto particolare. Se da bambino riuscivo ad attraversare un marciapiede senza aver toccato neanche una riga avevo compiuto la mia missione e il mondo era salvo.”
“Eh? Quale missione?”
“C’era un divieto che conoscevo solo io: il destino dell’universo dipendeva dal fatto che riuscissi a non toccare le righe coi piedini. Ho salvato il mondo più di una volta.”
“Oh Gesù.”
“E non è finita. Hai presente le pozzanghere dopo che ha piovuto?”
“Certo.”
“Amo camminare per le strade dopo la pioggia e superare pozzanghere multicolori. Ovviamente stando attento a non calpestare le righe.”
“Tu sogni troppo a occhi aperti. Dai, non pensiamoci, andiamo al Toledo a farci una birra.”
“Ehmm sì ma...”
“Ma?”
“Il suo marciapiede è pieno di righe...”
“Pirla!”