"MI VERGOGNO CHE MIO P ADRE FA IL TASSISTA, PERCHE'?"
Queste domande sono provocazioni, e lo capisco perché a me causano e pretendono una reazione interiore, di sdegno, di vis corrigendi. Un po' come certi titoli di giornale o notizie del TG che invece di farmi capire vogliono una reazione emotiva e immediata da parte mia.
Subito risuona il campanellino d'allarme, "se vogliono da me una reazione vuol dire che non sono domande normali" e dato che non sono bambini che le fanno ma persone adulte, io mi chiedo sempre il perché lo fanno. Quora è piena di domande così: perché vuoi manipolarmi e da me cerchi una reazione emotiva?
Molto a proposito per capirlo mi è servita la frequentazione dei tribunali. Alcuni Avvocati, nelle loro roboanti arringhe, punzecchiano in continuazione platea e magistrati in tal senso, con domande provocatorie a metà tra il retorico, lo scandalizzato e l'assurdo.
Per cui la nuova domanda sottintesa diventa a questo punto un'altra: come reagirò ad una provocazione? Un magistrato di cui non dirò il nome aveva a mio parere un metodo infallibile, reagiva con l'umorismo. Davanti ad una domanda così avrebbe forse risposto: "Interessante visione del mondo. Non ci avevo mai pensato. Come mai il lavoro del tassista le sembra così vergognoso?"
Se vi sembra una roba troppo cervellotica lasciate pure perdere e continuate a reagire emotivamente (sì lettore, ti sto provocando 😄)
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