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mercoledì 1 gennaio 2020

IL CAPODANNO DEL 1977
Eravamo i soliti Quattro dell’Avemaria (io, Massimo, Maurizio e Gianni) e ci ritrovammo dopo cena al solito angolo di Pecorini 4 l’ultima sera del 1976. Che facciamo? Annoiatissimi arrivammo al parco giochi e, mentre si discuteva, incominciammo a tirare sassolini verso la facciata dello stabile di Pecorini 8. Sì, ci si divertiva così, eravamo giovani e scemi.
Non mi ricordo più chi arrivò e disse “Guardate che bel sasso ho trovato!”. Dirlo e lanciarlo contro il palazzo fu un gesto unico ma un rumore ci gelò il sangue.
SDLENG! CRASHH! L’inconfondibile rumore di vetri rotti, forse il portone o una finestra nella Scala G, provocò un fugone generale. Via! Via! Passava in quel momento la 45 su cui salimmo affannatissimi, come nei film. E adesso? Decidemmo di fuggire via dalla scena del delitto e recarci in centro, non avevamo in mente nulla ma qualcosa avremmo fatto.
Bei tempi, quando non si organizzava niente ma si viveva lo stesso. Quello che arriva arriva. Adesso a volte è tutto troppo organizzato, troppo sicuro. Vivere il momento senza preoccuparsi del futuro, che sia quella la gioventù?
Faceva freddo e arrivati in centro optammo per un film, “Il signor Robinson, mostruosa storia d’amore e di avventura”, un film di Fantozzi. Facemmo la colletta e vedemmo che i soldi ci bastavano. Alè, tutti dentro a ghignare con Paolo Villaggio.
Dopo la proiezione di quel film scemotto ma divertente (si vedeva pure qualche tetta tra le indigene nude), noi quattro ragazzi di 15 anni uscimmo dal cinema che erano le 23.30. Fuori nevicava, eravamo senza una lira ed era l’ultimo dell’anno, che facciamo?
Decidemmo di andare in Piazza Duomo, stava lì vicino. Allora non è come adesso che c’è l’albero, concerti e varietà, ai tempi non c’era nulla. Solo tanti gruppetti di persone sotto la neve che aspettavano l’anno nuovo e che al momento buono stapparono le bottiglie tra gli auguri. Uno di loro ci regalò un bicchierino di plastica pieno di moscato, che ci dividemmo. Bevemmo tutti e quattro dallo stesso bicchiere, un momento magico, augurandoci robe sceme.
Il giorno dopo...mi informai discretamente sul danno alla scala G. Fortunatamente niente di grave, si era rotto solo un vetrino delle scale. Lo scrivo oggi perché immagino gli entusiastici commenti dei residenti di allora. Voglio svelarvi dopo anni un mistero, siamo stati noi!


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