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mercoledì 8 gennaio 2020

MISERY
Faccio un esempio disgustoso. Quando ad uno scrittore viene la cosiddetta “ispirazione” non vuole più sentire ragioni, deve metterla giù da qualche parte. E’ un bisogno imperioso, di cui a volte si vergogna per l’inopportunità ma a cui BISOGNA obbedire.
Io l’ho provata poche volte nella mia vita e mi sentivo come se qualcuno si fosse impossessato di me, dovevo lasciar perdere tutto quello che stavo facendo e scriverla. Certe figure. Se non avevo la carta la scrivevo sulla pelle, la registravo, la graffiavo si muri ma dovevo tirarla fuori.
Era una sensazione simile, questo è l’esempio disgustoso per capirsi, a quando ti scappa da pisciare e molli tutto per volare in bagno. In quei momenti ti potrebbero offrire soldi, una mangiata, una gita, un incontro etc grazie facciamo dopo, prima devo passare dal bagno. Poi ne parliamo.
Gli antichi greci parlavano del “daimon”, il demone capriccioso e potente che si impossessava ogni tanto degli artisti. Loro ci ridevano su ma vi assicuro che non c’è niente da ridere, da un certo punto di vista è terribile.
Ed ecco emergere il genio di Stephen King. Nel libro “Misery” infatti CONCRETIZZA questo demone in una infermiera che obbliga il povero scrittore Paul Sheldon a scrivere, a scrivere, a scrivere pena torture indicibili. Il demone che era dentro adesso è fuori.
E lo stesso scrittore mentre scrive si stupisce di quanto è diventato produttivo. Anche dieci pagine al giorno! E tutte buone! Gli sta venendo fuori proprio bene.
Un' opera tanto riuscita (“il più bello che abbia mai scritto”) che decide, nel suo piano per liberarsi della odiosa infermiera Anne Wilkes, di salvare il manoscritto e portarselo a casa. Ma non è facile liberarsi del demonio quando è potente e Paul se ne accorgerà.
Uno dei più bei romanzi di Stephen King, l’abisso di qualcosa che il Re conosceva molto ma molto bene.


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