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martedì 31 gennaio 2023

LA STORIA TRISTE

Dicono che “la Storia è una bella signora con la pelliccia insanguinata” perché ne offre tanti di eventi tristi. Oltre alle guerre ci sono le tragedie personali, quelle naturali, le estinzioni, le schiavitù, gli olocausti, le vendette… non si finisce mai e a volte bisogna avere un cuore di pietra per non commuoversi. Te ne posso raccontare un paio che mi avevano fatto pensare e reso malinconico.

Il rogo dei libri aztechi. Dopo aver conquistato il Messico nel 1521, i conquistadores di Herman Cortes annientarono tra l’altro tutta la cultura azteca precolombiana. William Prescott nel suo capolavoro “La conquista del Messico” del 1843 (entusiasmante librone di 1000 pagine stampato ancora oggi, letto e riletto) racconta che gli spagnoli radunarono i libri sacri nella piazza principale della capitale e accesero un grande fuoco.

Tutti i nativi presenti, quei pochi che erano sopravvissuti ai massacri, si misero a piangere e lamentarsi vedendo i loro libri più amati andare in fumo, e io con loro. Poesie, dipinti, arte, scoperte, storie... tutto perduto. E nel loro furore evangelico gli spagnoli distrussero minuziosamente ogni cosa del popolo precedente. Quanti libri precolombiani sono rimasti oggi nel mondo? Tre. Come se di tutti i libri nelle biblioteche ne restassero solo tre a caso. Conquistatori, non cambiano mai.

L‘ultimo indiano. Questa è una storia che ho sentito anche altrove, racconto la più emblematica. Il 29 agosto 1911 in una fattoria della California fu trovato un indiano tremante. Era l’ultimo superstite della tribù degli Yshi, che si riteneva estinta, e parlava una lingua sconosciuta. Quando degli studiosi lo portarono in un museo riconobbe oggetti misteriosi (frecce, ami, cestini etc) e mostrò come si facevano. Purtroppo ebbe vita breve e morì presto. Come ci si sente ad essere l’ultimo della tua tribù? Cosa si prova a sapere che scomparso te sparirà un mondo?

E tante altre storie ci sarebbero, ma sono già triste così. Una signora con la pelliccia insanguinata. "E se non piangi, di che pianger suoli?"

(l’ultima foto di Yshi)

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