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martedì 23 febbraio 2021

RACCONTAMI QUALCOSA CHE POTRA' CAMBIARMI LA GIORNATA

Nel 1965 Lou Reed, aveva 24 anni e cantava nei Velvet Underground, gruppo che all'epoca a New York era molto sottovalutato. E si capisce: in piena era beat, pre hippie, le loro canzoni che parlavano di morte, droga e perversione non erano certo alla moda. Lo sarebbero diventate dopo ma ai tempi erano misconosciuti.

Lou Reed propose al gruppo una sua canzone, Heroin, in cui parlava della sua tossicodipendenza. Una canzone dal suo punto di vista molto onesta, che cantava del lato bello della droga, quando si infilava l'ago in vena vedeva mille colori, si sentiva il figlio di Gesù, era il marinaio felice di un mare nero.
Essendo un bel brano, divenne presto uno dei pezzi di punta del loro repertorio, molto famosa. Lou Reed l'ha cantata anche nella sua carriera solista per anni.

Un giorno Lou venne avvicinato da due ragazzi che lo volevano ringraziare. Si erano da poco iniettati la loro prima dose con in sottofondo la sua canzone ed era stato bellissimo. Mentre i ragazzi adoranti gli stringevano le mani, Lou era attonito. Pensava di aver cantato un fatto personale e invece si rendeva conto di essere stato un "cattivo maestro". Essendoci dentro da anni, conosceva benissimo il lato infernale della cosa, molto infernale.
Forse pentimento è una parola eccessiva, ma di certo raggiunse una nuova consapevolezza. "Da quel giorno, non l'ho più cantata allo stesso modo".

Ecco cosa potrebbe cambiarmi la giornata. Rendermi conto che siamo tutti connessi. Che se io faccio qualcosa, qualsiasi cosa, magari penso che sono solo fatti miei, roba privata della mia vita difficile. E invece no, non me ne accorgo ma ha riflessi sul mondo e in qualche modo, in qualche misterioso modo, influenza le persone. Siamo tutti connessi.

(nella foto John J. Cale un riccioluto Lou Reed, le due menti dei Velvet Underground, a spasso per New York negli anni '60)



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