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sabato 29 febbraio 2020


TOURETTE

A 13 anni i miei genitori mi portarono per le vacanze estive in un paesino della Calabria, Bovalino Marina. Quanto sole! Quanto mare! Posti meravigliosi con belle sponde, foreste incontaminate, sole, cibo e frutta squisite. “Come fate ad invecchiare con certi colori, certi sapori...”, chiesi un giorno e lo dicevo col cuore.
In Calabria ovviamente ci sono i calabresi e alcuni che svergognano tutti gli altri. Per favore, non mi fate parlare che mi comprometto.
Comunque, la storia di cui oggi vi voglio parlare è un’altra. A Bovalino capitava di incrociare per strada un pescatore pieno di tic irrefrenabili alle braccia, occhi strizzati e smorfie ridicole (per chi ha studiato: sindrome neurologica di Tourette).
Non riusciva a controllarsi. Lui camminava e dietro di lui un gruppetto di bambini lo seguiva canzonandolo e imitandolo. Ricordo che già all’epoca mi sembrava crudele ma io ero il classico turista, il ragazzotto milanese che doveva adattarsi alle usanze del posto.
Solo in una occasione quel pescatore non si dimenava più e i tic spariti, quando era ubriaco. Il sabato sera vagava per le strade del paese completamente assente e calmo, sembrava un altro.
Ricordo che vedendolo pensai: “se io fossi in lui sarei ubriaco tutti i giorni”. Tipici pensieri che si fanno da ragazzino, quando ancora non si conoscono le devastazioni a lungo termine che porta l’alcool. Quel pescatore calabrese l’aveva risolta così, si prendeva una ciucca alla settimana.
Sono passati tantissimi anni, spero che quell’uomo abbia trovato un po’ di pace, un neurologo che gli abbia somministrato un po’ di serotonina. Però dubito, una volta i disabili dovevano rassegnarsi a questa vita, a essere canzonati o restare chiusi in casa pena il marchio sociale. So che per esempio i down in campagna spesso venivano legati tutto il giorno ad una sedia. Raro in certi paesi ancora oggi vedere gente in sedia a rotelle.
Dura la vita per chi è diverso.

(nella immagine Gilles de la Tourette, il medico che nella sua breve vita per primo capì che era una malattia neurologica e non un comportamento indecoroso)




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