Visualizzazioni totali

lunedì 24 febbraio 2020

CHERNOBYL
La sera del 26 aprile 1986 ero a casa di amici, si discuteva del più e del meno e improvvisamente il TG mostrò scene di un disastro apocalittico: in Ucraina, in un paesino di nome Chernobyl, era scoppiato un reattore nucleare. Peggio di una bomba atomica.
Fu una esplosione talmente grave e visibile che non fu possibile nasconderla. E dato che i venti spingevano le radiazioni verso l’Europa, il panico in poche ore si diffuse in tutto il continente. Tutti preoccupatissimi per le conseguenze nucleari.
Ne giorni seguenti poi scoppiò il panico nella popolazione. Tutti rintanati in casa, scuole chiuse, mascherine, assalto ai supermercati (aspetta...ma no, è diverso).
Qualche donna incinta addirittura abortì, temendo le peggio mutazioni. Ricomparvero i film di Godzilla -come sempre accade quando il nucleare fa capolino- e il film “The day after” che fece scalpore.
Malgrado le fonti ufficiali all’inizio tendessero a minimizzare, alla fine ammisero che in effetti sì, qualche problemino con le radiazioni forse c’era: meglio evitare per qualche tempo insalate, verdure a foglia larga (che prima di Chernobyl manco sapevo cos’era), latte, frutta maturata all’aria aperta, pesce fresco etc.
Si impediva così il pericolo che tra 20 o 30 anni insorgesse il tumore alla tiroide. Mai mangiate così tante scatolette come in quei giorni. Poi nel giro di un mese passò tutto e si tornò alla normalità.
L’anno dopo, sull’onda dell’emozione, ci fu il referendum che sancì per sempre l’abbandono dell’energia nucleare in Italia.
A distanza di tanti anni però mi chiedo: quali effetti ha avuto sulla mia vita Chernobyl? A livello pratico penso nessuno. Il tumore alla tiroide non mi è venuto e in Ucraina non sono comunque mai andato.
Ah no aspetta, mia sorella Matilde all’epoca studiava Fisica all’Università (nota facoltà filonuclearista) e raccontava che lì dentro erano tutti nervosi e inkzati, anni di lavoro in fumo.
Un professore vagava per il corridoi sbraitando contro gli italiani, che avrebbero comprato e pagato a caro prezzo l’energia prodotta dalle centrali francesi (cosa che poi effettivamente successe).
Ma a parte il lato economico non ricordo ci siano state per me (per me) altre conseguenze, eppure era una cosa che all'inizio sembrava enorme e faceva paura!
Ah, mi è rimasta la diffidenza per le verdure a foglia larga: cavolfiori, cavoli, spinaci. Vade retro!


Nessun commento:

Posta un commento