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venerdì 31 gennaio 2020



HAI MAI CONOSCIUTO UN PERSONAGGIO FAMOSO E DOPO HAI CAMBIATO IDEA SU DI LUI?
Sì e ho cambiato idea in positivo.
Anni fa ho conosciuto nelle pause di una trasmissione il cantante lucano MANGO, di cui non sono mai stato grande fan, sono sincero. Chiacchierammo tranquilli e senza nessuna supponenza da parte sua, ascoltava quello che si diceva e aveva l'umiltà di stare zitto se parlava un altro.
Quasi un miracolo incontrare una persona così nello show bisness, vi assicuro. Non ricordo nello specifico ma si discuteva di tutto, non solo di Mango (come fa il 99% delle primedonne nel settore, dove basta un minimo di successo per sentirsi autorizzati a fare la pazza e parlare solo di se stessi).
Una persona tranquilla e a modo insomma. Mi sbilancio e la butto lì: UNA PERSONA NORMALE, equilibrata. Conoscevo ai tempi altri cantanti italiani (non mi fate fare nomi che mi comprometto) ed erano umanamente delle chiaviche. Parlavano con te solo se illuminati da un riflettore altrimenti non ti cagavano proprio.
Dicono che anche Mina e Renato Zero siano così, ma non ho mai avuto il piacere.
Tornando a Mango, lui era diverso e apprezzai moltissimo questa sua carica di umanità. Lo vidi più tardi battere i piedi alla canzone di un gruppo francese sul palco (per la cronaca, Les Negresses Vertes). Li stava ascoltando e godendo veramente!
"Così, Luca, deve essere un vero artista -ricordo pensai all'epoca-. Non chiuso nella sua torre, ma pronto ad ascoltare quello che vibra intorno!" Grande lezione.
Come ho detto sopra, non sono mai stato un suo grande fan, i miei gusti musicali sono troppo diversi.
Ma mi è spiaciuto veramente quando qualche anno fa è scomparso.



HAI MAI INCONTRATO UNA PERSONA VERAMENTE INNOCENTE?

Oh certamente, avendo lavorato in Tribunale ho conosciuto logicamente molti innocenti e molti colpevoli, a più livelli.
Le persone innocenti (quelle che che non avevano commesso niente, che non avevano idea di cosa stavano facendo, che un piccolo errore rischiava di costargli caro) avevano reazioni e aspetti molto diversi, ma in generale ho notato un fatto: erano spaventate.

Sapevano che erano comunque responsabili ma non davano la colpa ad altri, brutto sport tipicamente italiano. Si rendevano conto e accettavano la loro parte di responsabilità, soprattutto quella di non essersi resi consapevoli (il che li rende ai miei occhi diversi in partenza da un colpevole e li distingue come innocenti). Ed erano spaventati dalle conseguenze di questa "colpa" se pur minima.
Erano intellettualmente oneste, capacità così importante che si dovrebbe insegnarla all’asilo, e riconoscevano la loro parte senza nascondersi dietro paraventi.

Diffidate invece dei finti innocenti "Chi? io?", che fanno i finti tonti e negano la loro responsabilità, nascondendosi dietro pretesti (non è mia competenza, mi hanno insegnato così, sono troppo vecchio/giovane, non mi avevano informato etc). Se notate, è difficile che un criminale sia "spaventato", di solito è spavaldo e dichiara la sua estraneità.
Questa società è fatta così, purtroppo se uno accetta la sua parte di responsabilità allora dovrebbe accettarla TUTTA, anche quella che non lo riguarda.

Alla fine si scopre spesso che molti “colpevoli” invece erano ben consapevoli -a vari livelli, ovvio- di quello che stava accadendo e stavano combinando. Potrei fare tanti esempi e giuridicamente è affine al "dolo" ma non voglio appesantire il discorso, magari un’altra volta.
E' un discorso delicato e pieno di sfumature, soprattutto in Italia dove lo scaricabarile avviene anche a livelli molto alti e "responsabilità" sembra ormai una parola da fessi.

Accettarla potrebbe fare la differenza non solo tra innocente (che riconosce la sua parte) e colpevole (che la nega assolutamente), ma anche per esempio tra un colpevole che cambierà e uno che ci ricascherà.




mercoledì 29 gennaio 2020


FORNOSTAR

Luca, hai visto a Vicenza che roba? Questa notte hanno scritto su una bacheca frasi ingiuriose.”
Che tipo di frasi?”
Solite, già viste altrove. Morte ai negri ed ebrei, riaprite i forni etc. C’erano dentro anche froci comunisti e sinti, gli zingari
Uh quanto odio!”
E’ un brutto segno dei tempi. E’ ritornata l’ora di reprimere questi fascistelli, aprire loro la zucca con un cric, mescolarla e riportarla a livelli decenti.”
Bravo, così ti metti al loro livello. Diventi violento come loro.”
E allora cosa? Quelli vogliono ripristinare la dittatura e pretendono di essere trattati in modo rispettoso? Ma vaffanculo va. E peccato solo se qualche colpo andrà fuori.
Tu stai dando loro dignità di avversari politici, li metti al tuo stesso livello. Sai invece a me cosa ricordano?”
Degli stronzi.”
Mi ricordano tanto quei bambini che si mettono a gridare parolacce per sembrare grandi, parole di cui manco si rendono conto del significato.”
Non li sottovalutare, non sono bambini quelli che hanno scritto, quella è feccia.”
Guarda, non li conosciamo ma sappiamo di certo una cosa: sono ignoranti, per questo presumo siano giovani. Quando li troveranno saranno massimo sui 25, forse con dentro dei minorenni, scommettiamo? Al limite ci sarà qualche cattivo maestro che avrà consigliato le parole, come “sinti”, che non si usa molto.
Deficienti, io già me li vedo, con le svastiche tatuate sul collo. Se andavano in giro nel ventennio conciati così sai quante mazzate che prendevano.”
Appunto, quello che ti dicevo prima. Son giovani, non sanno. Sanno solo che vogliono ribellarsi, essere contro, menare le mani, contestare. A 17 anni non ti sei mai ribellato?”
Sì ma non così. Io mi ribellavo per motivi seri!”
I giovani son fatti così, si ribellano, anche per cause che non conoscono. Per loro l’importante è andare controcorrente, sfidare il senso comune.”
Anche se è costata sangue e dolore da parte dei nonni, questo l’hanno dimenticato.”
Nessuno glie l’ha insegnato io dico, è diverso.”
Tu sei della tua idea ma io rimango della mia. Qualche ceffone ben assestato risveglierà loro la memoria.”
Ah, se l’educazione e la storia fossero così semplici!”




martedì 28 gennaio 2020

STATO DI PAURA
In questi giorni se vedo un cinese mi scatta subito la diffidenza, è più forte di me. E mi odio per questo.
Mi fa capire che, malgrado belle parole, io vivo immerso in uno “stato di paura” e ne sono una vittima come tutti gli altri. I mass media soffiano sul fuoco dell’emergenza ed è nata in me l’ansia, la diffidenza, la tendenza all’isolamento armato.
Mi scopro pronto a combattere chi si avvicina con un colore della pelle che non è il mio. Pensavo di essere diverso, che amarezza scoprire che sono il solito fantoccino manovrato dai mass media.
“Oh ma noi informiamo e basta, diamo alla gente notizie”. No, è il solito giochino, viene il sospetto che create una emergenza che getta nell’angoscia la gente, alimentate la paura dell’ecologia e così vendete qualche copia in più, che coincidenza.
Una lontanissima influenza, con un tasso di mortalità molto più basso della famosa Sars, che sta capitando a 10.000 chilometri di distanza, mi getta nell’angoscia, mi fa ADESSO discriminare persone innocenti che non c’entrano niente. E magari fa perdere di vista i problemi veri e più vicini a me. E ieri era pure la Giornata della Memoria.
Naturalmente so bene che prima o poi capiterà qualcosa di serio, che l’essere umano sta facendo troppi sgarri alla Natura e questa presto pareggerà i conti. Non nego questo, ma fa rabbia vedere la paura crescere in me e in tutti in questo modo.
Come è difficile conservare la calma quando tutti impazziscono.


lunedì 27 gennaio 2020

PORTA A PORTA
Negli anni ‘70 la vendita “porta a porta” nel Quartiere Forlanini andava forte. Io ero bambino ma ricordo bene che spessissimo citofonavano persone che vendevano di tutto: pentole, enciclopedie, dischi, ferramenta, abbonamenti, vestiti etc. E vai.
Erano talmente frequenti che io e mia sorella Matilde avevamo imparato la formuletta “Non possiamo aprire, la mamma non è in casa e tornerà tra poco”.
Ho la sensazione che ai tempi venissero considerati alla stregua di scocciatori, niente affatto pericolosi. Non c’era del resto la diffidenza che circola adesso, in cui la vendita porta a porta infatti non esiste più.
Una monumentale Enciclopedia di Storia Medioevale in 10 volumi degli anni ‘70, sfogliata al massimo due volte, mi ricorda però che i miei devono aver ceduto a qualche lusinga. E come una visione ricordo ancora una ragazza bellissima (io avevo 13 anni, lei aveva occhi da regina con i capelli lunghi) che passava per le case a vendere i 45 di Nada, pensa un po’.
Ma era una eccezione, di solito erano giovanotti con la parlantina facile, tipica dei venditori, e una cordialità che già ai tempi mi pareva eccessiva.
Ma una categoria di timidi passava a porta a porta e a me erano molto molto simpatici, i Mormoni! Erano alti ragazzi americani che giravano sempre in coppia, riconoscibilissimi da lontano perché sempre in camicia immacolata, cravatta e giacca. Una visione insolita in un quartiere pieno di sciammannati.
Ed erano educatissimi, con la loro Bibbia sottobraccio. “Mi schiusi, posiamo parlare con tuoi genitori?”. Erano talmente gentili e si presentavano così bene che spesso i miei li hanno invitati a cena per una chiacchierata.
Parlavano del loro paese, gli USA, ed erano pieni di sano orgoglio patriottico. Non capivano perché gli italiani si mettessero a ridere quando aprivano bocca e si sforzavano di parlare italiano, storpiando leggermente alcune parole (i mariti delle mucche erano “i mucchi”). Erano belle serate, hanno insegnato a me e mia sorella come preparare i pop corn!
Il prezzo era molto piccolo. Per una mezzoretta dopocena tutti seduti ad ascoltare quei ragazzi parlare con fervore della chiesa di Mormon, fondata da un contadino che nell’800 aveva trovato in un campo del Midwest tavole d’oro della Bibbia in egiziano antico. Come erano finite li? Boh.
Lì ho imparato ad ascoltare, fare domande, ringraziare, stringere la mano e chiudere la porta. Chissà dove sono ora quei ragazzi. Ho nostalgia della loro fiducia nel mondo.

domenica 26 gennaio 2020

ESISTONO LIBRI CONTRO LA GUERRA?

Sai cosa è difficilissimo in un libro contro la guerra? Non scadere neanche per una riga nella retorica della battaglia, nell'entusiasmo per la vittoria e il cameratismo, nelle immagini alla John Wayne, nell'esaltazione per lo scontro fisico etc etc.

Molti sono i libri scritti contro la guerra (…e Johnny prese il fucile, Maledetti da Dio, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Nicolajevka c'ero anch'io, Addio alle armi etc).

Tutti molto belli, ma secondo me uno li supera tutti ed è MATTATOIO N° 5 di Kurt Vonnegut, scritto nel 1969. Sottovalutato capolavoro.

Forse è l'unico libro pacifista senza neanche un briciolo di retorica, che è riuscito a descrivere l'orrore della Seconda Guerra Mondiale da parte dei civili. Solo un grande scrittore ci poteva riuscire.



Un libro da sbattere in faccia a chi dice che la guerra è bella.


APPUNTAMENTO IN PIAZZA DUOMO
“Luca, sono Simona di Livorno!"
"Ciao Simo, come va?"
"Domani portiamo i bambini a vedere la mostra di Guggenheim al Palazzo Reale di Milano, dopo ci troviamo?”
“Veramente, siete a Milano? Ma allora è un classico. Diamoci appuntamento come facevo da ragazzo, davanti alla porta centrale del Duomo.”
“Va bene, poi portiamo i bimbi a mangiare da Mc Donald. Lì ci sono?”
“Quanti ne volete, sciura Simona.”
“Il tempo? E’ bello?”
“Due gocce di pioggia e il timido sole milanese. Copritevi bene che poi facciamo le foto!”
Strana la vita. Può capitare grazie a internet di conoscere una amica con la sclerosi multipla in comune, parlarci, raccontarsi le storie, chiedere consigli etc senza essersi mai visti né incontrati in tanti anni. Succede.
Si è sicuri di lei, la stima è reciproca e prima o poi, appena arriverà l’occasione, le nostre famiglie si incontreranno.
Perché malati ci sono in tutta Italia. E quando vado in ogni città so che mi basta alzare il telefono per trovare qualcuno. Una rete sommersa di fratellanza che vale più di un tesoro.
(da sinistra Zoltan, il marito Carmine, Cristina, Simona, Luca, Chiara -fidanzata di Luca- e Chiara -sorella di Simona-)


venerdì 24 gennaio 2020

IL LIBRO PIU’ BRUTTO DELLA MIA VITA
Sapendo che mi diletto a scrivere, un amico mi ha prestato un libricino di un parente suo: “Luca, sappimi dire che ne pensi”. Ahia, mi tocca. Forza dai, leggiamolo che non si sa mai.
L’ho letto e qualcosa mi dovrò inventare, ma a voi lo posso dire chiaramente. Questo è il libro più brutto che abbia letto in vita mia.
E pensare che ne ho letti tanti ma questo fa veramente... (mettete voi il verbo). Sconclusionato, senza senso, ridicolo. Iniziarlo è stato un atto di giustizia, finirlo un atto di volontà. Non dirò il suo titolo, è un self-publishing di cui presto non si parlerà più. Spero. Meno male che è breve.
Una lettura talmente brutta però che è stata molto molto istruttiva. Leggendolo (mi sono sforzato di leggerlo tutto quando ho capito che mi sarebbe servito) erano sempre più palesi quegli ERRORI DI BASE nella scrittura di cui spesso ho sentito parlare dai correttori di bozze.
Ho provato una gran pena pena improvvisamente per loro. Sapere che passano ore al giorno a leggere e selezionare opere di questo genere per le case editrici mi è sembrata una tortura indicibile.
Ecco alcuni degli “errori” che ho individuato e che da ora in avanti cercherò di evitare se mi metto a scrivere:
AUTOBIOGRAFISMO: a quanto pare, quasi il 100% dei neo-autori ci casca e si mette a raccontare della propria vita, sicuro che risulti interessante anche per il lettore. Ma questo non è vero: a meno di non avere avuto una vita straordinaria (e nemmeno in quel caso è garantito), a nessuno -a parte la mia mamma- interessa sapere delle mie vicissitudini. Amara verità ma è così. E il bello poi è che il neo scrittore dicono sia assolutamente convinto del contrario! Insomma, compiere uno sforzo e andare oltre se stessi quando si scrive.
SCIATTERIA: convinti che quanto stanno scrivendo ha un grande valore, spesso questi neo autori rendono la vita difficile al lettore. “Tanto quello che scrivo è talmente bello e ispirato che non mi devo preoccupare”. ‘Sto cazzo, preoccupati anche della forma invece. Rimandi sconclusionati, svarioni, caratteri diversi, errori di stumpa, formattazioni fantasia, usare “fare” al posto del verbo giusto etc. E qualcuno spieghi loro che i puntini di sospensione hanno il magico potere di rompere le balle.
IL SENSO DELLA VITA: troppo spesso i personaggi, invece di agire e appassionare il lettore in trame coinvolgenti, capiscono “il senso della vita” mentre sono su una panchina o impegolati nel traffico o fuori a pisciare il cane. Lascio alla vostra fantasia gli entusiastici commenti del lettore nel vedersi imporre banalità zen. Evitare.
RACCONTINI: altro errore dei neofiti è quello di proporre raccontini invece che storie di largo respiro con personaggi di spessore. Spesso “fiumi di parole” senza capo né coda, altro errore nell’errore. Bisognerebbe avere il coraggio invece di iniziare una novella che sarà più lunga delle previste tre-quattro paginette con personaggi appena abbozzati, anche se costerà fatica. E’ come proporre un biscottino Ringo a chi ha fame. Un conto è scrivere “anche” raccontini, un conto è scrivere “solo” raccontini e sospetto che la differenza si intuisca benissimo.
Vabbè, mi fermo qui. Ce ne saranno sicuramente altri ma questi leggendo mi son saltati all’occhio. Purtroppo il libretto brutto l’ho già finito. Halleluyah! 





giovedì 23 gennaio 2020


FACCE NOTE


“Sono nato lo stesso giorno di Massimiliano Pani, il figlio di Mina. Mia madre e lei erano nello stesso ospedale e da quel giorno lei ha odiato Mina. Tutti gli infermieri erano appresso alla diva e lei da sola a soffrire.”
“Sei nato in mezzo al dolore insomma.”
“Come tutti presumo. E da ragazzo mi circondavo di arte ma non riuscivo a dimenticarlo.”
“Hai ragione. Ricordo bene casa tua, in via Pecorini 4, le pareti erano tappezzate di quadri. Mai visto così tanti quadri in una casa.”
“Sì, i miei genitori a ripensarci avevano un gusto estetico molto raffinato.”
“Sai che ricordo anche loro? Una bella coppia. Tua madre bionda, mentre tuo padre aveva i capelli neri e gli occhiali neri quadrati. Da giovane doveva assomigliare a Marcello Mastroianni. Lui lavorava nel campo musicale no?”
“Giusto, Luca. Alla Ricordi.”
“Lo so bene perché in casa tua non c’erano solo quadri ma anche tanti dischi che vi portava dal lavoro. Come vi invidiavo, mio padre invece lavorava in una noiosissima banca.”
“E che vi portava? I moduli prestampati?”
“Spiritoso. Tuo fratello Nino almeno mi invitava sempre a sentire i dischi a casa vostra. Che pomeriggi! E’ stato da voi che per la prima volta ho ascoltato i Led Zeppelin e nei primi mesi del 1977 il Punk...”
“Yeah. Una vera bomba. Ha spazzato via tutto. Nino ascoltava sempre a tutto volume “Johnny” dei Suicide.”
“Grande canzone, la prima volta che si sentiva musica elettronica così.”
“A proposito, mio fratello Nino ha detto di salutarti.”
“Come sta adesso? Ho saputo che per un certo periodo vi eravate persi entrambi.”
“E’ stata dura ma ne siamo usciti. E siamo ancora qui, pronti per fare un altro giro.”



mercoledì 22 gennaio 2020


LA VERITA’ SI TRASFORMA

Ogni studioso di Storia sa bene che la verità non è una e immutabile, ma qualcosa che cambia in continuazione.
Nuovi studi, nuove teorie, nuovi documenti e la percezione che abbiamo di un fatto storico lentamente si trasforma. Quello che ieri era un assioma indiscutibile inculcato sin da bambino… crolla. Bisogna fare i conti con un mondo nuovo.
Ecco alcune Verità Storiche Inoppugnabili, in cui credevo ai tempi di scuola, ma che ora mostrano parecchie crepe. Non ci metterei più la mano sul fuoco.

1.IL RISORGIMENTO E’ STATO ESALTANTE, TUTTI VOLEVANO L’ITALIA UNITA. Quanta retorica a scuola sul risorgimento, Garibaldi Cavour e la Giovane Italia etc. In questi ultimi anni però stanno emergendo testimonianze diverse, forse non è stata proprio una cavalcata esaltante tra ali di folle plaudenti. Lo so che “parlare male di Garibaldi” è un rischio ma non si può più far finta di niente.

2.L’ITALIA E’ STATA LIBERATA DAI PARTIGIANI. Portavo in me dogmi incrollabili sulla Resistenza sin da quando ero bambino. Ma hanno subito un duro colpo quando ho visto alcuni vecchi mettersi a ridere se ne parlavo, mio nonno era stato partigiano e non si poteva mettere in discussione. O no? Se tocchi la Resistenza diventi automaticamente fascista? Si scoprirà mai qual è stato il reale apporto della Resistenza? La discussione procede ma, purtroppo, noto che viene subito strumentalizzata dalla politica. Che brutto.

3.L’AFRICA AGLI AFRICANI! Quando via via tutta l’Africa venne decolonizzata ammetto che ho esultato, il libero arbitrio dei popoli mi sembrava un principio troppo importante. Ma vedendo poi da anni tutto il sangue versato, le stragi, la corruzione, le lotte tribali che contnuano...la Decolonizzazione è stata un errore?

4.GLI AMERICANI SONO I BUONI. E tutti gli altri cattivi. Da bambino lo pensavo veramente (potenza di Hollywood). Ma ormai ci credono soltanto loro che esportano la democrazia disinteressatamente. Mi sono ricreduto da anni e mi rendo conto che ormai guardo con sospetto la loro politica estera.

Ce ne sono altri ma mi fermo qui. Che lezione ho imparato, la Verità Storica può cambiare.




IL MERCATO DI VIA COSSA
Esiste ancora il mercato del martedì in via Cossa?
Nel Quartiere Forlanini, tra Spacci Comunali, Esselunga ed Ortomercato, non c’è mai stata una grande richiesta di negozi (ma potrei sbagliarmi). L’unico mercato che si teneva era quello del martedì davanti alla Piazzetta Artigianato, un mercatino modesto ma attivo e vivo, che si snodava tra via Mazzucotelli e via Barigozzi.
Me lo ricordo bene, perché ogni martedì per un certo periodo di tempo l’ho frequentato pure io. No, balenghi, non andavo alla ricerca di arance e patate, ma mi recavo al proibitissimo bancone che vendeva…. Tadààà!... le musicassette pirata!
Allora non eri come oggi, che tra Spotify Youtube ed Emule hai tutta la musica insulsa che vuoi.
Allora se avevi la passione e pochi soldini, visto poi che gli LP costavano una fortuna e le radio libere erano di là da venire, se volevi bearti dei tuoi idoli dovevi ripiegare sulle musicassette registrate a mano. Anzi, col trattore vista la qualità sopraffina.
Ma era mia! Mia! Ricordo ancora quando a 11 anni comprai la mia prima cassetta pirata, “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd con la copertina ciclostilata senza colori. L’ho consumato quel nastro, ogni tanto si aggrovigliava. E vai di matita.
Nel dire queste cose porto testimonianze di un antico universo parallelo. Che impressione. Le musicassette...ora in casa non ho più nemmeno il registratore o il giradischi pensa un po’, non saprei nemmeno dove ascoltarle.
Ma rimane il ricordo di quelle mattine, quando con mia madre mi aggiravo tra tutti i banconi aspettando di arrivare allo stand musicale. Intanto mi godevo la gente, la folla, le grida.
“Venghino siori venghino!”
“Non siamo qui per vendere ma per regalare!
“Uèèè ma che belle zucchine ca me so’ arrubbato stammatina!”


martedì 21 gennaio 2020


MA PERCHE’ LE DONNE NON UBBIDISCONO?


“Senti Sergio, tu che sei bravo, aiutami a capire una cosa che mi tormenta, dammela una risposta. E’ uno dei grandi misteri della mia vita.”
“Addirittura. Mi sa che questa è difficile, caro Aldo. Spara.”
“Io spesso mi chiedo… ma perché le donne non ubbidiscono?”
“Eh? Scusa, in che senso? Ancora ci speri?”
“E’ una sensazione che ho notato un trilione di volte. Se chiedi un favore ad un uomo.. ma anche piccolo….che ne so prendere un aggeggio, rispondere a una domanda, andare in un posto, in genere lui la fa o non la fa. A volte se è indeciso prende tempo.”
“Mi pare ovvio. E allora?”
“Tutto finisce lì. Se invece lo chiedi ad una donna, a parte che non si fida e ti chiede perché e percome, ma poi se la fa inizia contemporaneamente dieci cose, ne approfitta per svolgere compiti che non c’entrano nulla con quello che hai chiesto...”
“E’ una loro specialità, Aldo, sono multitasking. Così dicono di guadagnare tempo, che ne han sempre poco.”
“L’ho già sentita questa storia del multitasking, ma non mi ha mai convinto. Beh dicevo, a parte il fatto delle altre dieci cose... ma spesso le donne si perdono, dilatano i tempi, alla fine fanno tutt’altro e quello che volevi tu...ciccia. Eppure il mondo sarebbe un posto più piacevole se fosse diritto, lineare.”
“Uhhh...Ne sei certo? A me le curve piacciono.”
“Non ti ci mettere anche tu, Sergio. Insomma, perché le donne non ubbidiscono? Risolvimi questo mistero e ti citerò nel mio testamento.”
“Rispondi piuttosto tu a me: perché questo mistero, ammesso che sia tale, è così importante per te?”
“Sergio, io e lei ci litighiamo per questo. Anche senza sapere chi ha ragione, vorrei capire il motivo della differenza.”
“Eh, la differenza. Il motivo l’hai detto prima. Non si fidano tanto di quello che propone un uomo.”
“Insomma, secondo te se una donna ubbidisce è solo per farmi un piacere?”
“Bravo. E poi non sono mica dei robot, forse stanno accumulando punteggio per una richiesta futura.”
“Davvero? Sicuro di questo? Devo aspettarmi qualcosa?”
“Lo ha scritto Freud nel suo De Foemina, ancora dopo 100 anni è un vero must. In genere una donna impara sin da piccina a manipolare un uomo e ad usare le richieste di lui a suo vantaggio. Sono molto abili in questo.”
“Cosa? Io sarei manipolato dalle donne?”
“Aldo bel giovane, svegliati e scendi dal pero. Da qui a considerarci dei tontoloni il passo è stato breve. Sfido che non ubbidiscono, la colpa è nostra.”
“Oh cavoli. E io che ci speravo.”



venerdì 17 gennaio 2020

CHE SILENZIO C’E’ STANOTTE
Erano circa le 23.00 e stavo portando fuori il cane per l’ultima pisciatina serale. In giro non c’era più nessuno ma da lontano vidi qualcuno che si avvicinava lentamente. All’inizio non capii bene cosa fosse, le luci gialle dei lampioni erano fioche.
Era qualcosa di voluminoso. Mi resi conto che si trattava di un motociclista, con barba e tuta, che teneva al suo fianco una grossa moto spenta. La stava trascinando in silenzio per le strade interne del quartiere Forlanini, mentre con l’altra teneva sottobraccio il casco. Camminava tranquillamente nella notte, con la sua moto spenta e guardando avanti.
Rispettava così il sonno notturno degli abitanti dei caseggiati, gente che magari non conosceva neanche. Volendo, poteva completare lo stesso percorso in pochi secondi rombando con la moto, ma per qualche motivo preferiva così. Certo, ci metteva qualcosina in più ma non disturbava minimamente.
Perché è vero, il nostro era un quartiere rumoroso, circondato da strade e tangenziali mentre sopra volavano gli aerei. Ma dentro regnava una strana pace, i rumori arrivavano attutiti, di notte se parlavi in strada con qualcuno veniva spontaneo abbassare la voce.
Quel motociclista l’aveva capito, apprezzava il silenzio e il rispetto che si porta dietro.


La voglia è poca
La stanchezza tanta
sul ponte sventola
bandiera bianca
ma per fortuna 
Il caffè non manca


giovedì 16 gennaio 2020



DAL DIARIO DEL 1968 DI ROBERT PLANT
1 gennaio: Chissà come andrà quest’anno, tante cose bollono in pentola. Di una cosa sono certo, che il mio destino è la musica. Obiettivo: incidere con la Band of Joy un grande lp.
10 febbraio: che seratona blues,con il gruppo ieri sera al club. Inizialmente il proprietario non voleva far suonare Bonzo perché troppo “fracassone” ma poi l’ho convinto. So quello che vale, è da quando avevo 16 anni che lo conosco.
14 febbraio: con Maureen va benissimo (pure con sua sorella), è lei la donna della mia vita.
2 marzo: Grande serata ieri con gli Hobbstweedle, poi un discografico mi ha offerto una birra e proposto di incidere un 45 giri! Vuole farmi registrare “Our Song”, una sdolcinata canzone italiana, e lanciarmi come solista. Proviamoci.
17 marzo: Maureen è incinta! A 19 anni sono padre! Forse dovevo fare il commercialista come voleva mio padre, qui soldi ne vedo pochini. Meno male che ogni tanto mi chiamano in cantiere per asfaltare le strade.
5 aprile: Finalmente la Band of Joy entra in sala d’incisione. Per adesso registriamo varie cover, For What’s Worth ci è venuta proprio bene
18 maggio: Our Song non vende, fuck! Sapevo che non dovevo uscire dal blues. Non mi fregano più.
10 giugno: Oggi mi ha avvicinato un omone, un certo Peter Grant. E’ il manager degli Yardbirds. Ho conosciuto pure il loro chitarrista, Jimmi Page. Udite udite: gli Yardbirds stanno cercando un nuovo cantante! Page mi ha chiesto domani di fare un’audizione e ho subito accettato.
11 giugno: l’audizione è andata alla grande, entrerò a far parte degli Yardbirds. Page è rimasto molto impressionato dalla mia voce, non capiva perché non avessi ancora sfondato.
1 luglio: Page mi ha invitato nella sua casa galleggiante per definire con lui il progetto che ha in mente. Ho lasciato Maureen, che è al 6° mese, da sua madre e sono andato da lui. Io e Jimmi abbiam passato una settimana ad ascoltare dischi su dischi e fumare erba. Jimmi ha in mente un gruppo blues con un sound molto molto rock. Potrebbe funzionare, ho buone vibrazioni.
14 luglio propongo Bonzo per i New Yardbirs, secondo me per questo gruppo è l’uomo giusto.
2 agosto: John Paul Jones entrerà nel gruppo come bassista! E’un ottimo polistrumentista e Jimmi si fida molto di lui.
12 agosto: primo incontro collettivo a Londra nella sala prove di Gerrard Street. Jimmi ha proposto Train Kept a Rollin e l’abbiamo suonata così bene che alla fine ci siamo guardati increduli. Oggi è nato qualcosa di ancora molto fragile ma che volerà alto
15 agosto: come New Yardbirds firmiamo il contratto. Vai!
17 agosto: Maureen ha un gran pancione, vorrei stare più tempo con lei ma proviamo ogni giorno. Gli Yardbirds devono fare un ultimo tour.
20 agosto: ho passato il giorno del mio 20° compleanno a provare con i NY. A settembre inizieremo un minitour in Danimarca e Svezia. Suoneremo però solo qualche pezzo dei vecchi Yardbirds, stanno uscendo fuori parecchi pezzi nostri.
7 settembre: primo concerto in Danimarca, a Gladsaxe. E’ la prima volta che canto fuori dall’Inghilterra e quello stronzo del presentatore mi presenta come Robert Plat! Buona performance comunque, tutti entusiasti.
8 settembre: Lolland
12 e 13 settembre: Stoccolma, sui cartelloni ci presentano sempre come Yardbirds ma il pubblico non si lamenta mai anzi si diverte e chiede il bis. Ottimo.
14-24 settembre: Knvista, Gothenburg (due volte), Stoccolma, Bergen, Oslo. Abbiamo praticamente provato sul palco le nuove canzoni. Peter ci vuole spedire subito in sala d’incisione finito il tour.
25 settembre: tornando in aereo dalla Svezia Peter Grant ci rassicura, faremo il botto
26 settembre: entriamo in sala di incisione. Registriamo praticamente in diretta tutte le canzoni, abbiamo poco tempo. Jimmi durante le registrazioni mette DUE microfoni davanti agli amplificatori. Il suono che sento uscire da quelle casse, mentre cantavo, era di gran lunga meglio di qualsiasi figa d'Inghilterra. E’ così sessuale, osceno, ha così tanto potere...insomma, è devastante.
3 ottobre: finite le registrazioni e i missaggi. Secondo me è un grande album, sono 9 canzoni una più feroce dell’altra. Peter sta lavorando per farci avere un megacontratto con l’Atlantic.
4 ottobre: non c’è tregua. Iniziamo da Newcastle un tour di tre mesi in GB sempre come New Yardbirds, finiremo il 20 dicembre a Londra
9 ottobre. Keith Moon viene a trovarci e suggerisce un nome, Lead Zeppelin. Non male.
15 novembre: Peter convince l’Atlantic a pubblicarci il disco.
21 ottobre: tra un concerto e l’altro la più bella notizia dell’anno: nasce Carmen Plant, gioia mia
25 ottobre: a Surrey ci chiamiamo per la prima volta Led Zeppelin
9 novembre: Londra! Io e Maureen ci sposiamo. Niente luna di mele, sono in tournee.
14 dicembre: ogni sera un posto nuovo, Newcastle Manchester Liverpool Sheffield Canterbury Bath, e ogni volta più affiatati
20 dicembre: ultima data a Londra. Tutti ci vogliono.
25 dicembre meraviglioso. Jeff Beck ha dei problemi con il tour in Usa e Peter Grant lo ha convinto di darlo a noi! Alle 14.00 del giorno di Natale in aeroporto per volare negli Usa, iniziamo già domani!
26 dicembre: prima volta negli USA siamo la band di supporto dei Vanilla Fudge a Denver
27 dicembre. Seattle
28 dicembre. Vancouver (Canada)
29 dicembre: Portland
30 dicembre: Spokane. Siamo così affiatati che siamo diventati il gruppo di punta del tour e suoniamo per ultimi.
31 dicembre: che anno incredibile. Come è finito diversamente da come è iniziato. Il 1969 come sarà?


mercoledì 15 gennaio 2020


IN AMORE


-di Maurizio Iezzi & Luca Tartaro-


5 attori:
Davide (padrone di casa)
Beatrice (amica di Davide)
Emanuele (amico ritrovato di Davide)
Stefania (vicina di Davide)
Taxista




(interno sera, appartamento signorile)

Punto luce, la mdp allarga, è la serratura di una porta d’ingresso vista dall’interno. Titoli. Rumori di chiavi nella serratura, la porta si apre, entra Davide il padrone di casa, un uomo sui 30-35 anni ben vestito e pieno di pacchi e pacchetti. Chiude la porta e (con un comando vocale) accende la luce

DAVIDE con tono allegro
“E adesso….Luce sia!”

Le lampade della anticamera si illuminano mostrando una bella casa. Prima che si veda bene in volto nascosto tra pacchi e pacchetti, Davide dice ancora

DAVIDE
“...e dopo la luce...Musica!”

Parte la musica (Start me up dei Rolling Stones)

DAVIDE
“Uff, caro Davide finalmente sei a casa! Casa mia casa mia per piccina che tu sia...(appoggia le chiavi su un mobiletto)...vai che stasera aspetto gente!”

Si guarda un attimo allo specchio. Ballando si reca in cucina, appoggia i pacchetti sul tavolo a ritmo di musica e poi va in anticamera a levarsi il cappotto. Sotto è in tenuta da ufficio (giacca, camicia e cravatta).

DAVIDE
“Forza che qui stasera voglio il paradiso”

Ritorna in cucina, fa una giravolta, accenna a due passi di danza e apre i pacchetti estasiato

DAVIDE
“Ohhhhh!!!”

Ne annusa uno ad occhi chiusi

DAVIDE
“Mmmm che buoni questi….! Stasera Beatrice impazzisce.”

Impiatta tutto in un grande vassoio

DAVIDE
“E vualà, ma chi sono? Il vecchio Davide ha colpito ancora! Una presentazione ar-ti-sti-ca!”

Poi lo mette in frigo. Prende dal ripiano in basso una bottiglia di vino e controlla l’etichetta.

DAVIDE
“Eccolo qui e nel quinto giorno Dio ha creato il mare, l’acqua e il vino. Bel colore questo, è buono. Peeeeerfetto! Stasera questo Sant Magdalener andrà giù come l’acqua...”

Poi, sempre a ritmo di musica si reca in sala dove con grandi gesti apparecchia per 4, alla fine a centrotavola mette accanto alla fruttiera ricolma di mele una candela spenta.

DAVIDE
“Questa la accendiamo dopo per l’atm...”

Dlin dlon! Suona il campanello. Davide guarda rapidamente l’orologio mentre sfuma la musica

DAVIDE
“Oh figa ma è presto! Devo ancora prepararmi. Chi sarà?”

Va alla porta, apre e vede una bionda sui 30 anni frizzante in tubino nero e spolverino bianco con in mano una scatola di pasticceria

BEATRICE
“Eccomiiii!”

DAVIDE
“Beatrice! Che bella sorpresa, sei già qui!”

Baci e abbracci. Beatrice entra in casa e si leva lo spolverino.

BEATRICE
“Sono venuta prima così ti aiutavo. Intanto per stasera ho preso la torta Sant’Honorè, so che te gusta.”

DAVIDE
“Sei una sicurezza Beatrice, tu mi stupisci sempre. E’ la mia preferita, dammela dammela qua che la metto in freezer e non si scioglie (prende e mette in frigo la scatola). Ma a proposito non dovevi portare la tua amica? Viene dopo?”

BEATRICE mentre si sistema tubino e capelli allo specchio
“Mi sa che mi ha tirato il pacco quella stronza. (guardandolo) Dà, sei arrabbiato?”

DAVIDE
“Ahia, questo può essere un guaio...(abbracciandola da dietro e baciandole il collo) Mi sei mancata, Beatrice. A me però… in fondo non dispiace che non sia venuta.”

BEATRICE
“Mmm neanche... neanche a me, continua...mi piace. Come è andato il lavoro oggi?”

DAVIDE
“Dopo (continua a baciare il collo), non ne parliamo, c’è tutto il weekend davanti. Anzi, perché non lo passi da me? Senti Beatrice io dovrei farmi una doccia rapida, abbiamo quasi un’ora di tempo prima che arrivi il mio amico.”

BEATRICE (girandosi e abbracciandolo al collo)
“Che aspettiamo? Andiamo che così ti insapono la schiena, bello il mio Davidone.”

Lo prende per la cintura e vanno ridendo verso il bagno.

DAVIDE
“Piano! Piano!”

BEATRICE
“Vieni con me, bel paciarotto! So già dove ti devo portare! Non dovevi far la doccia?”

Beatrice apre la porta del bagno, lo tira dentro, Davide chiude la porta davanti alla mdp. Si sentono le risate dei due all’interno.







(esterno sera, taxi)

Il taxista guarda nello specchietto e osserva dietro il suo cliente. E’ un uomo sui 30-35 vestito con giacca e lupetto nero. Molto silenzioso (è Emanuele, l’amico che sta aspettando Davide), guarda fuori dal finestrino. Il taxista rompe il ghiaccio e gli rivolge la parola

TAXISTA
“Mi scusi se la disturbo, la vedo assorto, ma volevo informarla che ci metteremo almeno mezzora. Siamo sotto Natale e qua sono impazziti tutti.”

EMANUELE
“Ah sì. Non si preoccupi, lo sospettavo ma va bene, sono in anticipo... E’ da un po’ che manco da questa città, ma il traffico di Natale è rimasto come lo ricordavo.”

TAXISTA
“E ogni anno è sempre peggio, sa? Aumenta di poco ma inesorabile. Da quanto tempo manca dalla città?”

EMANUELE (sospirando)
“Dodici anni.”

TAXISTA (sinceramente stupito)
“Dodici anni? E dove è stato di b..? Ah mi scusi, non sono affari miei...”

EMANUELE
“No, non si preoccupi. Sono stato in Umbria e poi in Toscana per…. ormai mi sono stabilito lì.”

TAXISTA
“Belle regioni. Come mai è tornato qui dopo tanti anni? Sentiva la nostalgia di questo casino?” (il taxista con la mano indica il traffico)

EMANUELE
“Eh sì, tante cose son cambiate in questa città....son tornato perché...mah, è una cosa lunga. Cerco un po’ di risposte. Questa sera comunque rivedo un vecchio amico.”

In quel momento si sente un rombo in cielo.

TAXISTA (guardando il cielo dal parabrezza)
“Ahi ahi mi sa che il tempo si sta guastando. Mio nonno diceva che questo era il diavolo che gioca a bocce. (guardando Emanuele dallo specchietto) Senta, mi tolga una curiosità.”

EMANUELE (cortese)
“Dica.”

TAXISTA
“Con questa professione ho caricato gente di tutti i tipi. Per mestiere faccio subito una sorta di fotografia ai clienti, anche per evitare brutte sorprese. Non ci crederà ma ormai riesco sempre ad indovinare il loro lavoro. Eppure lei per me è indecifrabile, sono sicuro che in una scommessa perderei. Senta, ma lei che lavoro fa?”

EMANUELE (sorridendo leggermente)
“Se glielo dico non mi crede.”

Inizia a piovere. Il taxi va.







(interno sera, Beatrice e Davide in camera da letto)

Beatrice, in calze autoreggenti e intimo, aiuta Davide a rivestirsi e gli abbottona la camicia; Davide intanto si strofina i capelli con un asciugamano e la guarda con tenerezza

DAVIDE (sottovoce)
“Mi sei molto cara, Bea, lo sai. Ma sei sempre così?”

BEATRICE
“Mi piace prendermi cura di un uomo anche dopo l’amore. Io lo trovo molto bello.”

DAVIDE
“Sei una sorpresa. Perché non ci fidanziamo? Mi fai sentire come il tuo coniglietto.”

BEATRICE sorridendo
“Il coniglietto birbantello. Sai perché mi comporto così? (Davide scuote la testa mentre Monica gli fa il nodo alla cravatta). Non mi è mai piaciuto il fatto che prima di far l’amore ci si spoglia a vicenda e dopo ognuno si riveste da solo. Mi sembra così squallido. E’ bello anche dopo (gli liscia la camicia con le mani)”

DAVIDE teneramente
“Bea, sei una ragazza da sposare.”

BEATRICE (sistemandogli la cintura)
“Te ne sei accorto solo adesso? Dai, non mi far piangere anche tu. Divento malinconica, conosci la mia storia.”

DAVIDE
“Ti ricrederai.”

BEATRICE sospirando sedendosi su una sedia e squadrandolo
“Stai bene. Parlami del tuo amico che viene stasera.”

DAVIDE controllandosi allo specchio
“Non lo vedo da dodici anni, pensa. Da ragazzi eravamo amicissimi, quante ne abbiamo fatte, poi ci siamo persi di vista. So che aveva cambiato città, era un ribelle. Ho saputo dai suoi per caso che era tornato e l’ho chiamato subito. E’ single, per questo ti ho detto di portare una amica.”

BEATRICE
“Ah capito, ma che tipo è?”

DAVIDE
“Si chiama Emanuele. E’ uno a posto. Allora, adesso ci penso io a te, posso provare a vestirti io?”

BEATRICE (ridendo)
“Ah ma questa sera abbiamo iniziato dal dolce. Certo, stai attento alle calze.”

DAVIDE (prendendo il tubino dal letto)
“Che bello questo vestitino. E’ anche facile da mettere mi sembra...qua dalle costole..” (lo infila a Beatrice che si è alzata e le allaccia un paio di bottoni, intanto le bacia la schiena)

BEATRICE
“Grazie, mio cavalier servente.”

DAVIDE
“E ora le scarpette di Cenerentola, siediti sul letto –lei si siede sul letto mentre intanto lui si inginocchia davanti a lei, le prende una scarpetta e la infila- vualà!”

BEATRICE
“Mmmmm, ero nuda e non lo sapevo, come una santa peccatrice. Senti, voglio farti un regalo.”

DAVIDE in ginocchio la guarda
“A me?”
BEATRICE mentre lo accarezza sul volto
“Sì, so come la pensate voi maschietti. Tu vuoi sapere come sei andato stasera, che voto darei alla tua prestazione.”

DAVIDE
“Ehrgh...mah...sì in effetti, mi piacerebbe... sarei curioso….”

BEATRICE
“Sei andato bene, sei andato bene.. Scommetto che quando ne parlerò con le mie amiche ti daranno un voto tra le due e le tre stelle, sicuramente più del due pieno. E sei un gran leccatore, garantisco.”

DAVIDE
“Ah grazie...stelle di cosa?”

BEATRICE
“Non fare l’ingenuo. Zero è moscio, una stella è barzotto, due è duro, tre duro da culo e quattro è lucido.”

DAVIDE
“Lucido?”

BEATRICE
“Quando raggiunge il massimo della durezza, diventa come un totem. E secondo me tu ci arriverai presto.”

DAVIDE (infilando la seconda scarpetta)
“Mmm… intrigante. Vualà. Ma con le tue amiche parlate di queste cose?”

BEATRICE ridendo
“Ma non lo sai che quando incontri per la prima volta le migliori amiche loro sanno già tutto di te? Lunghezza misure prestazioni fantasia durata...tutto, caro paciarotto mio.”

DAVIDE
“Dovrò imparare a fare il disinvolto.”

BEATRICE
“Ovvio. Mi raccomando.”

DAVIDE con tono leggero e schiarendosi la voce
“Achr...Senti Bea, a proposito del famoso numero quattro, mi è venuta una idea per il mio amico che sta arrivando…”

BEATRICE
“Emanuele?”

DAVIDE alzandosi e prendendo una spazzola
“Sì. So che al piano di sotto di questo palazzo c’è una ragazza che non esce mai, si chiama Stefania, sta sempre chiusa in casa.”

BEATRICE
“E perché? Ha qualche problema?”

DAVIDE (spazzolandole piano i capelli)
“No ma è molto timida, io l’ho incontrata un paio di volte in ascensore e tiene gli occhi bassi”

BEATRICE
“Ho capito, una gatta morta.”

DAVIDE
“No no, è proprio timidissima. Scendo e la invito per stasera; anzi scendiamo giù insieme, accompagnami, così non si spaventa.”

BEATRICE
“E vabbè, andiamo da questa suorina. Almeno è carina?”

DAVIDE
“Non è male ma è sempre tutta infagottata. Si sistemasse un po’ meglio sarebbe anche bellina. Bea, confido nella tua arte, so che riesci a tirare fuori il meglio dalle persone. (Serissimo) L’ho visto prima”

BEATRICE (maliziosa)
“Come so tirare fuori io nessuna mi batte!”

Vanno braccetto alla porta, Beatrice prende lo spolverino dall’attaccapanni e se lo mette sulle spalle.





(interno sera, Davide e Beatrice davanti alla porta di Stefania)

Plin plon! Davide suona alla porta

(voce di Stefania aldilà della porta) STEFANIA
“Chi è?”

DAVIDE
“Ciao Stefania, sono il tuo vicino, Davide!”

STEFANIA (aprendo timidamente di poco la porta)
“Ah è lei, sì la riconosco. Buonasera…(vede che c’è anche Beatrice) …buonasera. Cosa c’è?”

DAVIDE
“Buonasera Stefania, sto preparando una cena al piano di sopra e volevo avvisarti di non preoccuparti se senti rumori, siamo noi.”

STEFANIA (che rassicurata apre di più la porta)
“Ah sì sì, non vi preoccupate, fate pure, non mi disturbate.”

DAVIDE
“Anzi, la mia amica Beatrice –la indica- ha avuto una idea, perché non vieni anche tu?”

BEATRICE
“Dai Stefania, vieni anche tu, Davide mi ha parlato bene di te, così ci conosciamo meglio!”

STEFANIA
“Io? No no grazie, stavo per dire le preghiere e poi andavo a letto.”

BEATRICE
“Ma va bene, le dici dopo. Adesso ti prego stai un poco con noi.”

STEFANIA
“Vi ringrazio ma non pensavo…e poi oggi vado a letto presto, è venerdì, giorno di magro.”

DAVIDE
“Perfetto! Ho del vitello tonnato che ti aspetta!”

STEFANIA
“Ma non so… e poi non ho niente da mettermi!”

BEATRICE
“Per quello non ti preoccupare, ci penso io, ho lavorato in una sartoria e ti do una mano. Posso entrare? –Beatrice senza aspettare risposta entra decisa- . Allora, andiamo a vedere l’armadio, qualcosa si troverà.”

STEFANIA (confusa)
“No Sì sì ma va bene non so”

DAVIDE
“Allora io vi aspetto su tra mezzora, ok?”

BEATRICE (chiudendo la porta)
“Vai vai Davide, ci pensiamo noi adesso, a dopo!”

La porta si chiude, Davide da solo sul pianerottolo si volta vero la mdp, fa uno sguardo malandrino e ok col pollice, poi torna su







(Esterno notte, Emanuele)

Emanuele è arrivato a casa di Davide, scende e saluta il taxista.

EMANUELE al taxista
“Buona sera.”

Il taxi se ne va. Poi Emanuele si volta verso il palazzo, fa gli scalini guarda il citofono, scorre i nomi, suona

EMANUELE
“Sono Emanuele, sono arrivato! A che piano?”

Voce di DAVIDE dal citofono
“Eccolo il redivivo! Vieni vieni. Quarto piano, l’ascensore quando entri è sulla sinistra. E prega funzioni altrimenti ti fai le scale, stairway to heaven!”

EMANUELE
“Ok e speriamo funzioni arrivo”

Bzzzz! Il portone si apre ed Emanuele entra.







(interno casa di Davide, Emanuele e Davide)

Si vedono Emanuele e Davide abbracciati in silenzio e con gli occhi chiusi.

DAVIDE
“Fatti abbracciare, brutto frocio che non sei altro.”

EMANUELE (discostandosi e guardandolo)
“Hai gli stessi occhi di una volta, Davide.”

DAVIDE
“Mi sei mancato. Da quanti cazzo di anni è che non ci vedevamo? Quanto tempo è passato?”

EMANUELE
“Il grano non muore.”

DAVIDE
“Nemmeno le erbacce. (lo scruta) Però ti vedo bene sai? (si staccano) Sei in forma, bello magro, sarà questo vestito nero che ti snellisce. Tu come mi trovi?”

EMANUELE (mettendogli una mano sulla spalla)
“Ti ho lasciato ragazzo, uno di quelli terribili, e ti ritrovo uomo, ecco cosa vedo. Ti sei sposato?”

DAVIDE (ride)
“No, ma ci sono andato vicino. Poi ti racconto. Tu?”

EMANUELE
“No, ho preso altre strade.”

DAVIDE
“Seee…fai il finto tonto. Raccontale ad un altro. Siamo due scapoloni insomma. Dai vieni che ti faccio vedere la casa. Ah a proposito... Ho saputo di tuo fratello, mi spiace.”

EMANUELE (mentre iniziano a girar la casa)
“Sì, è stato un duro colpo. Ai tempi avevo pensato di…. Uè (indicando un poster), ce l’hai ancora.”

DAVIDE
“Eh certo. Grande concerto. Le cose buone si ricordano. Vieni di qua.”

EMANUELE
“Arrivo. Ma…toglimi una curiosità (indicando la tavola apparecchiata), stasera siamo in quattro? Non dovevamo essere solo noi due?”

DAVIDE (malizioso)
“Doveva essere una sorpresa ma vengono due amiche.”

EMANUELE (assorto, appoggiandosi al muro)
“Ah. E’ vero che sei in festaiolo, me l’ero dimenticato. Me lo dicevi portavo qualcosa.”

DAVIDE (facendo gesti con la mano)
“Tu stai bono che stasera sei l’ospite d’onore. Figurati.”

EMANUELE
“Dai non mi mettere in imbarazzo!”

DAVIDE (fintamente scandalizzato)
“Oè arrivano due gnocche stasera, non avrai mica cambiato sponda?”

EMANUELE (grattandosi la testa)
“No no…è che…tu mi credi se ti dico che in questi anni ho fatto ben poco sesso?”

DAVIDE (sistemando la tavola)
“No, non ci credo, sei un bel ragazzo e le occasioni non ti mancano. Adesso però non ci pensare e rilassati, ha organizzato tutto il vecchio Davide. Vedrai che ci divertiremo.”

EMANUELE
“Speriamo, se lo dici tu. E’ da un bel po’ che non faccio feste a sorpresa.”

DAVIDE
“Mica salta fuori la bionda dalla torta. A proposito di torta ho una idea (va verso il frigo). Visto che sei diventato così timido (lo apre) te la faccio passare io la timidezza, dov’è? Eccola (tira fuori la torta). Mi aveva detto che è una torta Sant’Honorè (la appoggia sul tavolo, la scarta). Siii è una Sant’Honorè!!!”

Primo piano sulla torta.

EMANUELE
“E allora?”

DAVIDE (che intanto scruta la torta)
“Facciamo così…”

EMANUELE sospettoso
“Che intendi fare? Dai, son finiti quei tempi.”

DAVIDE
“Non ti ricordi quanto ci divertivamo quando facevi il prete?”

EMANUELE
“E chissà perché lo facevo sempre io.”

DAVIDE
“Perché ti veniva benissimo. Adesso bono, lasciati servire. Dopo arriva Beatrice, una bionda con cui ho una bella situa, e porterà una amica... e se le facessimo uno scherzo? Dai, dimmi che in questo non sei cambiato. L’occasione è perfetta.”

EMANUELE
“Oddio, l’avevo finita con gli scherzi. Sempre idee del cavolo. Ma adesso che hai in testa?”

Davide armeggia sulla torta e con cura le toglie il bordo di cartone.

DAVIDE
“Piano...piano...occhio a non rovinarla...eeeeeccola! -alza l’anello di cartone bianco della torta-. Dai Emanuele mettila intorno al collo!”

EMANUELE
“Cooosa?”

DAVIDE
“Dai dai, così che esce dal tuo maglioncino sembrerai un prete! (sistemandogli il collare bianco sul collo che spunta dal maglioncino nero) Fai finta di essere un prete come ai vecchi tempi! Sarai irresistibile, ci divertiremo un sacco.”

EMANUELE (sconcertato)
“Ma io......”

DAVIDE
“Che ti costa?...fai finta che sei appena tornato dall’Amazz... (Plin! Plon! Suona il campanello) Sono loro! Mi raccomando, reggimi il gioco! Ho detto che eri una persona importante. Vado ad aprire!”

Davide va alla porta. Mdp su un imbarazzato Emanuele che sente Davide aprire la porta ed esclamare “Ragazze! Vi aspettavamo, entrate!”. Il volto di Emanuele si illumina quando le vede e sorride.







(interno casa, tutti e 4: Davide Emanuele Beatrice e Stefania)


Cdp su Beatrice e Stefania. Beatrice frizzante nel suo tubino nero coperto da uno spolverino bianco, Stefana timida e in minigonna.

BEATRICE
“Eccoci qua! Guardate cosa vi ho portato.”

Fa un gesto e indica Stefania. Cdp squadra Stefania ben truccata e in tacchi a spillo, che cerca imbarazzata di tirarsi giù la minigonna.

DAVIDE
“Beatrice! Stefania! Entrate! Faccio io gli onori di casa. Mettetevi comode, dai che vi presento il mio amico….ma.. (stupito) Stefania! Ma che bella che sei! Non ti riconoscevo!”

STEFANIA timidamente
”Buonaseeera”

DAVIDE
“(guarda Emanuele indicando Stefania) Emanuele, guarda che capolavoro! Sembra la Madonna di Raffaello. (si volta verso Beatrice) Bea, ma come hai fatto?”

BEATRICE la prende sotto il braccio ed entrano entrambe in casa
“Vieni Stefania! Ragazzi guai a chi me la tocca! Stefania l’ho truccata io! Questa ragazza mi apre il cuore!”

DAVIDE
“Entrate. Vi presento il mio amico Emanuele, è appena arrivato dall’Amazzonia in Brasile! Salutatelo, occhio che è importante.”

BEATRICE dandogli la mano
“Ciao Emanuele! Finalmente ci vediamo, Davide mi ha raccontato di quanto eravate amici.”

STEFANIA stupita vedendo il collare bianco
“Ohhhh...”

EMANUELE cerca di schernirsi. Davide e lui si guardano, Davide lo ammonisce sbarrando gli occhi aperti
“Ma ...buonasera a tutte. Sia lodato Gesù Cristo.”

BEATRICE levandosi lo spolverino, guarda Davide e mentre lo attacca all’attaccapanni gli sussurra sottovoce “Ma è un prete?”, Davide sorride sornione. Intanto Stefania ed Emanuele si guardano. A Stefania trema il labbro dall’emozione

STEFANIA
“Reverendo… (si inchina) oh mi perdoni se mi presento così, non sapevo...”

EMANUELE
“No no comoda. Non si preoccupi. E’ una festa, stasera celebriamo in letizia.”

STEFANIA cercando di baciare la mano ad Emanuele che si ritrae
“Sempre sia lodato”

Davide soffoca una risata, Beatrice lo guarda. Davide le dice sottovoce.

DAVIDE
E’ tutto un teatro, non è un prete

BEATRICE sottovoce
Stronzo!”

DAVIDE se la ride cercando di non farsi vedere
Hiihihi

Intanto vanno tutti in salotto. Beatice vede la torta sul tavolo.

BEATRICE
“Ma qui manca….”

Guarda il collo di Emanuele, circondato dal cartone bianco, e poi Davide che fa finta di niente e dice ad alta voce:

DAVIDE
“Ragazzi, voi due mettetevi comodi e chiacchierate, che io e Beatrice intanto finiamo di apparecchiare. Stefania dai, siediti. Dammi una manozza, biondassa mia.”

Stefania ed Emanuele si sono seduti sul divano in salotto e si mettono a chiacchierare.

STEFANIA che cerca di nascondere la sua emozione parlando con un tono alto e gesticolando troppo
“Don Emanuele, io frequento sempre la mia Parrocchia! L’anno scorso ho pure passato le vacanze nel monastero di Camaldoli per un percorso spirituale!”

EMANUELE con fare bonario
“Brava brava”

STEFANIA
“E sopra il mio letto ho appeso la immagine della Madonna Nera di Loreto, è la più vera per me (mostra immaginetta)”

EMANUELE
“Brava Stefania, ma non c’è bisogno di dimostrare nulla. Si vede subito che lei è una donna devota.”

Stefania sorride timidamente ma con gioia

La mdp si sposta su Davide e Beatrice che finiscono di apparecchiare poco distanti e parlottano sottovoce.
DAVIDE
“Allora. Che ne dici?”

BEATRICE
“Che sei cattivo, quella ragazza è timidissima. Vestirla così è stata una fatica e tu me l’hai messa subito in imbarazzo.”

DAVIDE accendendo la candela
“Ma no, non mi hai capito. E’ che voglio dare una scossa a quella ragazza.”

BEATRICE
“Così? Non so se è il modo giusto. Appoggiala lì la candela. Ma lo sai che quella minigonna l’ho cucita io? Manco un vestito decente aveva. E non ti dico per trovare le scarpe, non le indossava da anni.”

DAVIDE
“Ma dai? Allora avevo indovinato, è tutta casa e chiesa! Non so perché ma penso che per Emanuele vada benissimo. Comunque non sapevo ce ne fossero ancora.”

BEATRICE
“Uf non hai idea, è pieno. Solo nel mio ufficio ce ne sono due. Aspetta che accendo altre candele, qui per l’atmosfera ce ne vogliono altre.”

DAVIDE
“Sono sul ripiano. Son contento che almeno tu hai buon gusto.”

BEATRICE prende altre candele, le accende e le mette in tavola, dice sempre sottovoce
“Eccole qua. Stefania mi ha raccontato che da quando son morti i suoi...”

DAVIDE
“Ah sì l’avevo sentito l’anno scorso.”

BEATRICE
“...Sta sempre chiusa in casa.”

DAVIDE
“Dai, dai Beatrice, che stiamo facendo un’opera buona. Anche Emanuele è single.”

BEATRICE
“Veramente? Un così bel ragazzo? Strano. Però l’hai bruciato vestendolo da prete.”

DAVIDE
“Questo lo dici tu. Guardali (la mdp inquadra i due che parlano fittamente sorridendosi sul divano), non ti sembrano una coppia perfetta? Guarda come si parlano bene.”

BEATRICE
“Mi sembrano molto simili.”

DAVIDE
“E’ quello che intendevo! Dai cerchiamo di coinvolgerli un po’, di smuoverli, scommettiamo che prima di finire la serata si... toccheranno?” (Davide unisce pollice e indice)

BEATRICE
“Volentieri. Sfida accettata.”

Davide si dirige verso l’armadio dove c’è lo stereo. Armeggia un po’ poi si rivolge ad alta voce ad Emanuele
DAVIDE
“Beccati questa Manu, tre la ricordi? Intanto che aspettiamo l’arrosto con le patatine io e Beatrice balliamo un po’. Dopo venite anche voi!”

Parte “Oh oh oh!” di Faust’o e Davide si mette a ballare sul tappeto.
Mdp su Beatrice prende una mela dalla fruttiera in centrotavola e raggiunge ondeggiando Davide in mezzo al salotto che le fa segno con le dita di avvicinarsi.
Mdp su Davide e Beatrice fanno gli scemi con la mela, lei la struscia sul corpo, fa finta di morderla, lei e Davide se la dividono nello stesso momento.

DAVIDE rivolto a Stefania ed Emanuele
“Dai, venite a ballare. Emanuele, cerca di convincerla!”

EMANUELE rivolto a Stefania con tono dolce
“Andiamo, anche nostro signore Gesù Cristo partecipava alle feste. E’ lecito divertirsi, non c’è nulla di male, anzi.”

STEFANIA
“Ma io non so ballare...”

EMANUELE
“Senza paura Stefania, senza paura….”

La prende per mano, si alzano dal divano, Stefania lo segue docile sul tappeto, dove intanto Davide e Beatrice ballano sempre divertiti.
La musica continua. Stefania ed Emanuele ballano senza toccarsi e intanto si guardano. Emanuele sorride, Stefania lo guarda a bocca socchiusa. La mdp ruota intorno a loro.

(sottotitoli)
Noi due in vista di un week-end
Senza sorriso assomigli un po’ a me
Dio mio con te a vedere un film
vorrei venire ma non riderei mai

Emanuele e Stefania timidi si guardano negli occhi. Sono visibilmente attratti l’uno dell’altro.
Mdp su Davide che li nota e vorrebbe intervenire ma Beatrice lo ferma.

BEATRICE sottovoce
“Zitto. Non rovinare. Non vedi che si stanno innamorando?”

La musica continua, Emanuele e Stefania continuano a guardarsi. Ad un certo punto Stefania inciampa sul tappeto che si arrotola come un serpente, un tacco le si rompe e lei oscilla e fa per cadere per terra.

STEFANIA
“Ahh!”

Emanuele si protende verso di lei

EMANUELE
“Stefania!”

STEFANIA
“La caviglia!”

Emanuele riesce ad afferrarla prima che cada, la prende tra le braccia e la porta sul divano. Lei ha gli occhi chiusi.

BEATRICE si avvicina mentre Davide va a spegnere la musica.
“Stefania, che è successo?”

STEFANIA
“Che male, che male...”

EMANUELE
“Niente niente, è che ha inciampato, il tappeto si è arrotolato come un serpente, il tacco si è rotto e si è fatta male alla caviglia. Non c’è da preoccuparsi.”

Emanuele distende Stefania sul divano, gentilmente le mette un cuscino sotto la testa e le prende la mano sedendosi accanto a lei.
Mdp su Davide che raccoglie il tacco rotto per terra e lo fa vedere a tutti.

BEATRICE apprensiva
“Si è slogata la caviglia? La portiamo al Pronto Soccorso?”

EMANUELE
“No (tocca la caviglia, Stefania gemea), non credo. Ho lavorato per anni nelle ambulanze, non è slogata solo una distorsione. Però le farà male per qualche giorno. Domani la porto dal medico. Probabile dovrà stare a riposo.”

BEATRICE
“Davide, spegni le luci per favore. Poi vai a prendere una coperta, hai un antidolorifico?”

DAVIDE
“Subito. Adesso vedo per la pasticca, ne ho qualcuna in bagno. Lascio le candele accese.”

La mdp inquadra le candele sul tavolo, quando si spengono le luci artificiali rimane solo la loro luce tremolante in penombra.
La mdp poi inquadra Davide che prima di uscire dalla stanza dice

DAVIDE
“Vado a prendere il tutto.”

EMANUELE
“Grazie”, poi guarda Stefania e Beatrice

Torna Davide portando coperta e pasticca, Beatrice fa segno di dargliele

DAVIDE
“La pasticca è una di quelle forti. Toglie il dolore, ma le potrebbe dare un po’ di sonnolenza.”

BEATRICE
“Sì sì ok, prendi un bicchier d’acqua, per favore.”

Intanto Beatrice appoggia la coperta su Stefania e le toglie entrambe le scarpe.

BEATRICE
“Tutto bene Stefania? Ti fa tanto male?”

Stefania fa sì con la testa ad occhi chiusi. Intanto Davide è tornato con l’acqua, Beatrice prende il bicchiere e si rivolge a Stefania

BEATRICE
“Su Stefania, bevi, solo un sorso per la medicina.”

Stefania alza la testa e prende la pasticca. Beatrice la guarda finché non è sicura che l’ha ingoiata. Poi si alza e si rivolge a Davide.

BEATRICE
“Davide, andiamo di là adesso. Lasciamola riposare. (a Stefania) Ti lasciamo tranquilla con ...Emanuele, dopo torniamo.”

Beatrice e Davide se ne vanno.
Mdp su Stefania che nella penombra si copre gli occhi con la mano. L’altra gliela tiene Emanuele, seduto ai bordi del divano.

STEFANIA
“Che vergogna.”

EMANUELE
“Ma no, e di che? L’importante è che adesso stai bene.”

STEFANIA
“Sono imbarazzatissima, ero così goffa. Vorrei essere morta. Perché non sono morta?”

EMANUELE
“Per così poco? Che esagerata. E poi questo non si dice, Stefania. Solo Dio può disporre di noi.”

STEFANIA
“Di solito sono forte ma da quando sono morti i miei non me ne va bene una. Ho fatto una vita da reclusa. E’ la prima festa dopo...dopo un anno e ho rovinato tutto. Tutto. Non dovevo...”

EMANUELE
“Non dovevi cosa?”

STEFANIA
“Venire qui. Lo sapevo che mi succedeva qualcosa, me lo sentivo che dovevo restare a casa.”

EMANUELE
“Avresti fatto male… E poi io, non ti avrei conosciuta.”

STEFANIA aprendo gli occhi e guardandolo
“Davvero?”

EMANUELE tranquillo
“Sì, c’è un tempo per tutto, anche per l’allegria. Il primo miracolo di Gesù lo ha compiuto durante le nozze, trasformando l’acqua in vino. Lui voleva che la festa andasse avanti, che si continuasse a ridere e scherzare.”

STEFANIA
“Non ho mai visto Gesù ridere, è sempre sofferente.”

EMANUELE
“Lui ci vuole felici, Stefania. Basta tormentarsi, Stefania.”

STEFANIA
“Oh Don..”

EMANUELE
“Solo Emanuele. (stringendole più forte la mano) E adesso riposati, non è niente di preoccupante, starò qui vicino a te. Non ti succederà più nulla, nulla.”

STEFANIA chiudendo gli occhi
“Grazie, ho molto sonno. Di solito vado a dormire presto. Adesso dormirò un po’.”

Mdp su Beatrice e Davide che li guardano affacciati dalla porta del salotto.
Mdp su Stefania che si è addormentata, mentre Emanuele le tiene la mano.
Mdp su Davide che fa dei gesti interrogativi a Emanuele. Con le mani chiede “Si è addormentata?
Mdp su Emanuele che annuisce e poi sistema la mano di Stefania baciandola, poi si alza dal divano e tutti e tre senza fare rumore si siedono a tavola a chiacchierare sottovoce. Penombra, l’unica luce che brilla sono le candele. C’è ancora la torta sul tavolo.

DAVIDE sottovoce, tutti parlano sottovoce
“Come sta adesso?”

EMANUELE
“Bene si sta riposando, era solo un po’ emozionata e le fa male la caviglia. Adesso dorme.”

DAVIDE
“Solo una distorsione, meno male.“

BEATRICE seria
“Avete esagerato con lei.”

DAVIDE
“Dai Beatrice, non è più una bambina.”

BEATRICE rivolta a Emanuele
“Senti Emanuele, Davide prima mi ha raccontato tutto. Tu….tu non sei un prete (gli sfila il collarino di cartone)”

EMANUELE tranquillo la lascia fare
“Grazie, mi stava stretto. E’ vero, l’abito non fa il monaco ma Dio segue strade misteriose.”

BEATRICE e DAVIDE perplessi
“Ma.. in che senso?”

EMANUELE
“Io non ne sarei così sicuro che non sono un sacerdote (da un taschino interno estrae il vero colletto bianco che si mette, insieme alla spillina di un crocefisso sul maglione nero). Ho preso i voti due anni fa in Umbria, adesso reggo una piccola diocesi in Toscana.”

DAVIDE stupito
“Cosa? Perché non mi hai detto niente?”

BEATRICE sottovoce
“Che figlio di buona donna...”

EMANUELE
“Aspettate, le cose non sono così semplici. In realtà qualche mese fa sono stato sospeso at divinis.”

DAVIDE
“E che vuol dire?”

BEATRICE
“Che ha combinato qualche casino.”

EMANUELE
“...Con una parrocchiana sposata. (chiudendo gli occhi, abbassa il capo, qualche attimo di silenzio) Che Dio mi perdoni. Ho ceduto alla tentazione. Sono un peccatore, sono solo un peccatore (riaprendoli, Davide e Beatrice lo guardano muti). E’ scoppiato uno scandalo che è arrivato alle orecchie del Vescovo. Prima di spedirmi lontano, sono ritornato dai miei per un po’. L’amore...la lussuria è amica del Demonio”

BEATRICE
“Guarda Emanuele che l’amore non è mai un errore, lo è innamorarsi delle persone sbagliate.”

DAVIDE
“E’ vero. Beatrice ha ragione, io ti conosco Emanuele, forse la tua vocazione non era abbastanza forte e poi tu sei sempre stato un tipo sin troppo onesto. Erano ...le circostanze ad essere sbagliate, non l’amore.”

EMANUELE
“Ho peccato, devo espiare. Voi non capite. Non sum dignus.”

DAVIDE
“Tu sei una bella persona Emanuele, lo sei sempre stato, è facile innamorarsi di te.”

BEATRICE
“Pensa a Stefania, lei ti vuole già bene. Non può essere un caso. Vi ho guardato prima mentre ballavate, tu puoi essere l’uomo per lei. E lei diventare la donna per te.”

EMANUELE meditabondo
“La donna per me...Tutto è amore… Sapete una cosa? Forse venire qui stasera per me è stato più utile di cento prediche. Strano perché non mi aspettavo niente. Poi prima mentre ballavo con lei (indica Stefania) ho capito un lato importante di me..”

DAVIDE taglia la torta
“E io voglio sentirlo. Intanto prendo una fettina di torta. Tu spara.”

EMANUELE
“Quasi una banalità. Voglio amare questa donna, voglio amarla veramente, dividere la mia vita con lei. Quanto vorrei formare una famiglia. Sapete che a volte sogno una mia famiglia? Voglio la vita, la vita vera! E ci riuscirò (si volta a vedere Stefania che dorme), non voglio più stare solo.”

BEATRICE
Dovrai ricominciare da zero.”

DAVIDE
Bel casino, amico. Però ti invidio, è bellissimo ricominciare.”

EMANUELE
Non importa, non si può essere puniti per una cosa così bella.”

DAVIDE
E io ti aiuterò. Ma, aspetta un attimo, se i tuoi capi ti dicessero “Va bene, stai pure con una donna, basta che non te ne vai”, tu che faresti?” (intanto Beatrice con un cucchiaino gli prende un pezzetto della sua torta)

EMANUELE
Uh! Me l’hanno già fatto questo discorso. Non sai quante volte. Ma io voglio essere onesto e vivere con lei alla luce del sole. Basta nascondersi. Non posso nascondere chi amo più al mondo, io non sono così.”

DAVIDE
Questo! E’ questo l’Emanuele che conoscevo. Bea, che ne pensi?”

BEATRICE portandosi il cucchiaino alle labbra
Che Emanuele sta preferendo l’amore di una donna a quello di Dio. Come donna io ne sarei molto lusingata.”

EMANUELE riflettendo guardando la luce di una candela
Beatrice ha ragione, è questo il peccato originale, mica la sciocchezza della mela. Invece di Dio... amare una donna. Anzi, è quello vero, quello grande, quello imperdonabile, che ti fa uscire da quello che credevi il Paradiso. Invece di Dio, Adamo ha preferito amare una donna.“

BEATRICE
Un peccato d’amore.”

EMANUELE
Certo, dovendo scegliere tra il paradiso ed Eva, ha scelto lei. E io adesso mi sento così, come lui non tornerò indietro, non ha senso. Sarà quel che sarà. Grazie Davide, dovevo venire qui per scoprirlo. (Alza gli occhi, guarda Davide e Beatrice) E a voi due voglio dire una cosa.”

DAVIDE
Dicci.”

EMANUELE
Voi è tutta la sera che osservate me e Stefania, è inutile che dite di no. Ma io ho osservato voi. E voi due vi amate veramente, è innegabile. Non vi lega un sentimento banale, avete la stessa fiamma dello Spirito negli occhi. Questa sera l’amore è sceso nella casa anche per voi. Siamo tutti in amore.”

Davide e Beatrice si guardano e si stringono la mano sul tavolo.

EMANUELE
Davide, questa donna ti ama intensamente, non fartela scappare. E sposatevi presto.”

DAVIDE
Farò il possibile. (si volta verso Beatrice) Ti amo. Beatrice sei d’accordo? Ti amo.”

Beatrice lo guarda in silenzio e gli dà una carezza, mentre con l’altra mano si asciuga gli occhi. Poi lo prende per la nuca e lo stringe verso le sue labbra. Mentre Davide e Beatrice si baciano, intanto Emanuele si alza e va verso Stefania che riposa sul divano.
Mdp su Emanuele, che si siede accanto a lei, piano per non disturbarne il sonno, le stringe la mano e parla dolcemente.

EMANUELE
Stefania, tesoro. Grazie, grazie. Sono ritornato nuovo, mi sento appena nato, come se avessi appena aperto gli occhi. Come è bello il mondo. Staremo insieme per sempre. Sei tu il mio per sempre.”

Stefania sorride nel sonno.
(Pretenders – Forever young)
Titoli di coda

Fine