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giovedì 27 aprile 2017

LA MALATTIA DEL PENSARE

Parlando degli uomini bianchi, un polinesiano rivelò con stupore che nelle belle giornate notava gli uomini bianchi pensare “Oh che bella giornata! Che sole splendido!”. Ma per lui questo era sbagliato, sbagliatissimo. Perché quando il sole splendeva era meglio non pensare affatto ma distendere il corpo alla sua luce, accoglierne il calore non solo con la testa ma con tutto il corpo. L’uomo bianco pensava in continuazione, concludeva sconsolato, pensare per lui era diventata una necessità, quasi un obbligo. Certo questo aveva una qualche utilità ma gli bloccava il sentire. Cosa accadrà domani? Cosa pensa di me il Grande Spirito? Cosa ci sarà dietro la montagna? Quando andava nelle case degli uomini bianchi notava con orrore sempre dei busti, come se la testa fosse l’unica parte che contava. E il resto del corpo?

Anni fa girava al Liceo una definizione scherzosa. “dicesi sega mentale qualunque pensiero che non si trasforma in azione”. E che il “pensare troppo” sia diventata una malattia non è tipico solo dei deliri, delle ossessioni, delle paranoie etc. Lo notiamo anche in noi. Nella meditazione Yoga per esempio uno degli esercizi iniziali è proprio il “non pensare”. Difficilissimo!

Guarire da questa malattia non è facile, ma forse ha i suoi vantaggi. Tanta gente durante il viaggio scruta in continuazione Google Maps invece di godersi il panorama, dando solo una occhiata distratta al mondo che li circonda. Si preoccupa invece di godersi la vita. “Uno spirito che tanto ci tormenta è un demone e non capisco perché dovrei amarlo tanto”.


Beh, provate a spiegarlo voi a quel selvaggio.


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