LA MALATTIA DEL PENSARE
Parlando degli uomini bianchi, un polinesiano rivelò con
stupore che nelle belle giornate notava gli uomini bianchi pensare “Oh che
bella giornata! Che sole splendido!”. Ma per lui questo era sbagliato,
sbagliatissimo. Perché quando il sole splendeva era meglio non pensare affatto
ma distendere il corpo alla sua luce, accoglierne il calore non solo con la
testa ma con tutto il corpo. L’uomo bianco pensava in continuazione, concludeva
sconsolato, pensare per lui era diventata una necessità, quasi un obbligo.
Certo questo aveva una qualche utilità ma gli bloccava il sentire. Cosa accadrà
domani? Cosa pensa di me il Grande Spirito? Cosa ci sarà dietro la montagna? Quando
andava nelle case degli uomini bianchi notava con orrore sempre dei busti, come
se la testa fosse l’unica parte che contava. E il resto del corpo?
Anni fa girava al Liceo una definizione scherzosa. “dicesi
sega mentale qualunque pensiero che non si trasforma in azione”. E che il “pensare
troppo” sia diventata una malattia non è tipico solo dei deliri, delle
ossessioni, delle paranoie etc. Lo notiamo anche in noi. Nella meditazione Yoga
per esempio uno degli esercizi iniziali è proprio il “non pensare”. Difficilissimo!
Guarire da questa malattia non è facile, ma forse ha i suoi
vantaggi. Tanta gente durante il viaggio scruta in continuazione Google Maps
invece di godersi il panorama, dando solo una occhiata distratta al mondo che
li circonda. Si preoccupa invece di godersi la vita. “Uno spirito che tanto ci
tormenta è un demone e non capisco perché dovrei amarlo tanto”.
Beh, provate a spiegarlo voi a quel selvaggio.
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