Visualizzazioni totali

martedì 11 aprile 2017

ANTONINE ARTAUD

Il sogno è sempre personale, introverso. Il sogno di ognuno di noi è una faccenda così intima…. Ma ecco che nel teatro accade il miracolo: si trasforma il sogno personale in un sogno comune, condiviso, in cui la vita si esprime nel suo aspetto universale. Quando andiamo a teatro ci disponiamo a sognare insieme agli altri, pubblico e attori. E sognare insieme è bellissimo. Produce un effetto profondo, potente,  terapeutico. “Catarsi” la chiamava Aristotele. “Che bel film, ho pianto tanto”, diceva mia nonna.

Antonine Artaud, il grande attore e drammaturgo francese del secolo scorso, aveva ben capito questo valore immenso e terapeutico del teatro. “Il pensiero mi abbandona a tutti i livelli” e perciò elaborò il rivoluzionario Teatro della Crudeltà. Voleva denunciare una società dalla “coscienza malata” e per questo i suoi spettacoli erano per l’epoca un vero colpo allo stomaco, in cui sognare la genialità. Un autentico “artista maledetto” e non è un caso che fosse appassionato di Van Gogh.

Dipendente dal peyote e dall’oppio, considerato pazzo, venne internato per nove anni in manicomio dove subì più di 50 elettroshock  ma anche lì dentro non rinunciava a sperimentare gli effetti evocativi della parola (anche solo disegnata) e continuamente inventava e dipingeva suoni magici e forsennati. Morì solo, dopo una dose letale del farmaco chloral, ma non è stato dimenticato. Chi vuole provare un nuovo sogno, prima o poi passa da lui.



Nessun commento:

Posta un commento