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giovedì 23 maggio 2024

MA CHE SUCCEDEVA AD UNA PERSONA CON LA SINDROME DI UN ASPERGER NEL MEDIOEVO?

Questa domanda è un tipico segno dei tempi moderni, in cui la "diversità" non è percepita come un disvalore. Oggi essere mancino, avere i capelli rossi, essere omosessuale, malato, ateo, divorziato, donna, straniero, con l'Asperger, anziano, disabile, povero, disoccupato etc può essere un valore aggiunto ma in genere è ininfluente nel valutare una persona. Capiamo che il suo vero nucleo sta altrove e che non ci sono formulette.

Siamo talmente abituati a pensarla così nel 2024 che è difficile per noi immaginare un mondo in cui la diversità era AUTOMATICAMENTE un disvalore. La pressione sociale, religiosa, culturale era fortissima: o ti adeguavi al 100% o eri fuori. Oggi essere tolleranti e "inclusivi" è un valore, ieri no e in molte parti del mondo ahimè è ancora così mi dicono; lunga è la strada verso un mondo per tutti.

In un certo senso, non fraintendete, avevano ragione ad essere così selettivi: la lotta per la sopravvivenza fisica era talmente dura che non ci si poteva permettere il "lusso" di una stranezza. Per cui se un ragazzo o una ragazza sofferente di Asperger voleva letteralmente sopravvivere doveva allontanarsi dalla società e isolarsi ancora di più.

Oggi la scelta di fare la monaca di clausura, dello stilita su una colonna o dell'eremita tra le montagne ha poco senso, ma allora era l'unico modo per vivere. Quanto dolore, quanta solitudine poveri ragazzi e ragazze.

(Cancello che delimitava la clausura in un antico monastero)

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