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martedì 7 novembre 2023

IL CROCEFISSO IN CLASSE, SI' O NO?

Ho una storia a proposito.

Dopo sei anni passati a studiare dai preti Salesiani Don Bosco, convinsi i miei genitori a farmi studiare gli ultimi due anni del liceo al "Giovanni Berchet" di Milano. Liceo pubblico ed eravamo nei ruggenti e politicizzati anni '70. Ogni giorno si faceva una assemblea e io, inebriato dalla novità, mi ricordo che nei primi tempi partecipavo a tutte (contate che dai Salesiani in 6 anni c'erano state solo due assemblee, quando avevano rapito e poi ucciso Moro).

Che fermento! Che discussioni! Quanta politica! Erano ragazzi e ragazze che volevano cambiare il mondo con il loro entusiasmo, cosa c'è di più bello? Io ascoltavo e assorbivo tutto, che tempi. Avevo 16 anni e la testa piena di sogni.

Un giorno però in classe venne fuori la storia del crocefisso. Come in tutte le classi italiane c'era un piccolo crocefisso appoggiato alla parete. Io non ci facevo più caso ma ad altri studenti dava fastidio. Una mattina, salendo su due banchi impilati, uno di loro lo staccò dal muro con grande giubilo di tutti.

Io fui l'unico a protestare. A parte che lo trovavo irrispettoso (dopo 6 anni dai preti capirai, "ti hanno rovinato per sempre, Tartaro!"), ma non faceva male a nessuno e poi era di conforto a quelli che ci credevano come me, all'epoca ancora molto credente. Non sapevo nulla di Patti Lateranensi, laicità della Costituzione, storia della Chiesa e via studiando. Per me era ovvio.

E' da una vita che vedevo il crocefisso appeso sulla lavagna, manco ci pensavo, faceva parte dell'arredamento. Ho vissuto sin da piccolo in un paese cattolico e alle elementari, tanto per dire, all'inizio della giornata la maestra ci faceva dire sempre la preghierina.

Quel giorno in classe però scoppiò un putiferio, a momenti si scatenava una guerra di religione con me e alcune ragazze timide da una parte, gli "arrabbiati" dall'altra e la maggioranza silenziosa che guardava. Alla fine fu la Prof di Fisica a trovare un compromesso: il crocefisso si sarebbe levato dal muro ma ognuno, se ci credeva, se lo poteva portare al collo o raffigurato sugli abiti.

Lo so che detta così fa un poco ridere, ma erano anni particolari. Io comunque non avevo nessuna voglia di diventare un martire, come si aspettavano molti dietro che mi spingevano, ma in quei giorni bastava poco. "Meno male che non ci sono più i leoni al Colosseo", mi dicevo.

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