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venerdì 17 novembre 2023

ESSERE APATICI E' BENE O MALE?

C'è un famoso romanzo russo che a modo suo risponde a questo: OBLOMOV di Goncarov del 1859. Lo lessi da ragazzino e ricordo che mi divertii molto a leggere le "avventure" di questo aristocratico russo, le cui giornate erano caratterizzate da una indolenza incredibile in cui passava dal letto al divano e viceversa.

"Era questi un uomo di trentadue-trentatré anni, di media statura, di aspetto piacevole, con occhi grigio-scuri, ma nei tratti del volto privo di qualsiasi idea determinata, di qualsiasi concentrazione. Il pensiero passeggiava come un libero uccello sul suo viso, svolazzava negli occhi, si posava sulle labbra semiaperte, si nascondeva nelle rughe della fronte, poi scompariva, e allora su tutto il volto si accendeva l'uniforme colore dell'indifferenza."

Oblomov non faceva nulla. Ma proprio niente di niente, era il massimo della pigrizia. Non rimproverava nemmeno il domestico per cui aveva la casa impolverata e piena di ragnatele. Campava di una piccola rendita che si assottigliava anno dopo anno. Naturalmente la tenuta andava a rotoli, i contadini lo imbrogliavano, gli amministratori se ne fregavano, le ragazze lo deridevano.

Cosa lo avrebbe salvato? Un vecchio amico, Stolz, che cercando di scuoterlo dal suo torpore lo farà innamorare (gli affetti sono analizzati veramente in maniera molto fine, i russi nel descrivere i sentimenti sono bravissimi). Oblomov rimarrà in ogni caso sempre lui, un uomo tutto sommato appagato di vivere al minimo.

Se la mole del romanzo vi spaventa, avendo più di 400 pagine, potete sempre vedere il film del 1980 di Michalkov, in due ore ve la cavate. Del resto oggi viviamo in temp opposti, in cui la velocità è un pregio, una pigrizia come quella di Oblomov è vista male, bisogna sempre essere attivi, correre, produrre altrimenti sei un "fallito".

Eppure ho avuto amici come Oblomov e sempre ho notato una cosa. Non erano cattivi, semplicemente volevano starsene per i fatti loro. Non gli fregava nulla del successo nel mondo, di Internet, di apparire, di realizzarsi. La loro massima aspirazione era vivere in estatica contemplazione, magari fumandosi una sigaretta e osservando le volute del fumo per aria, senza fare del male a nessuno.

E devo ammettere che anch'io ho i miei momenti "oblomoviani" in cui semplicemente mi limito ad osservare apaticamente il mondo. Ogni tanto ho bisogno di staccare la spina, mi sento come lui, l'apatico nobilotto russo. E' un bene? E' un male? E' così.

"Si può imparare a vivere? Evita qualsiasi frenesia, lascia che i tuoi giudizi smascherino la stupidità. Ridi, ma senza fretta."

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